Buz
Luhrmann, regista australiano, si mette sulla strada di un
genere glorioso e carico di onori come quello del 'musical'.
Dentro la cornice della Parigi di fine '800, si muovono,
adeguatamente collocati e miscelati, tutti gli ingredienti che
hanno costituito il periodo della 'belle epoque': il can can, le
ballerine, Toulouse Lautrec, l'assenzio, l'amore disperato,
amore e morte. La novità è che Luhrmann prende tutta questa
materia, già trattata in tanti film, e ne fa un cocktail
frullato negli ingredienti delle nuove tecnologie. Per quasi
un'ora la m.d.p. non smette di muoversi, sbanda, salta, insegue,
scappa, sale sui tetti, scende, sta addosso ai protagonisti. Lo
stile è quello irrefrenabile del videoclip. La confezione
dentro è impeccabile: vestiti, ambienti, suppellettili, finte
case, finti appartamenti: tutto risulta felicemente 'vero'.
Anche il melò, che prevede l'amore bello e impossibile vinto
solo dala morte, é perfettamente funzionale. Insomma lo
spettacolo, arricchito da musiche e canzoni originali, è ad
alto livello, ancorchè troppo lungo e un po' chiuso su se
stesso dalla ripetizione di un unico schema (l'amore proibito
che però non si rassegna) che si ripete troppe volte. Vicenda
elementare, spreco di emozioni, e film che, dal punto di vista
pastorale, è da valutare come accettabile, e nell'insieme
semplice.
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