LUCIANO GALLUZZI VIDEOARTISTA
Tanti anni fa, in una cittadina termale dove Luciano si era recato per una
cura, entrò per caso in una
sala cinematografica dove si svolgeva una rassegna di cinema amatoriale e
rimase affascinato di quante
cose e in quanti modi si possono esprimere le proprie emozioni. Iniziò a
frequentare come spettatore
tutte le rassegne possibili. Acquistò una S8 e iniziò a “fare cinema”. Il
primo non lo entusiasmò più di tanto,
era intitolato “Nevrosi”. Il secondo pensò di girarlo in 16 m/mm ”L’attimo”
ma neanche questo lo soddi-sfaceva.
Nel 1970 allo storico Filmstudio di Roma fecero una rassegna sul cinema
Underground che durò
un mese. Luciano non ne perse uno. Rimase colpito da quel particolare
linguaggio espressivo. Si convinse
che doveva realizzare opere con uno stato d’animo particolare, ascoltando
musica particolare e fantasti-cando
su personaggi femminili.
Ha realizzato un centinaio di opere tra 8, S8, 16mm, video. “Marta”,
(qualcuno lo bollò come eserci-tazione
tecnica. E’ qualcosa di diverso, è un’opera che propone un tema polemico
sulla condizione della
donna ridotta ad oggetto di attrazione e di consumo. La figura della donna è
scomposta, ripassata alla
lente; non è più neanche una donna ma una immagine manipolata e sofisticata.
Diventa un semplice
riflesso di un realtà lontana, risultato di un gioco di specchio. Lo
specchio moltiplica l’immagine).“Quattro
donne di chiacchiere” (Luciano, con tutto il suo sorriso, ricordava a tutti:
“Tanti anni fa, ho preso quattro
donne, le ho chiuse in una stanza e ho iniziato a riprendere per ore tutti i
loro movimenti e chiacchiere.
Poi ho montato il film. Ebbe un discreto successo. Ora mi hanno rubato
l’idea e ci hanno fatto quella brutta
trasmissione che chiamano –il grande fratello-), “Io da sola” (in negativo,
una donna si masturba mentre,
in sottofondo, una trasmissione radiofonica comunica notizie varie).
Arrivò il video, Luciano si vantava di essere stato il primo ad usare questo
mezzo rivoluzionario, a
livello amatoriale. Sfruttando le fantastiche potenzialità del nastro
elettronico, cambiò anche modo di
esprimere ciò che vedeva e sentiva.
Il 1970 è l’anno di realizzazione di “Negativo”. In una manciata di minuti
la frenesia e violenza della
“Civiltà delle immagini” che si traducono in una progressiva alienazione
globale. E’ sorprendente anche la
tecnica della realizzazione. I sofisticati effetti speciali del PC ancora
dovevano affacciarsi e Luciano aveva
provveduto in proprio. “Natura Morta” (1977): quattro forme sferoidali
riprese, manipolate con tecnica
video e di montaggio e progressivamente il loro incontro si trasforma in un
rapporto erotico. “Superstar”
(1989): il modello Hollywoodiano che resiste nel tempo e le nuove
generazioni che ne imitano i compor-tamenti.
“La ragnatela” (1994): guerra e distruzioni si estendono nel mondo e il
desiderio di fuggire verso
un rifugio. “Tentazioni manuali di un pezzo facile” (1999), sulle note di A
New World Synphony n. 5, una
simpatica provocazione del “giovane” Luciano: missile a trazione manuale
sorvola il pianeta Venere. ”Estasi”
(1999): esaltazione del volto femminile fino al raggiungere l’estasi.
“Calendoscopio donna” (2000): galleria
di volti femminili frequentati dalla presenza di una belva umana.
Lo scorso anno, la sua ultima opera, con un titolo quasi di compianto:
“Galluzzi amarcord” (2003). In
7 minuti rievoca i percorsi della propria vita artistica di filmaker
interessato alla sperimentazione e alla
ricerca espressiva nel campo della “eros-arte”.
La proiezione dei suoi corti hanno sempre materializzato, con la
partecipazione dello spettatore, il
disperato bisogno di piacere per dare un senso ai propri bisogni di
trasgressione (soggetto/forma: donna
come principale fonte di espressione. Linguaggio come nuovi percorsi di
immagini visive), attraverso
l’elaborazione migliore di una pittura elettronica, ovvero qualificata
ricerca di un linguaggio innovativo
attraverso la sua personale manipolazione.
A volte utilizzava anche il détournement, una sorta di straniamento
dell’immagine originale, sua o di
altri, non ha importanza, cancellando l’idea falsa dell’origine, attribuendo
quella sua “reale” finale.
Angelo Tantaro, Presidente del Cineclub Roma
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