THE AVIATOR - id.
a cura di Corrado Pirovine

Regia di Martin Scorsese. Con Leonardo Di Caprio, Cate Blanchett, Kate Beckinsale, John C.Reilly, Alec Baldwin, Alan Alda, Ian Holm, Jude Law.

Ormai i due ci hanno preso gusto. Martin Scorsese e Leonardo Di Caprio formano una delle squadre più affiatate della moderna Hollywood e, tra le altre cose, una delle migliori. Il giovane attore (ormai comunque trentenne) sembra essere nato per l’affermato regista e viceversa, in un gioco di partecipazioni che fa comodo ad entrambi. E’ indubbio infatti che Di Caprio sia cresciuto moltissimo con Scorsese e che lo stesso regista abbia ritrovato idee e passione con l’attore.

Dopo Gangs Of New York, il salto è di qualche decina di anni più avanti e la storia è quella di uno dei produttori più importanti della storia del cinema, Howard Huges. A dire la verità Huges fu anche regista, ma le enormi risorse economiche ereditate dalla sua famiglia lo portarono ad autoprodursi oltre che a finanziare private sperimentazioni come quella dell’enorme idrovolante. In questo film, ripercorriamo la sua carriera, dagli esordi fino a quello che sembrerebbe il tramonto; analizziamo la figura dell’uomo Huges non solo dal punto di vista lavorativo ma anche, e  soprattutto, personale. I suoi amori, con le attrici più carismatiche del periodo (Jean Harlow, Katherine Hepburn, Ava Gardner), le sue rivalità, con la PanAm (ed il suo presidente Juan Trippe), nelle vesti di costruttore e di appassionato d’aerei, le sue manie, la sua ipocondria, la sua paura oscura, divorante, di sfiorare, di toccare qualsiasi cosa. In tre ore e passa Scorsese ripercorre la vita del regista Huges, del produttore Huges, ma soprattutto di Howard, l’uomo.

Da un punto di vista prettamente registico quest’opera è scorsesiana a tutti gli effetti, molto più di quanto non lo sia stato Gangs Of New York. Piani sequenza lenti, inquadrature ravvicinate, le luci… i riflessi che resero celebre il volto di De Niro nella New York di “Taxi Driver” si rivedono nella emblematica scena della reclusione di Howard nella sua privatissima sala, quando tutta la sua cinematografia scorre sul volto e sul fisico nudo di un Di Caprio veramente ai massimi livelli. E il cast contribuisce non poco ad innalzare la qualità della pellicola. Accanto ad un Leonardo Di Caprio maturo ed ormai affermato, Cate Blanchett dà vita ad un’autoritaria ma allo stesso tempo fragile Katherine Hepburn mentre tutti gli altri si limitano ad una parte meno rilevante, come comprimari in un coro di grandi attori: John C. Reilly si conferma caratterista di alto livello, Alec Baldwin ritaglia un corpulento ed efficace Juan Trippe ed infine Alan Alda, Ian Holm e Jude Law sono perfetti nei panni che indossano (rispettivamente il senatore Brewster, un metereologo ed Errol Flynn).
Fotografia e scenografia ritraggono gli anni 30, 40 e 50 con grande efficacia e meticolosità di particolari spinte dalla straordinaria abilità del nostro candidato al premio Oscar Dante Ferretti, ormai fedele alleato di Scorsese.
Se proprio si deve trovare un punto a sfavore del film, questo consiste nell’eccessiva lunghezza e staticità della sceneggiatura, che è completa, che è esauriente ma che forse è fin troppo piatta, essendo una biografia, da non riuscire completamente a ghermire l’attenzione dello spettatore.

In conclusione questo è un film che probabilmente ingrasserà a forza di premi Oscar, uno di quelli che piace alla Hollywood più tradizionalista, un gran bel film che però non riuscirà a convincere tutti per via della sua eccessiva e a dir la verità, estenuante lunghezza. The Aviator rappresenta un gran bell’esercizio di stile comunque, in attesa del nuovo progetto Scorsese-Di Caprio incentrato sulle bande irlandesi a Boston, quel “The Departed” (2006) che vedrà anche la partecipazione di Matt Damon e soprattutto di quel mostro sacro che è Jack Nicholson.