Festival di Cannes 2007
60a edizione 17-28 maggio

Il festival di Cannes per il sessantesimo anniversario doveva essere il più grandioso di tutti, inevitabilmente autocelebrativo ma di spirito cosmopolita, ed infatti si è proposto con grandi registi, spesso già premiati con la Palma d’Oro, e con un numero di film parlati in inglese pari a 13, compreso quello che ha aperto il festival, quel My Blueberry Nights-Un bacio romantico primo film anglofono di Wong Kar-wai pieno di amori lontani che non ritornano e notti senza sonno.

 

 

Riconfermato come presidente Gilles Jacob, supportato da Thierry Fremaux, per festeggiare l’anniversario ha affidato a diversi registi come Wong Kar-wai, Nanni Moretti e Ken Loach l’incarico di realizzare cortometraggi di tre minuti intorno al festival, col risultato di un lungometraggio dal titolo Chacun son cinema. I nomi di fama erano Emir Kusturica, Alexander Sokurov, Denys Arcand, Bela Tarr, i fratelli Coen (disperato ragguaglio sull’America odierna con No Country For Old Men-Non è un paese per vecchi), Gus Van Sant (ragazzi minorenni non colpevoli e stritolati dal caso in Paranoid Park) e Quentin Tarantino (omaggio graffiato ai B-movies in Grindhouse-Death Proof- A prova di morte con vendetta, killer e ragazze) nel concorso.

 

 

Olivier Assayas, Abel Ferrara, Michael Winterbottom, Michael Moore (Sicko, un documentario possente sul sistema sanitario americano) e Steven Soderbergh nel fuori concorso: nel complesso la qualità dei film della selezione ufficiale arrivava ben oltre la sufficienza. Già in apertura una lunga sfilza di star a calpestare il tappeto rosso, a cominciare da Norah Jones e Jude Law e poi quelle di Ocean’s Thirteen di Steven Soderberg con Brad Pitt, Julia Roberts, Matt Damon, George Clooney (anche produttore) e il cattivissimo Al Pacino come nuova entrata. Dalla Settimana della Critica da segnalare almeno Meduzot-Meduse di Etgar Keret e Shira Geffen e XXY di Lucia Puenzo.

 

 

 

Il Festival festeggiava il suo sessantesimo anniversario per la numerazione iniziata da lontano, infatti doveva essere inaugurato il 3 settembre 1939, ma venne rimandato a causa delle gravi sciagure che incombevano sull’Europa. Venne tutto rimandato al 1947, ma nello stesso luogo deputato grazie al suo sole e allo scenario incantevole, Cannes. In concorso c’erano Walt Disney, Edward Dmytryk, Alberto Lattuada, Ingmar Bergman, René Clair, Elia Kazan, Roma Città Aperta di Roberto Rossellini e Notorius di Alfred Hitchcock. Mancarono i soldi sufficienti a garantire le edizioni del 1948 e del 1950, e nel 1951 il festival prese possesso del mese di maggio e solo quattro anni dopo venne assegnata la prima Palma d’Oro. Emir Kusturica, Quentin Tarantino e i fratelli Coen fanno parte del divismo e del glamour di stampo hollywoodiano nel senso della grandeur divistica e mondana stabilizzatasi nei tempi più recenti. Nel 1953 esplose il mito di Brigitte Bardot proprio sulla spiaggia di Cannes, dove i paparazzi ebbero modo di magnificarne la bellezza. Da allora quello fu per molto tempo il luogo culto di fotografi e starlettes. La maggior parte delle spiagge, distese tutte lungo il Boulevard de la Croisette, più famosa col semplice nome di Croisette, e con sabbia importata, sono a pagamento e tutti gli hotels più famosi, in testa il Carlton, Majestic e Martinez, ne hanno una. Ma proprio vicino al Palais esiste una spiaggia libera, pubblica, gratuita, dove la sera vengono proiettati film, sempre gratuitamente, che hanno fatto la storia del cinema e di Cannes. Il Carlton vanta 338 camere e appartamenti, è l’albergo più famoso e di lusso, sede anche di famose sequenze di film. Nel 1911 lo progettò l’architetto Henry Ruhl, che volle una grandiosa sala da pranzo in stile rococò e decorazioni su soffitti e colonne. Segno distintivo sono due torri gemelle ai lati, due cupole ispirate dai seni della Bella Otero.

