MULHOLLAND DRIVE - id.- a cura di Corrado Pirovine

Regia di David Lynch. Con Laura Harring, Naomi Watts, Justine Theroux, Ann Miller, Robert Foster, Dan Hedaya.

Dopo il meraviglioso, struggente e solo apparentemente lineare The Straight Story, David Lynch ritorna alle atmosfere cupe ed oscure che ne hanno caratterizzato la filmografia dai suoi esordi ai giorni nostri. Sembra proprio che siano le strade ad influenzare la mente di questo visionario del cinema moderno: a partire da Lost Highway (Strade Perdute), passando per The Straight Story (girato interamente sulle strade di tre stati americani) ed arrivando fino alla lunghissima Mulholland Drive, panoramico percorso che parte dal cuore di Hollywood, ne scala le colline e termina sull'oceano. E' su questo tratto che accade l'incidente stradale dal quale prende le mosse la storia del film: una donna (Laura Harring) si salva miracolosamente e, dopo aver percorso miglia a piedi, priva di memoria, si ritrova a casa di una giovane aspirante attrice (Naomi Watts) che promette di aiutarla a ricostruire il passato; il resto è un susseguirsi di deliri, frammenti di passato e presente che si mescolano tra di loro, ricordi. E' nel puro spirito lynchiano che la pellicola si sviluppa; inizialmente in maniera lineare e poi con un esplosione di distorsioni; se infatti il primo tempo è comprensibile e costruito come un giallo anni '50, nel secondo tempo l'autore viene fuori e inserisce tutta quella carica disturbante che lo contraddistingue con visioni che allo stesso tempo attirano e respingono lo spettatore che ne viene confuso e stordito seppure ammirato.

La regia è pregevole, aiutata dalla bellezza visiva delle immagini notturne della città degli angeli, dai colori caldi e tenui della scenografia degli interni e da una inquietante colonna sonora firmata da Angelo Badalamenti, fedelissimo di Lynch e presente anche in un cameo. Come al solito attento ai dettagli, il regista sorprende con sfumature, immagini sfocate, montaggio frenetico, tutti elementi che contribuiscono a fornire alla pellicola quell'alone contorto e distorto che la pervade. Particolarissima come sempre anche la scelta e la caratterizzazione dei personaggi a proposito della quale è interessante rilevare come quelli secondari siano forse più inquietanti dei principali; come ammesso dallo stesso regista in una recente intervista, alcuni di questi li ha ricevuti in sogno (è il caso dell'enigmatico cowboy dai radi capelli rossi). Ottima la scelta delle attrici protagoniste, due semi-esordienti: la bruna, prorompente ed algida Laura Harring e la bionda acqua e sapone Naomi Watts danno vita ad una delle coppie più conturbanti che si siano viste sul grande schermo da qualche anno a questa parte, aiutate anche da una scena saffica che verrà ricordata a lungo.

Insomma Lynch è tornato Lynch, anche se, nonostante tutto, la speranza è che la pausa che si è preso con The Straight Story il quale ha lasciato tutti a bocca aperta per la delicatezza e la dolcezza del tema trattato, non rimanga solo una pausa. Per quanto riguarda il presente, Mulholland Drive è David Lynch, e pertanto non può deludere i fan appassionati del regista ma assolutamente non è il caso di cercare di ricostruirsi la trama a posteriori: come affermato da David in una recente intervista il consiglio è uno solo: "Non ponetevi domande". E per molti, questo consiglio è un limite enorme.