SAW - SAW, L'ENIGMISTA
a cura di Corrado Pirovine

Regia di James Wan. Con Leigh Wannell, Cary Elwes, Danny Glover.

Prima metà di Gennaio, 2005. Manifesti con un piede mozzato campeggiano sui cartelloni di mezza città.
Seconda metà di Gennaio 2005. Anche mezzo braccio, mozzato, campeggia sui cartelloni di mezza città.
Si tratta del provocatorio lancio del film horror “Saw” titolo accompagnato in Italia dal consueto sottotitolo scontato e ridondante “L’Enigmista”.
Da tempo il filone horror legato alla figura dei serial killer ha ripreso linfa. Il tutto grazie a David Fincher ed al suo “Seven” e ai grandi successi al botteghino della trilogia Scream di Craven. Proliferano, infatti, negli ultimi anni, horror di tutti i tipi, alcuni brutti da morire (!!!) altri, decenti ed interessanti come appunto questo.

E l’originalità di Saw risiede proprio nella trama che prende le mosse da un misterioso bagno pubblico, all’interno del quale si risvegliano, incatenati, due uomini: Adam (Leigh Wannell) e Lawrence (Cary Elwes). Un cadavere, supino al centro del bagno ha la testa fracassata e regge una pistola in un mano ed un registratore nell’altra. Ciascuno dei due prigionieri, in tasca, ha una busta con delle istruzioni da seguire. Perché sono lì? Qual è il loro destino? Ma soprattutto, chi è stato a portarli in quel posto orribile?

Sono tante le domande che ci si pone durante la visione di questo film, tanta è la curiosità che avvolge lo spettatore sulla figura omicida; i sospetti cadono ora sull’uno, ora sull’altro personaggio, come conseguenza di continui depistaggi e di numerosi colpi di scena. Anche le motivazioni che portano il colpevole a compiere i delitti escono fuori dai consueti canoni riuscendo ad essere perfino comprensibili anche se non condivisibili, ovviamente.
Una sceneggiatura molto intrigante, non c’è che dire, accompagnata da un’atmosfera che ricorda quelle dei più classici film aventi la presenza di un serial killer; sono questi i punti di forza di una pellicola che il regista James Wan gira sperimentando piani sequenza piuttosto particolari: ogni tanto infatti le scene sono accelerate all’inverosimile ed accompagnate da un sonoro molto alto per sollecitare il classico “salto sulla poltroncina” e conferire agitazione allo spettatore; non è il massimo come espediente, ma diciamo che è meglio di una regia piatta. Fotografia e scenografie sono sicuramente efficaci, buie, notturne, inframezzate soltanto dal gelido neon che illumina il bagno dove i nostri protagonisti sono rinchiusi.
Stilisticamente, dunque, siamo nella norma, nel classico.

Da un punto di vista recitativo, il cast è tutto sommato discreto anche se i tre attori principali non contribuiscono ad aggiungere qualcosa ai personaggi. Wannell è un semi esordiente, mentre Elwes (assassino nel film “Il Collezionista”) e Glover (“Arma Letale”) dimostrano i motivi di una progressiva emarginazione che li sta caratterizzando da qualche anno a questa parte; in ogni caso, per fare “Saw” non serviva di certo Al Pacino, dunque poco male.

Per gli appassionati del mondo horror sicuramente è un film che non deluderà vista la pochezza delle innumerevoli produzioni moderne; è il caso anche di tranquillizzare i deboli di stomaco, scene particolarmente splatter non ce ne sono, quindi anche il lancio pubblicitario è andato oltre giusto per accrescere la morbosa curiosità dei fan del genere; dunque una visione particolare, per chi si vuole spaventare, certo, ma anche per non chi vuole uscire dalla sala con quella sensazione fastidiosa di aver buttato via i soldi.