THE VILLAGE - id. a cura di Corrado Pirovine

Regia di M. Night Shyamalan. Con Bryce Dallas Howard, Joaquin Phoenix, William Hurt, Sigourney Weaver, Adrien Brody, Brendan Gleeson.

Prosegue imperterrito nel suo filone uno dei registi più interessanti degli ultimi anni. Il filone è quello horror e il regista è M. Night Shyamalan già autore de Il Sesto Senso, Unbreakable e Signs. Nonostante sia impresa ardua emulare il successo di pubblico e di critica che ebbe la sua prima pellicola, il regista indiano ci prova continuamente sebbene si noti da un po’ di tempo una evidente flessione nel pathos e nella tensione emotiva che dovrebbe coinvolgere lo spettatore. La paura, una delle attrazioni più intriganti per portare la gente al cinema, sta in Shyamalan lentamente scemando e le avvisaglie c’erano state fin dai tempi di Unbreakable dove si è notata una leggera deviazione verso storie più misteriose che terrorizzanti. Con Signs si era evidenziato qualche segno di ripresa e in questo The Village ci si spaventa, ma alla fine non più di tanto, in un paio di occasioni.

Le vicende narrate si incentrano su una comunità di persone che vivono in un villaggio circondato dai boschi nel più completo isolamento, dovuto anche al fatto che nei boschi vivrebbero delle creature terribili, con le quali gli anziani riuscirono a stabilire un patto: nessuno sarebbe stato attaccato se nessun umano avesse mai tentato di entrare nel bosco. Un giorno, uno degli abitanti più giovani, Lucius (Joaquin Phoenix), viola questo patto risvegliando così l’aggressività dei misteriosi abitanti della selva.

Il film, come ogni copione scritto da Shyamalan intriga potendo contare tra l’altro sull’abilità visiva indiscussa dell’autore; le inquadrature non sono mai banali e i movimenti di camera a volte in soggettiva garantiscono partecipazione agli avvenimenti da parte dello spettatore. Il tutto però, soltanto su un piano prettamente tecnico; dal lato emotivo, Shyamalan non riesce a trasmettere granché.
Sicuramente affascinante poi, è l’ambientazione, coadiuvata da una abilissima scenografia che ricostruisce il villaggio ottocentesco nel migliore dei modi ed affinata da una elegante fotografia che permea tutto di marrone, in ogni sua sfumatura; anche la fugace e saltuaria presenza del rosso, il colore proibito, che attira le creature, è intrigante. I costumi decisamente azzeccati e la solita musica di sottofondo di James Newton Howard (fido compositore del regista), con grancassa e violino,  completano il quadro tecnico dell’opera che sicuramente è un insieme valido.


Anche il cast è uno dei punti di forza del film: Bryce Dallas Howard ne è l’assoluta protagonista. Assoluta perché dimostra una bravura pari alla sua incredibile bellezza e in più perché interpreta il ruolo non facile di una ragazza non vedente che si innamora di Lucius, il taciturno del paese, interpretato da Joaquin Phoenix evidentemente a suo agio nei riservati personaggi creati da Shyamalan. C’è Adrien Brody, talentuoso protagonista de Il Pianista, nei panni del matto, c’è il carismatico ed eccellente William Hurt nel ruolo del capo villaggio e c’è anche la gigantesca Sigourney Weaver a dir la verità un po’ pesce fuor d’acqua negli schemi del film. Appare naturalmente, come sempre, da amante di Hitchcock anche Shyamalan stesso anche se solo per un attimo.

In definitiva si tratta un lungometraggio che può piacere a chi non si aspetta di trovarsi davanti ad un grande film perché questo, un grande film non è. Resta una pellicola esteticamente e tecnicamente affascinante ma per nulla ai livelli delle precedenti dello stesso regista. Questo è un peccato perché gli ingredienti c’erano tutti: un ottimo cast, un ottimo insieme tecnico, una sceneggiatura sicuramente originale; viene a mancare proprio l’abilità del regista a trasmettere sensazioni, emozioni, paura. Insomma, lo si veda se si vuole godere di una serata senza particolari aspettative e per saltare un paio di volte sulla poltrona.