DRAGONFLY - IL SEGNO DELLA LIBELLULA   
a cura di Corrado Pirovine

Regia di Tom Shadyac. Con Kevin Costner, Joe Morton, LindaHunt, Kathy Bates.

Sarà questione di tempo, forse ancora qualche pellicola, ma sembra che ultimamente Kevin Costner stia uscendo da quel tunnel di oblio che ne aveva caratterizzato la filmografia degli ultimi anni. Dopo l'accurata ricostruzione storica di Thirteen Days e lo stravagante La Rapina, Costner si propone in questo thriller soprannaturale che sebbene sia pieno di sbavature rappresenta per l'attore almeno un tentativo coraggioso di riuscire allo scoperto.

Costner interpreta un medico ossessionato dalla perdita prematura della moglie missionaria incinta e dalla subitanea comparsa di strani fenomeni legati a esperienze pre-morte di bambini del reparto di oncologia pediatrica. In un susseguirsi di eventi più o meno scontati egli verrà condotto là dove si cela il fulcro di tutte le sue recenti emozioni. Naturalmente, la prima impressione che risulta evidente è una certa debolezza della sceneggiatura scritta addirittura a sei mani, script che comunque sembra riprendersi verso il finale per poi dilagare in un buonismo eccessivo che si poteva limitare. Colpa forse anche del regista, finora autore soltanto di commedie (Bugiardo Bugiardo, Il Professore Matto, Ace Ventura) e di un tentativo strappalacrime (fallito) come Patch Adams: Tom Shadyac infatti, sebbene riesca a far sobbalzare lo spettatore un paio di volte, non sembra a suo agio con le atmosfere predilette di M.N. Shyamalan più che altro perché non riesce a dare scorrevolezza alla farraginosa sceneggiatura dal punto di vista della narrazione, aspetto prettamente legato all'abilità del regista.

Il protagonista Kevin Costner recita con il suo solito aplomb e la sua consueta classe e non è un caso che comunque vadano i suoi film egli resti tra i più stimati professionisti del settore. La Hunt e la Bates si confermano caratteriste di spessore anche se sembrano sacrificate in ruoli marginali che avrebbero potuto rendere di più se fossero stati leggermente approfonditi. Una menzione a parte la meritano fotografia e scenografia che contribuiscono, forse più della regia, a creare la giusta atmosfera specie nella scena del colloquio in chiesa tra la suora ed il nostro medico e nelle vicende narrate in Venezuela.
Complessivamente si ritiene Dragonfly una pellicola che si può tranquillamente vedere e sopportare per gli amanti del genere ma anche per chi vuole ricevere una possibile risposta o una plausibile interpretazione del fenomeno pre-morte, sempre in attesa che il nostro simpatico Kevin riscopra il filone giusto.