GANGS OF NEW YORK - id.   a cura di Corrado Pirovine

Regia di Martin Scorsese. Con Leonardo Di Caprio, Daniel Day Lewis, Cameron Diaz, John C. Reilly, Jim Broadbent, Liam Neeson, Henry Thomas, Gary Lewis, David Hemming.

Quando una pellicola può fregiarsi della regia di Martin Scorsese allora quella pellicola è sicuramente annoverabile nel reparto "grande cinema". Così è anche per Gangs Of New York, ultima fatica del regista italo americano. Nel caso di quest'opera, Hollywood, o meglio Cinecittà visto che il film è stato girato per la maggior parte a Roma, sconfina in una parte di storia che mai era stata affrontata fino ad ora: quella dell'evoluzione della metropoli più celebre del mondo durante la guerra civile americana.

In questo contesto si inserisce la guerriglia urbana tra la banda dei Conigli Morti di Padre Vallon (Liam Neeson) e quella dei Nativi di William Cutting (Daniel Day Lewis) detto "Il macellaio". Con la morte del prete, la banda irlandese si scioglie e la città cade sotto l'egida del feroce Cutting. Dopo 16 anni dallo scontro, Amsterdam Vallon (Leonardo Di Caprio), figlio del "prete", torna in città, deciso a tutto pur di vendicare il padre. Capirà che non tutti i vecchi amici del padre sono rimasti fedeli alla causa irlandese, scoprirà tradimenti e troverà l'amore.

Con questo film Scorsese raggiunge, da un punto di vista prettamente registico e stilistico dei livelli altissimi. Le sue straordinarie inquadrature, sincronizzate alla perfezione con il montaggio sonoro, illustrano in maniera esemplare le vicende narrate. Ottimo l'uso dei flashback per richiamare vecchi personaggi, sottolineati dalla solenne musica di inizio film, scritta da Howard Shore (The Lord Of The Rings) così come risultano efficaci i primissimi piani sulle smorfie di uno straordinario Daniel Day Lewis; a proposito della sua interpretazione, appare così vera e spietata che sembrerebbe l'unico in grado di poter insidiare Jack Nicholson nella corsa al premio Oscar come miglior attore protagonista. E come protagonista è molto bravo anche Di Caprio, forse troppo chiuso dal cliché del belloccio che ne soffoca le reali capacità. La Diaz è affascinante e magnetica e sicuramente azzeccata per il ruolo che si è trovata ad interpretare ma non sembra avere lo spessore che contraddistingue i suoi comprimari nelle tre ore di girato. Come comprimari non vanno certo dimenticati i caratteristi che recitano nel film, a partire dal grande John C.Reilly ormai affermatissimo, passando per un placido e perfetto Jim Broadbent (Iris), per un energico Gary Lewis (Billy Elliot) e per un sorprendente e irriconoscibile David Hemming (Profondo Rosso) fino ad arrivare alla riscoperta di uno dei piccoli talenti degli anni '80, prematuramente uscito dalle scene: Henry Thomas, bambino prodigio nel film E.T. e amico di Amsterdam in questo Gangs Of New York. Solidissimo e granitico infine nei primi dieci minuti un Liam Neeson che sarebbe stato bello vedere in un ruolo più rilevante.
Parte integrante del successo del film è sicuramente la scenografia del nostro monumentale Dante Ferretti; nella gloriosa Cinecittà le sue scene, aiutate da una sensibilissima fotografia, spiccano per un realismo impressionante che non poteva non essere annoverato dall'Academy nella cinquina dei candidati all'Oscar. Perfetti e coloratissimi i costumi, nonostante le condizioni economiche della società di quel tempo non permettessero chissà cosa.
Insomma, in definitiva una pellicola Hollywoodiana che non mancherà di ricevere consensi e premi, sicuramente meritati e che sentiamo anche un po' nostri. Sarà anche per le origini del grande Scorsese ma è soprattutto per le locations che annoverano in cima alla lista l'eterna Roma, capitale del cinema italiano. Questo aspetto non può che inorgoglire noi italiani rendendoci giustamente parte di un progetto che già appartiene alla storia del cinema.