IL CINECIRCOLO SANTA CHIARA
e

PINOCCHIO (/////)  
Genere:Fantastico
Regia: Roberto Benigni
Interpreti: Roberto Benigni (Pinocchio), Nicoletta Braschi (Fata Turchina), Mino Bellei (Medoro), Carlo Giuffré (Geppetto), Peppe Barra (Grillo Parlante), Franco Javarone (Mangiafuoco), Max Cavallari & Bruno Arena (il Gatto e la Volpe), Kim Rossi Stuart (Lucignolo), Corrado Pani (Giudice), Luis Molteni (Omino di burro), Alessandro Bergonzoni (direttore del circo).
Nazionalità:Italia
Distribuzione: Medusa Film
Anno di uscita: 2002
Orig.: Italia (2002)
Sogg. e scenegg.: Vincenzo Cerami e Roberto Benigni ispirati al libro "Pinocchio" di Carlo Collodi
Fotogr.(Scope/a colori): Dante Spinotti
Mus.: Nicola Piovani
Montagg.: Simona Paggi
Dur.: 108'
Produz.: Nicoletta Braschi.


Giudizio:

Accettabile/poetico***

Tematiche:

Avventura; Film per ragazzi; Letteratura;  


Soggetto:

 

Dopo aver messo a soqquadro le piccole strade del paese, un tronco si ferma davanti ad un portone. E' la modesta casa del falegname Geppetto che, superata la sorpresa, prende il tronco, comincia a lavorarlo e ne ricava un burattino cui dà il nome di Pinocchio. Appena comincia a muoversi, Pinocchio si dimostra sfrenato, vivacissimo, intrattabile. Il babbo vende la propria giacca per comprargli l'ABC per andare a scuola, ma Pinocchio lo cede in cambio di un biglietto per entrare nel teatro dei burattini. Mostrando all'aria aperta ben 5 zecchini, viene preso di mira dal Gatto e dalla Volpe che lo raggirano con la promessa di portarlo nel Paese dei Barbagianni dove i soldi crescono dalla terra. Catturato dalle guardie e condannato a cinque anni, in carcere incontra Lucignolo, con il quale fa amicizia. Uscito in seguito ad una amnistia, fa il proposito di diventare buono, riprova ad andare a scuola ma qui si accende una rissa e il ragazzo Eugenio muore colpito da una pietra. Tornato in galera, Pinocchio scappa, vorrebbe ubbidire ai moniti della Fata Turchina, ma vede di nuovo Lucignolo e si fa convincere ad andare con lui nel Paese dei Balocchi. Qui, finito il momento dei divertimenti, la mattina dopo i due si svegliano e si accorgono che stanno per trasformarsi in somari. Sfuggito dal circo, il ciuchino Pinocchio cade in acqua ed é mangiato dalla balena. Nel ventre del cetaceo ritrova il babbo Geppetto e gli promette che in futuro farà il bravo bambino. Allora si mette a lavorare, aiuta il padre a tornare in salute, infine riesce a diventare un ragazzo come gli altri con abiti adatti alla sua età. Eccolo di nuovo dirigersi verso la scuola. Il ragazzo entra, ma l'ombra di Pinocchio resta fuori, guarda e poi torna indietro.


Valutazione
Pastorale:

 

E' probabile che un po' di Pinocchio abbia sempre abitato nella finzione narrativa (nei film, negli spettacoli televisivi, in quelli teatrali) ideata e vissuta fino ad oggi da Roberto Benigni. Ma sottolineare che si tratta di un incontro annunciato rischia di togliere smalto alla novità della realizzazione: Pinocchio è uscito dalla penna di Carlo Collodi nel 1883, oltre cento anni prima di questa ulteriore versione in immagini, quando ormai il rapporto cinema/letteratura ha creato imprevedibili e spesso velleitari stravolgimenti della pagina scritta. Benigni evita di percorrere questa strada. La fiaba resta il punto centrale, il motore della vicenda, il suo polmone carico di ansie e di timori. La fiaba si rivolge ai più piccoli e deve sentirli vicini per mostrare loro tutti i pericoli che li aspettano nella vita. Pinocchio vuole dire al babbo che gli vuole tanto bene, ma capita qualcosa che lo attira di più, e allora sbaglia, viene ripreso, dice bugie, piange, promette di non cascarci più, combina un altro guaio, ricomincia. E' un viaggio di formazione, quello del burattino, attraverso le intemperie dell'esistenza e fino all'età più grande. Una favola senza tempo, che Benigni non cambia ma nemmeno piega a banali riferimenti contemporanei, anzi mantiene con decisione sul livello del sogno. La realizzazione ha momenti di alta forza visiva, il lavoro del compianto scenografo Danilo Donati crea uno scoppiettante caleidoscopio di colori, suoni, intrecci tra persone e oggetti. Il ritmo affabulante diventa la cronaca timida e commossa delle peripezie di un indifeso burattino pallido, ingenuo, stralunato. Il Pinocchio di Benigni non ha paura di mettere in primo piano i propri difetti più che i pregi, non si propone come un rifugio nella memoria di un tempo migliore ma come la voglia di recuperare il coraggio della fantasia. Sorretto dalle presenze di robusti attori di contorno, Benigni aderisce a Pinocchio e ne tira fuori la piccola verità che da lui proviene: la ricerca di affetti, la voglia di riscatto, il senso di una rinnovata armonia. Quello che arriva in chiusura non è il lieto fine col bene che vince sul male ma, di più, è la voglia di credere che possa essere davvero così. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come positivo, accettabile e poetico per il prevalere delle ragioni del cuore su quelle della mente.


 

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