FESTIVAL DEI POPOLI
49esima edizione a Firenze dal 14 al 21 novembre 2008.

Oltre 2500 film visionati per la rinnovata 49esima edizione diretta da Luciano Barisone Il Festival dei Popoli a cavallo dell’attualità. Il mondo degli umili e quello della finanza internazionale, la crisi del sistema globale, la Storia e la memoria degli uomini, l’Africa, l’America, l’Asia, l’Europa, continenti e società in mutazione: una settimana per capire gli sconvolgimenti della modernità. Oltre 2500 documentari da tutto il mondo sono stati visionati dall’organizzazione del Festival dei Popoli per preparare la nuova e ricchissima 49esima edizione, firmata dal neodirettore Luciano Barisone, che si svolgerà dal 14 al 21 novembre in tre sale fiorentine: Odeon, Stensen e Spazio Uno. Il Festival rientra nell’ambito della seconda edizione della 50 giorni di cinema internazionale a Firenze, rassegna cinematografica ideata e coordinata dalla Mediateca Regionale Toscana Film Commission. Tra tutti i titoli pervenuti, ne sono stati scelti 163, tra cui 10 prime mondiali, 6 prime internazionali, 2 prime europee e 28 prime italiane. Sette le sezioni tematiche in cui saranno suddivisi: Concorso lungometraggi (17 film), Concorso cortometraggi (14 film), Stile libero (9 film), Eventi speciali (7 film), I volti del potere (14 film), Diagonale baltica (84 film), Filmmaker in focus: Claire Simon (18 film).

Numerose le novità introdotte in questa edizione, come dichiara Luciano Barisone: "Da sempre il Festival ha fondato la sua struttura sui contenuti e sul linguaggio dei film. Alla vigilia dei suoi cinquant’anni di attività, abbiamo cercato di dargli una forma che lo rendesse appetibile, non solo al pubblico fiorentino e italiano, ma anche al mercato internazionale. Oggi i festival documentari di livello mondiale non sono più di cinque o sei e, visto il crescente successo che questa forma di cinema incontra, era assolutamente necessario che il Festival dei Popoli ne facesse parte, segnalando Firenze e la Toscana come territori "sensibili" alle esigenze dei cineasti, dei produttori, dei compratori e dei venditori di cinema. Un tale aggiornamento è passato attraverso uno snellimento delle sezioni che lo compongono (una Selezione Ufficiale, una Retrospettiva, un Omaggio, una Sezione tematica, una Tavola Rotonda che faccia il punto della situazione), ma anche attraverso un incremento dei premi a disposizione, un deciso aumento della presenza degli ospiti e, per la prima volta in Italia, dei riconoscimenti che garantiscono la distribuzione dei film documentari nelle sale cinematografiche. Resta, per completare il percorso, l’apertura di uno spazio di mercato e un laboratorio che progetti il cinema a venire. Ma questo è l’impegno degli anni futuri". In tal senso, pur mantenendo intatto l'obiettivo della manifestazione - trattare gli aspetti esistenziali e sociali dell'uomo - questa edizione propone un rilancio e un potenziamento delle sue strutture e delle sue attività. Forte di quarantotto anni di patrimonio culturale e arricchito dalla nuova esperienza, che lo ha visto sbarcare a New York, il Festival si prepara a intraprendere un nuovo percorso, segnato da incontri, dibattiti, workshop, omaggi e seminari, accanto alle sezioni competitive. Il Concorso internazionale, diviso tra corti e lungometraggi, è composto da film che raccontano il volto e l’anima del mondo. La sezione Stile libero raccoglie film che esplorano i limiti del documentario. L’Omaggio a Claire Simon, prima personale integrale dedicata all’autrice francese, presenta il lavoro di una cineasta che pratica il documentario e la finzione con interessanti ed efficaci osmosi, strutturali e linguistiche. La Diagonale Baltica, retrospettiva degli ultimi cinquant’anni di produzione documentaria di Estonia, Lettonia e Lituania, parte dall’idea di indagare l’evoluzione di questa forma di cinema da una rivoluzione tecnica e di linguaggio, quella del cinema diretto, ad un’altra, quella della tecnologia digitale, in un arco di tempo che corrisponde all’età del festival. I volti del potere è la sezione tematica che, attraverso vari titoli della storia del cinema, analizza la rappresentazione filmica del potere (dai personaggi storici ai movimenti politici, dal potere delle idee a quello del denaro), interrogandosi sulla reale possibilità di filmarlo. L’eredità di Nanook è una tavola rotonda che ragionerà sullo status del documentario contemporaneo.

