HEARTS IN ATLANTIS - CUORI IN ATLANTIDE
a cura di Corrado Pirovine

Regia di Scott Hicks. Con Anthony Hopkins, Anthon Yelchin, Hope Davis, David Morse.

Dopo il recente e piuttosto pesante La neve cade sui cedri il regista dell'ottimo Shine si ripresenta al grande pubblico con una pellicola piena di buoni sentimenti tratta da un libro del maestro del brivido Stephen King. In realtà più che di un libro intero, si tratta di due racconti circa, il primo e l'ultimo di una serie di cinque considerata da molti una delle opere più belle e riuscite del King degli ultimi anni. Protagonista della storia è un orfano di padre, Bobby Garfield (Yelchin), del quale nel libro viene seguita passo passo la sua vita da bambino fino all'età adulta mentre nel film è messa a fuoco la sua amicizia più particolare: quella con Ted Brautigan (Hopkins) misterioso uomo anziano che prende in affitto il primo piano della casa dei Garfield e che sembra fuggire da qualche oscuro inseguitore.

Come era naturale che accadesse, la pellicola fa respirare allo spettatore le stesse atmosfere del bellissimo Stand By Me in quanto anche in Cuori in Atlantide non mancano il gruppo di amici, le passeggiate nei boschi e la "gang dei cattivi", tutti elementi che hanno contribuito, oltre alla novità delle sue storie, a fare di Stephen King il vero e proprio "re" della narrativa fantastica degli ultimi anni. Nonostante le apparenti atmosfere patetiche, evidenti per chi non ha letto il libro, ma soavi per chi ha avuto la fortuna di farlo, il film si incentra sulla straordinaria amicizia dei due protagonisti la quale cresce giorno dopo giorno e si arricchisce di qualcosa di misterioso che, se nel libro era meno evidenziato lasciando al lettore più spazio alla fantasia, nel film è esplicito: tutto sommato però, questo è solo un dettaglio perchè ben altri sono i temi che vengono toccati da Hicks e King: il rapporto con una madre negativa, la crescita psicologica dei ragazzi, i primi amori e naturalmente l'amicizia, in tutte le salse.

Accompagnati da una colonna sonora magica che riscopre tantissimi grandi successi degli anni '50 e '60 gli attori si districano perfettamente nella sceneggiatura creata per loro da William Goldman (2 premi Oscar) ed appaiono perfetti e naturali nei loro ruoli. Semplice ma centrale quello di Yelchin, piccolo attore emergente che non cade mai nel banale e che comunica simpatia ed energia; elegante e come sempre supremo quello di Anthony Hopkins, il Ted Brautigan per eccellenza, lontano per fortuna anni luce da Hannibal Lecter; infine meritano una menzione anche Hope Davis (nel ruolo della mamma di Bobby) la quale riesce in pieno a risultare incredibilmente antipatica ed odiosa confezionando un' interpretazione senza sbavature e David Morse (Bobby da adulto) ormai caratterista per eccellenza.
Globalmente si può affermare che i 100 minuti di questa pellicola valgono il prezzo del biglietto perchè permettono di volar via dalla realtà di tutti i giorni per incontrare un mondo fantastico, quel Connecticut anni '60 in cui tre ragazzi trascorsero una estate magica e incontrarono una persona speciale...
... e ne valeva la pena, ne valeva davvero la pena...