IL CINECIRCOLO SANTA CHIARA
e

TICKET TO JERUSALEM (Ticket to Jerusalem)  
Genere:Drammatico
Regia: Rashid Masharawi
Interpreti: Ghassan Abbas (Jaber), Areen Omary (Sanah), George Ibraheen (Abu Anan), Najah Abu-Elheja.

Nazionalità:Palestina/Olanda
Distribuzione: Istituto Luce
Anno di uscita: 2003
Orig.: Palestina/Olanda (2002)
Sogg. e scenegg.: Rashid Masaharawi
Fotogr.(Panoramica/a colori): Baudouin Koenig
Mus.: Samir Jubran
Montagg.: Nestor Sanz e Jan Hendricks
Dur.: 90'
Produz.: Cinema Production Center (Palestina), Argus Film (Olanda).


Giudizio:

Accettabile/problematico/dibattiti

Tematiche:

Cinema nel cinema; Conflitti etnici; Politica-Società;  


Soggetto:

 

Jaber e Sanah, una coppia palestinese, vivono in un campo profughi nei pressi di Ramallah. Jaber ha un proiettore a 16 mm e, animato da grande passione, cerca di organizzare proiezioni itineranti in tutto il territorio circostante. Capita che venga fermato ai posti di blocco e rimandato indietro. Un giorno Rabab, una insegnante, lo convoca e gli chiede la sua disponibilità a mettere in piedi una proiezione nella parte vecchia di Gerusalemme. Jaber accetta ma sono necessari molti permessi. Superate le difficoltà, Jaber arriva sul posto per scegliere il luogo più adatto alla proiezione. Così conosce la madre di Rabab, una anziana signora che lo coinvolge nella difesa della sua casa dai coloni israeliani. Dopo aver sostituito una lampadina, Jaber sistema il proiettore che però all'improvviso si guasta di nuovo. Viene allora chiamato Kamal, il meccanico, che riesce a ripararlo. La proiezione ha finalmente luogo in un cortile. Jaber e Sanah, che avevano avuto contrasti e incomprensioni, ora sono di nuovo felici.


Valutazione
Pastorale:

 

Si tratta di un film di produzione palestinese (coproduzione per l'esattezza) che si propone soprattutto di dare conto all'esterno della situazione che vivono i residenti. I numerosi posti di blocco si pongono infatti come realtà quotidiana non eliminabile: una presenza che può condizionare e cambiare la giornata di una persona e che non si sa come affrontare. E' lo spaccato giornaliero di uno stato di fatto con cui si deve convivere. Lo spunto narrativo affidato alle peripezie del cinefilo Jaber smorza molto i toni di un possibile racconto di denuncia. Intorno al protagonista si snoda una piccola folla di figure minori ma non per questo meno interessanti. Come già successo in altre occasioni, anche qui proiezione significa occasione per ritrovarsi tutti insieme, e vedere il film vuol dire aprirsi in qualche modo al futuro. I ritmi sono lenti e pacati, quasi a distillare la tenacia nel perseguire idde di pace. Nell'insieme, puntando su semplicità e leggerezza, il film assume in pieno la causa palestinese ma senza acrimonia nè faziosità e, dal punto di vista pastorale, é da valutare come accettabile, problematico per i molti spunti che suggerisce, e adatto a dibattiti.


 

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