CONCORSO INTERNAZIONALE
Selezione ufficiale Concorso lungometraggi

Il Concorso Internazionale scatta istantanee sul mondo dell’attualità, in presa diretta ma con uno sguardo personale. Non mancano l’Iraq e l'Afganistan, attuali protagonisti di due guerre mai concluse, ma raccontati in maniera diversa: L’Empreinte, è un ritratto di un forno di Herat, i gesti ripetuti e meccanici di un’antica sapienza nell’arte di fare il pane. Life After the Fall offre un quadro completo dell’Iraq moderno, attraverso le vicende della famiglia dello stesso regista. L’immigrazione è raccontata nei Centri di accoglienza svizzeri de La Forteresse, vincitore del premio Cinéastes du présent a Locarno 2008, dove si incrociano i destini tra gente proveniente da ogni angolo del mondo (Kurdistan, Iraq, Kosovo, Lituania, Togo, Ghana, Colombia).

 

La Forteresse

 

È forte la presenza di documentari italiani: Hair India presenta un mercato poco noto, quello che mette in circolo i capelli di giovani donne indiane. Altro titolo italiano di forte connotazione è Rumore Bianco, che segue le comunità che vivono lungo il corso del Tagliamento, le stesse che hanno contribuito a realizzare il film, attraverso una forma popolare di autofinanziamento. Infine Fondamenta delle Convertite, un anno di riprese nel carcere femminile di Venezia in compagnia di detenute e sorveglianti. La scomparsa dei modi tradizionali di vita riaffiora in due titoli: La Vie moderne e Sleep Furiously. La memoria è il tema di Driving Men, ricerca semiseria degli amori passati, e di The Past is a Strange Country, "Rashomon" alla coreana sul sacrificio di due studenti negli anni 80. La tragedia della Storia ritorna anche nel racconto dello sterminio degli indios fatto da El Pais del diablo. E infine altri paesi, altre storie: l'Africa sub sahariana di Amour Sexe et Mobylette, il Maghreb de La Chine est ancore loin, la Cina pre-olimpiadi in Qian men qian, i paesi dell’ex unione sovietica attraverso i racconti di infanzia abbandonata di Holunderblute e Lumière du nord.

Selezione ufficiale Concorso cortometraggi

Tra i titoli dei cortometraggi si segnalano Tijuana, sulla barriera che separa Messico e Stati Uniti, La favola del pennello, registrazione di un lungo racconto di Tonino Guerra, Distancias, sul dramma dei migranti che attraversano il Sahara, Clean up, folgorante constatazione dell’atrocità della pena di morte, Presidio Modelo, riflessione su un luogo cruciale della storia cubana, 19 hilos, ritratto di una marionetta e del suo creatore, A Necessary Music, epopea di un’isola raccontata dai suoi abitanti, Marenostrum, affresco di un Mediterraneo che scompare, The Flying Shepard, strano incontro fra pastori e deltaplani, Cosmic Station, ritratto di una comunità scientifica isolata dal mondo, Eden End, viaggio visionario alla fine del mondo, Ma’arib, panoramica sul paesaggio lavorativo dello Yemen, Cat & Mouse, sul lavoro infantile nel Kurdistan iraniano, Merely a Smell, paesaggio libanese dopo la battaglia.

STILE LIBERO

Tra i titoli di questa sezione che intende esplorare le varie forme di documentario, le arti la

fanno da padrone: poeti (Pan Cinema Permanente), pittori (O tritos Takis), musicisti (Aquele Querido mes de agosto, Soul Power). Ad essi si aggiungono gli sguardi di esploratori e bizzarri viaggiatori del mondo: piloti dell’Amazzonia (Flieger), mistici africani (Les Dormants), e vagabondi psichedelici del deserto messicano (Wadley). Infine due ritratti estremi della società, registrazioni di situazioni che svolgono nel corso del tempo: il racconto intimo del mondo privato di una famiglia alle prese con la psichiatria di Must read after my death, restituito grazie ad una straordinaria raccolta di registrazioni audio e video degli anni ’60; e l’evoluzione di un delinquente abituale di René, vincitore del premio per il miglior documentario Europeo 2008.

