Trama |
Appena
condannato a scontare sette anni di prigione per spaccio di
stupefacenti, il giovane Monty (diminutivo di Montgomery Clift, attore
preferito della madre) Brogan ha ancora davanti a sé un giorno di
libertà prima di doversi consegnare alle Autorità. Monty è un
giovane affascinante che ha rinunciato ad impegnarsi nello studio per
diventare ricco come spacciatore, ma la condanna, di colpo, ha
cancellato tutte le sue aspirazioni. Nella New York mutilata delle
Twin Towers, prima di consegnarsi Monty vorrebbe passare un'ultima
notte con i suoi due amici d'infanzia: Frank, un affermato e in ascesa
brooker di Wall Street, e Jakob, che a differenza degli altri due non
è irlandese. E' ebreo e di famiglia facoltosa ma ha scelto di fare
l'insegnante vergognandosi della sua ricchezza. I tre trascorrono
tutta la notte insieme andando nella discoteca più trendy del
momento, insieme alla bellissima ragazza di Monty che sta cercando di
scoprire chi lo ha tradito. E' una notte triste per tutti e quattro ma
Monty ha bisogno dell'aiuto degli amici per essere in grado di
sopravvivere al carcere. |
Critica |
"Grande
ritorno per Spike Lee, cui ultimamente pesava un poco il ruolo di
regista ufficiale della causa 'black'. 'La 25a ora' è il suo miglior
film dai tempi di 'Clockers', 1995, che peraltro furono in pochi ad
apprezzare. (...) Come 'Clockers' e 'Fa' la cosa giusta', 'La 25a
ora', che si concede durezze inconsuete di questi tempi (sottolineate
da un finto e beffardo happy end), appartiene a questo filone. Con due
differenze importanti. La prima è il colore dei protagonisti, tutti
bianchi per una volta (con l'eccezione dell'amante del protagonista).
La seconda è la struttura narrativa, abbastanza precisa e insieme
ariosa per lasciare a tutti i personaggi e a New York, vera
protagonista del film, la possibilità di crescere, espandersi,
radicarsi con forza nella nostra immaginazione". (Fabio Ferzetti,
'Il Messaggero', 18 aprile 2003)
"Film ben fatto, bello, in certo modo anche terribile
nell'immagine che offre della città e dei suoi abitanti, degli Stati
Uniti e del presente, della nostra realtà; Edward Norton conferma
pienamente il suo carattere di giovane attore molto bravo".
(Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 18 aprile 2003)
"Pregi e difetti sono i soliti dell'autore, tanto che è ormai
difficile disgiungerli: felicità nel cogliere la cosa vista e
logorrea, folgorazione grottesca e divagazione superflua. Il
risultato, stavolta, sembra testimoniare una raggiunta maturità.
Anche perché Spike si è staccato dalla tematica razziale, ha capito
che neri e bianchi siamo ormai tutti sulla stessa barca". (Tullio
Kezich, 'Corriere della Sera', 19 aprile 2003)
"Il film non tirerebbe fuori tanta forza dolente, se non fosse
ambientato nella New York del dopo 11 settembre. Spike la osserva con
uno sguardo inquieto (c'è una scena di 'melting pot' che ne rivela
l'isteria collettiva), ma anche pieno di fedeltà e compianto; come
dimostrano l'inquadratura iniziale, con i raggi di luce al posto delle
due torri, e quelle - dall'alto - sull'immensa ferita di Ground Zero.
Il suo è il primo film visto veramente dall'interno della città
sotto shock". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 19 aprile 2003)
"Ci sono film che da soli danno senso a un'intera stagione
cinematografica. Arrivano al momento giusto e ci parlano del momento
ingiusto: quello che il presente consegna alla Storia. Lo fanno con
grande fede nelle capacità del cinema di raccontare il mondo
attraverso l'arte, e di mettere l'Arte contro il Mondo quando questi
si trasforma nel fantasma della sua storta Storia. La '25a ora' di
Spike Lee si assume questo compito. (...) 'La 25a ora' è l'ora che
non c'è. Questa è l'ora, dice Spike Lee in questo film, della
responsabilità etica, dell'assunzione di colpa. Le due colonne di
luce che si ergono al posto delle torri gemelle sono i fari
abbaglianti a cui l'occhio del presente non può sfuggire e l'America
pure, benché sembri farlo così bendata dalla sua stessa cecità".
(Dario Zonta, 'l'Unità', 18 aprile 2003)
"Il film ha un prologo che è quasi un cortometraggio, e rimanda
per densità e atmosfera al 'Falò della vanità' di Brian De Palma.
(...) In un fluire nottambulo, 'La 25a ora' ammalia e rilancia Spike
Lee in un cinema dalle grandi ambizioni artistico-produttive, dopo i
documentari ('The original king of comedy', 2000), i film-tv ('A Huey
P. Newton Story', 2001) e l'episodio anti-Bush nel collettivo 'Ten
minute older' (2002). La trama di azzurro elettrico permane allo
scadere della notte, e in una sequenza incantata il Ground Zero emerge
dall'alto della finestra del brocker, appartamento nella City, vista
sulle Torri. Le ruspe scavano sotto la luce dei riflettori e della
luna, e continuano quando lo sguardo umano non le inquadra più. La
città delle Twin Towers saluta l'uomo che pensava a una vita facile e
gli augura un buon ritorno, con il sorriso dei coreani, indiani,
africani, russi, ebrei, arabi, gialli, bianchi, neri.
Newyorkesi". (Mariuccia Ciotta, 'il Manifesto', 18 aprile 2003)
"Bellissima suite sull'addio diretta dal regista di 'Malcolm X',
equilibrata e struggente invocazione davanti alle macerie delle Twin
Towers di un moralista afroamericano moderno e coraggioso.(...) E' la
cronaca delle ultime 24 ore di libertà di un ex spacciatore (Edward
Norton nel grande ruolo della sua carriera) che, rientrato a fare una
vita normale, è stato tradito da qualcuno. Ora, con sette anni di
detenzione in giudicato, ha davanti a sé una consapevole esperienza
di sospensione e rivoluzione della sua vita. Niente può essere come
prima dopo l'11 settembre. Da vedere". (Silvio Danese, 'Il
giorno', 19 aprile 2003) |