COLLATERAL - id. a cura di Corrado Pirovine

Regia di Michael Mann. Con Tom Cruise, Jamie Foxx, Jada Pinkett Smith, Mark Ruffalo, Bruce McGill, Irma P. Hall, Javier Bardem.

Dopo l’escursione di Ali, pellicola biografica ambientata nel passato, uno dei più grandi registi del momento, Michael Mann torna sul suo terreno con uno dei film più attesi della stagione. E lo fa nel migliore dei modi dando vita, e linfa, col suo stile, a due ore di grande cinema. Collateral non è un capolavoro ma un esercizio di stile ottimamente riuscito.

Max (Jamie Foxx) è un tassista con un sogno nel cassetto: comprarsi una limousine e trasformare il suo monotono lavoro in un piacere. Una notte, si troverà suo malgrado a trasportare due clienti che gli cambieranno radicalmente la vita: l’ affascinante avvocatessa Annie (Jada Pinkett Smith) e il misterioso Vincent (Tom Cruise) il quale lo costringerà a divenire suo malgrado complice di cinque delitti che deve portare a compimento, commissionati dal misterioso malavitoso Felix.

La regia e l’autorevole esperienza di un mostro sacro come Mann sono il vero punto di forza di questo film; l’ambientazione non è casuale, ma rientra negli schemi di un regista che ha fatto della notte la base di tutte le sue opere. Los Angeles è qui mostrata in tutta la sua maestosità, un tappeto di luci immenso in cui, come dice lo stesso Vincent, “un uomo può morire in metropolitana ed essere scoperto soltanto sei ore dopo”. In questo contesto fatto di buio, di luci notturne di “suoni e silenzi” che solo la notte può rendere udibili si muovono il killer e il tassista, forzatamente insieme. Le riprese dall’elicottero, in posizione verticale con strade e grattacieli che sembrano sfiorare dal basso lo spettatore sono peculiari del suo stile così come le scene in soggettiva zoomate sul centro dell’azione ed i primi piani intensi.
A suo agio in tale ambientazione Michael Mann riesce anche a sperimentare, tralasciando l’uso di luci artificiali e assorbendo quanto possibile dai soffusi chiarori baluginanti nelle tenebre della città degli angeli. Lo stesso Cruise, dapprima scettico per sua ammissione, sulla riuscita della pellicola ha lasciato fare rilassandosi e fornendo, come suo solito, una grande prova in un ruolo, quello del “cattivo” sul quale si spera sia riproposto al più presto. Jamie Foxx è invece una scoperta, perfetto nei panni della vittima che si scopre forte, a volte anche in modo autoironico. Per il resto del cast, a parte la bella Jada Pinkett Smith ci sono cammei: Irma P.Hall (Ladykillers) è l’anziana madre di Max, Mark Ruffalo è uno dei detective che indaga sugli omicidi, Javier Bardem è Felix, malavitoso deus ex machina e Bruce McGill, attore feticcio nonché fedelissimo di Mann (Ali, The Insider con il regista ma esordi lontani nel celebre telefilm MacGyver) è un agente FBI sulle tracce dello stesso Felix.

Ottima come sempre la colonna sonora, talvolta incalzante, spesso elegante, di gran classe, con brani latini, rock e pezzi di jazz comunque in grado di conferire una corposa atmosfera alle situazioni contingenti. Le musiche, coordinate dal maestro James Newton Howard (autore della bellissima colonna sonora di Snow Falling On Cedars ma anche di The Sixth Sense e The Devil’s Advocate) accompagnano nel migliore dei modi l’eccellente fotografia blu, “azzurrata” e punteggiata dai bagliori scintillanti della metropoli.

In attesa di Arms and The Man ma soprattutto della trasposizione cinematografica del telefilm Miami Vice (con Jamie Foxx nella parte di Rico Tubbs e Colin Farrell in quella di Crockett) non resta che mettersi comodi e gustarsi una ricca pagina di buon cinema.