BRIDGET JONES' DIARY - IL DIARIO DI BRIDGET JONES a cura di Corrado Pirovine

Regia di Sharon Maguire. Con Reneè Zellweger, Colin Firth, Hugh Grant, Jim Broadbent.

Arriva sui nostri grandi schermi il film tratto dal best seller omonimo di Helen Fielding, riveduto e corretto opportunamente, per meglio adattarsi ai cliché della commedia moderna. Apparentemente si tratta della solita commedia che vede protagonista uno Hugh Grant nel consueto ruolo di rubacuori: in realtà c'è qualcosa di diverso in questa opera prima molto divertente di Sharon Maguire. Ciò che cambia nettamente dai recenti successi hollywoodiani che trattano d'amore è il punto di vista dal quale viene esaminata la vicenda: protagonista è infatti una single trentenne, interpretata dalla dolce Reneè Zellweger, la quale, nei panni di Bridget, tiene un diario delle sue sfortunate avventure amorose. La sua vita scialba e triste viene sconvolta quando il suo capo Daniel (Hugh Grant) sembra innamorarsi di lei e quando i suoi genitori le presentano un amico di famiglia, Mark (Colin Firth): il nodo di Bridget è dunque la scelta tra l'affascinante ma arrogante Daniel e l'altezzoso ma sensibile Mark.

Come opera prima, per Sharon Maguire il compito non è arduo trattandosi di una commedia; la sua regia, standard e lineare, si concede però qualche zuccheroso e stucchevole passaggio soprattutto verso il finale. Sicuramente il cast a disposizione è di qualità molto elevata: Firth è un apprezzato attore di teatro, Grant non ha bisogno di presentazioni e la Zellweger è una delle ragazze più schiette che il cinema possa vantare, anche se talvolta si concede qualche smorfia di troppo: comunque, per quanto la riguarda, la sua interpretazione è in ogni caso da applaudire perchè per il film è ingrassata di ben 10 chili (pochi per De Niro, tanti e pesanti per una modella) ed ha imparato un fluente accento inglese visto che le vicissitudini si incentrano a Londra. Da segnalare la partecipazione di Jim Broadbent (propietario del Moulin Rouge nel film omonimo) e il cameo di Salman Rushdie, autore dei versetti satanici, attualmente condannato a morte in Iran.

In definitiva, se l'enorme successo del libro si fondava su una divertente introspezione psicologica della ragazza protagonista, il film si sofferma di più sulle vicende equivoche che avvolgono i vari personaggi, snaturando forse la magia del best seller della Fielding ma portando più volte il sorriso sulle labbra dello spettatore, sorriso che, in questi giorni, accettiamo molto volentieri. In attesa dunque, del secondo episodio con gli stessi protagonisti (il libro è già uscito), le avventure della pasticciona Bridget sanno far ridere e divertire anche se sembra mancare qualcosa per fare entrare la pellicola nell'olimpo delle più celebri commedie di cuore.