THE TERMINAL - id   a cura di Corrado Pirovine

Regia di Steven Spielberg. Con Tom Hanks, Catherine Zeta Jones, Stanley Tucci, Kumar Pallana.

Dopo Catch Me If You Can Steven Spielberg continua sull’onda di pellicole leggere prima di tornare agli attesissimi Blockbuster previsti nei prossimi due anni, La Guerra Dei Mondi (con Tom Cruise) e Indiana Jones 4. Terminal, come conferma lo stesso autore, è probabilmente il film più delicato da lui girato.

Viktor Navorsky (Hanks) è un cittadino della immaginaria repubblica della Krakhozia che, a causa di un colpo di stato nel suo paese si trova bloccato nell’aeroporto JFK di New York. Cavilli burocratici e il puntiglioso direttore Dixon (Tucci) faranno in modo che il suo soggiorno si prolunghi più del dovuto. Al JFK Victor farà la conoscenza di Amelia Warren (Zeta Jones) una hostess con problemi sentimentali, e di tre inservienti che diventeranno i suoi migliori amici.

Tratto da una storia vera, questo film evidenzia come l’ottusa burocrazia possa vincolare assurdamente la vita delle persone. Spielberg narra il tutto con la solita consueta pacatezza che lo contraddistingue, senza però scivolare in un happy ending che sarebbe troppo scontato. Dal punto di vista tecnico Terminal è impeccabile: i movimenti di camera sono fluidi e accattivanti e visivamente aiutati dalla straordinaria fotografia del fido Janusz Kaminsky maestro delle luci e dei riflessi. Memorabile in questo senso la scena della fontana (chi vedrà il film capirà) e l’esibizione al sax della leggenda Benny Golson. La sceneggiatura si snoda in maniera lineare (anche se forse troppo lentamente) e non mancano elementi e spunti interessanti (al di là dell’inghippo burocratico) come ad esempio il mistero del barattolo di arachidi che Navorsky custodisce gelosamente. A proposito degli attori, Hanks è come sempre molto bravo, dovendo per circa metà film interpretare un personaggio che può esprimersi solo a gesti, non conoscendo nulla della lingua americana mentre la bellissima Zeta Jones risulta convincente nella parte assegnatale; sopra le righe l’ottima interpretazione del caratterista Stanley Tucci, che si conferma uno degli attori più interessanti del momento, e l’esibizione del giocoliere indiano Kumar Pallana nei panni di Gupta, inserviente delle pulizie dell’aeroporto.

Se un difetto si deve trovare, questo risiede nell’eccessiva lentezza in alcune parti del film ma visti gli eventi narrati nella sceneggiatura non poteva essere altrimenti. Tutto sommato, un film di Spielberg è sempre un film di Spielberg e come tale va visto; le pellicole di questo regista infatti sono tra le poche che vanno consigliate a priori perché comunque garantiscono una serata di cinema propriamente detto.