Il concorso

Presieduta dal regista inglese Stephen Frears, la giuria del concorso del 60mo Festival di Cannes era composta dalla cinese Maggie Cheung, l’australiana Toni Collette, la franco-portoghese Maria De Medeiros e la canadese Sarah Polley, poi i maschi, Marco Bellocchio, il mauritano Abderrahmane Sissako, il francese Michel Piccoli e il turco Orhan Pamuk. Questi i nomi che hanno assegnato la Palma d’oro a Quattro mesi, tre settimane e due giorni di Cristian Mungiu, storia lucida, psicologica e politica di Ottilia, che in un pensionato universitario aiuterà la sua compagna di stanza Gabita ad avviarsi verso un aborto clandestino negli ultimi anni del comunismo in Romania. Meritato anche il Premio alla regia per Le scaphandre et le papillon-Lo scafandro e la farfalla di Julian Schnabel, capace di rendere tutti i colori dell'intensità di un dramma interiore e quello per la sceneggiatura a Akin Fatih per Auf der anderen seite_Ai confini del paradiso, complicata quanto basta per intrigare e tenere alta l'attenzione. Non è mancato neanche il cartone animato, anche se sui-generis e premio alla giuria, con Persepolis di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud.

 

 

Anche gli asiatici non erano in gran numero, con il coreano Lee Chang-dong di Secret Sunshine, la giapponese Naomi Kawase con Mogari no Mori e il Kim Ki-duk di Breath-Soffio. Dall’Europa orientale i due russi Andrey Zvyagintsev (stile asciutto per Izgnanie ma più sbeccato di Il ritorno) e Alexander Sokourov (amorevole pellegrinaggio di una nonna a trovare il nipote militare in Alexandra) si aggiungevano a quelli ungheresi, rumeni e serbi, ovvero Bela Tarr (rilettura in chiave psicologica con The man from London del romanzo esistenziale e nerissimo di Simenon), Cristian Mungiu e Emir Kusturica. Tra gli americani il robusto We own the Night-I padroni della notte di Jamas Gray aveva un sapore di sofferenza quasi biblica nei contrasti e conforti all'interno di una famiglia di poliziotti.

 

 

Tutto questo dopo essere stati selezionate 3983 opere, comprensive di 1615 film da 95 paesi. Invece i nomi francesi non erano mai stati in competizione, con Catherine Breillat che presentava Une Vieille Maitresse e Christophe Honore Les chansons d’amour. Gli italiani brillavano per la loro assenza dal concorso, mentre Centochiodi di Ermanno Olmi finiva fuori concorso per la superiorità dell’autore, e probabilmente non avrebbero neanche avuto la possibilità di competere per i premi, in un’annata fatta di produzioni a indirizzo quasi esclusivamente giovanilistico o commedie di tipo sentimental-sessuale, in un retroterra che necessita di una politica culturale robusta. La massa nel concorso e nel fuori concorso raccontava di difficoltà di identificazione e spaesamenti e ricerca di un nuovo equilibrio interiore e col mondo circostante, di un vissuto drammatico che si confronta in una realtà rimescolata e disperata, ma irrimediabilmente vitale. Piuttosto che guardarsi l’ombelico qui si indagava di aborti, guerre, malattie, vecchiaia, giovinezza e amore.

Un certain regard

Lavori diversi e originali e non scarti del concorso arrivano alla notorietà in una sezione speculare a quella maggiore. A rappresentarci c’erano Mio fratello è figlio unico di Daniele Lucchetti con Riccardo Scamarcio protagonista a rievocare gli anni ’60 e ’70, e consideriamo pure come italiana Valeria Bruni-Tedeschi con la sua opera seconda Le rêve de la nuit d’avant-Actrices, storia di Valeria Golino, attrice quarantenne e senza figli. Lola Doillon in Et toi, t’es sur qui? si concentrava sulle esperienze sessuali di due quindicenni e Céline Sciamma in Les pieuvres ribadiva l’indagine ma da un punto di vista saffico. Il regista esordiente Cristian Nemescu nel contempo alla Palma d’Oro vinceva anche il primo premio con l’opera postuma California dreamin’. Barbet Schroeder in L’avocat de la terreur porta l’inchiesta sul versante giudiziario e politico sul difensore dei peggiori criminali come Slobodan Milosevic. Harmony Korine in Mister Lonely narra di gente solitaria, i sosia delle celebrità. Bikur Hatizmoret/The Band’s Visit Bikur Hatizmoret/The Band's Visit-La Banda dell’israeliano Eran Kolirin tratta di una fanfara della polizia egiziana che vuole intrattenere gli israeliani con un concerto ma finisce con effetti tragicomici isolata in una cittadina.

 

 

Quinzaine des réalisateurs

Non ha paura di suscitare scandalo, di scoprire l’ignorato, di dar spazio alla denuncia. Questa sezione autoriale ne ha presentate di ogni genere. Ad aprire le danze Control dell’olandese Anton Corbijn col biopic sul suicida Ian Curtis dei Joy Division. L’Europa era in testa alla lista dei 23 film a lungometraggio che assemblavano la sezione, con 16 produzioni o coproduzioni. Arrivata alla 39ma edizione e smagrita nelle opere presentate, con metà delle pellicole dirette da esordienti, inanellava sei lungometraggi francesi di Gaël Morel e il suo Après lui con la Deneuve che si lega all’amico del figlio morto, Serge Bozon, Nicolas Klotz, Jacques Nolot, Mia Hansen-Löve e Sandrine Bonnaire al suo esordio con Elle s’appelle Sabine, sulla sorella autistica e maltrattata dagli istituti di cura più che dal suo handicap. La Germania era presente con Jan Bonny, l’Irlanda con Lenny Abrahamson. Spagna e Messico producevano Pedro Aguilera e il Portogallo il film collettivo O Estado do mundo. Ma in genere risultava difficile assegnare una nazionalità ben definita a questi film, come del resto a quelli delle altre sezioni, grazie e a causa di una diffusa compartecipazione alla produzione da parte di diversi stati. I temi erano l’esplorazione dei più reconditi sentimenti, spesso ispirati a fatti realmente avvenuti.

Tributi

Boxes segnava il debutto alla regia di Jane Birkin, ad inseguire i propri fantasmi autobiografici con l’aiuto di Michel Piccoli, Géraldine Chaplin, Annie Girardot e Tchéky Karyo. Roman De Gare di Claude Lelouch ridà nuovamente fiducia ad un regista che, Palma d’Oro nel 1966 con Un uomo, una donna, negli ultimi tempi non aveva avuto molto successo commerciale: Dominique Pinon e Fanny Ardant sono alla guida di una produzione costata 4,21 milioni di euro. Ulzhan di Volker Schlondorff, meritata Palma d'Oro nel 1979 per Il tamburo di latta, qui a basarsi su una sceneggiatura di Jean-Claude Carrière e a farla interpretare da Philippe Torreton. Infine Centochiodi di Ermanno Olmi segna il probabile epitaffio cinematografico di un regista rigoroso, come esigente è anche questo film incentrato su una ricerca di un cristianesimo primordiale.

 

 

Eventi

Dopo Agnès Varda, Wong Kar Wai, Nanni Moretti, Oliver Stone, Stephen Frears, Ousmane Sembene e Sydney Pollack l’anno scorso, Martin Scorsese per la Leçon de cinéma ha pure infilato il lancio ufficiale della sua "World cinema foundation", dedicata alla conservazione e al restauro dei capolavori del cinema. Il progetto evidentemente non è nuovo, visto che il deterioramento della pellicola è problema vecchio e per lungo tempo è stato un incubo chiamato fade out. Le altre lezioni di cinema, quelle d’attore e di musica, sono state tenute da Sergio Castellitto e dal compositore canadese Howard Shore in presenza di David Cronenberg. La Giornata dell’Europa ha visto i ministri europei della cultura discutere le soluzioni politiche legate al digitale. Anche Elisabetta Brunella, quale segretario generale di Media Salles, nel presentare l’Annuario del cinema europeo, ha fatto il punto di una situazione di incremento di spettatori europei del 3,5 % nel 2006 rispetto all’anno precedente. Il segno più tangibile del come cambia il tempo è stato dato dal CEO di Kodak Antonio Perez, spiegando che l’azienda in 4 anni ultimerà la riconversione al digitale, in quanto già nel 2006 l’80% del fatturato è derivato da questo supporto, pur consapevole che questo mercato rimarrà ibrido ancora a lungo.

Il mercato

Il Marché du Film del 60° anniversario del Festival di Cannes è stata la maxiconvention dei 10.491 partecipanti provenienti da 92 paesi, dove le new entries arrivavano soprattutto dall’Africa e dall’Asia, alla fine hanno costituito un aumento del gruppo professionale del 4 % rispetto all’anno precedente. I Latini in particolare arrivavano con un +28%, anzitutto dal Cile e per una situazione economica migliore da Argentina e Brasile, e dall’Asia erano più di tutto i 114 cinesi contro gli 82 a far la differenza. Le compagnie registrate erano 4082, meglio delle precedenti 3797, occupavano un totale di 15.000 metri quadrati e stavano davanti a 5157 pellicole, divise tra Europa (45%), USA (30 %), Asia (12 %) e America Latina (6%). Le proiezioni sugli schermi del Marché du Film sono state 1565 con 889 film, di cui 551 anteprime mondiali. Molto aggressive sono state le acquisizioni di Sony, Universal, Paramount e Disney, con USA e Gran Bretagna che hanno accresciuto le presenze del 7%. La quarta edizione del Producers Network, che ha messo in contatto 600 produttori e il Producer on the Move, con 21 giovani dell’European Film Promotion che hanno presentato grandiosi progetti, sono stati alcuni dei momenti collaterali al mercato che hanno arricchito le proposte, peraltro già al centro delle convergenze di chi bada al sodo piuttosto che al glamour di lusso, inserito in una piazza spalmata tra Palais, il vicino Riviera e diversi alloggiamenti alberghieri ed equamente divisa tra impressionante giro concreto di soldi e, per stessa grandezza, numero di film proposti.

Le date del prossimo Festival di Cannes sono dal 14 al 25 maggio 2008.

Maurizio Ferrari

I premi

Palma d’oro a 4 Luni, 3 saptamini si 2 zile di Cristian Mungiu.
Premio per la Regia a Julian Schnabel per Le scaphandre et le papillon.
Premio del sessantennale a Paranoid Park di Gus Van Sant
Grand Prix a Mogari No Mori di Naomi Kawase.
Premio della giuria ex-aequo a Persepolis di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud e Stellet licht di Carlos Reygadas.
Premio per il miglior attore a Konstantin Lavronenko per Izgnanie.
Premio per la migliore attrice a Jeon Do Yeon per Secret Sunshine.
Premio per la Sceneggiatura a Faith Akin per Auf der anderen seite.
Premio Vulcain De L’artiste-Technicien, attribuito da C.S.T., a Janusz Kaminski per Le scaphandre et le papillon.
Palma d’oro per il cortometraggio a Ver Llover di Elisa Miller
Camera d’Or a Meduzot di Etgar Keret e Shira Geffen e menzione speciale a Control di Anton Corbijn
Premio Un Certain Regard a California dreamin’/Nesfarsit di Cristian Nemescu
Premio speciale della giuria a Actrices di Valeria Bruni-Tedeschi

Link: www.festival-cannes.org

 

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