I VOLTI DEL POTERE

La sezione tematica obbedisce a una precisa intenzione programmatica che anno dopo anno svilupperà una riflessione sui modi in cui il cinema documentario affronta e rappresenta un soggetto. In questa prima esperienza, attraverso titoli che vanno dagli inizi del secolo scorso alla più recente contemporaneità, si cercherà di capire se e come il potere è filmabile. Dopo un titolo paradigmatico come La presa di potere da parte di Luigi XIV di Roberto Rossellini, si vedranno, per sei mattine di seguito, in incontri strutturati come veri e propri seminari: le illustrazioni degli anni 20 e 30, divise fra individuazione schematica del potere e lotta di classe (dai tedeschi Blutmai di Phil Jutzi e Einer für alle di Curt Wesse e Heirich Roellemberg, all’italiano Via dell’Impero di Fernando Cerchio, al francese La Vie est à nous di Jean Renoir); un affresco globale sull’irresistibile fascino del denaro (I Love Dollar di Johan Van der Keuken); un confronto fra il potere delle immagini e le immagini del potere (Immagini d’Oriente- Turismo vandalo di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi e L’homme aux semelles d’or di Omar Amiralay); una serie di scene di addestramento al potere tramite il management (Die Bewrbung di Harun Farocki e Dominium Mundi di Pierre Legendre e Gerald Caillat); gli effetti nefasti del potere sui corpi delle persone che ne sono soggette (Match Made di Mirabelle Ang e Panni sporchi di Giuseppe Bertolucci); i meccanismi attraverso cui un potere senza volto controlla la massa e gli individui attraverso le telecamere di sorveglianza (Les Anneaux du serpent di Christophe Cognet e Faceless di Manu Luksch).

UNA DIAGONALE BALTICA

La retrospettiva, accompagnata da un volume ricco di saggi, obbedisce a un disegno pluriennale, quello di esplorare, in occasione dei cinquanta anni del Festival dei Popoli, diverse aree del mondo, analizzando attraverso la loro produzione documentaria, come si sono evolute le vicende storiche, culturali e sociali dei vari Paesi. In questo primo appuntamento, dedicato alle Repubbliche Baltiche (Estonia, Lettonia, Lituania) si passerà dagli anni in cui facevano parte dell’Unione Sovietica a quelli della libertà e dell’indipendenza nazionale. Si potranno così vedere cose dimenticate come l’etica del lavoro nelle società socialiste e in quelle liberiste (Beginning, Construction e Worker di Uldis Braun, A Life di Herz Frank, Egg Lady di Uma Celma), impressionanti e virtuosistici affreschi delle popolazioni che componevano l’URSS (235.000.000 di Uldis Braun, Biruta Veldre e Laima Zurgina), le disfunzioni "umoristiche" del sistema (... And the Soup Is Ready on Time di Valeeria Anderson o Apolinaras di Henrikas Sablevicius), le speranze tradite di quelli che fecero la Rivoluzione d’Ottobre (The Constellation of Riflemen di Juris Podnieks), i preti ribelli (Open the Door to Him Who Comes di Audrius Stonys), le inquietudini giovanili degli anni 80 (Is It Easy To Be Young? Di Juris Podnieks), i cori di migliaia di persone che cantano la fierezza nazionale Homeland di Juris Podnieks), il nuovo corso dell’esistenza dopo l’indipendenza (Gravitation e Sea of Attractions di Dainis Klava, Crossroad Street di Ivars Seleckis, Christmas Without Lenin di Andres Sööt) i costumi dimenticati di remote isole del Baltico (Kihnu Woman e Miss Saaremaa di Mark Soosar), gli artisti e i poeti (Our Arthur di Grigory Kromanov, Brothers Kokari di Juris Podnieks, Imant Ziedonis Portrait in Grammar di Laima Zurgina, The Naivists di Dainis Klava), la contemplazione della vita che passa (i film di Arunas Matelis, Audrius Stonys, Valdas Navasaitis). Le speranze di domani e le miserie di oggi. Parallelamente sul piano formale non si potranno non riscontrare le differenze di sguardo fra i cineasti dei tre Paesi: l’umorismo stralunato degli Estoni, il realismo poetico dei Lettoni, l’approccio esistenziale dei Lituani. E dietro tutto ciò si individueranno la caratteristiche stilistiche e tematiche dei singoli cineasti, dai lettoni Herz Frank, Laila Pakalnina e Dainis Klava, agli estoni Andres Sööt e Mark Soosar, ai lituani Arunas Matelis e Audrius Stonys, tutti presenti a Firenze.

CLAIRE SIMON, LA LEGGENDA DIETRO LA REALTA’

L’evento si segnala per essere il primo omaggio completo dedicato in Italia all’autrice, ma anche come iniziativa in controtendenza rispetto al sistema concorrenziale dei festival: due realtà attive nella promozione del cinema di qualità come Filmmaker/doc e Festival dei Popoli hanno infatti unito le loro risorse per promuovere un’artista contemporanea. Nell’ambito della retrospettiva, verrà pubblicato il volume monografico "Claire Simon – La realtà diventa storia", curato da Carlo Chatrian e Daniela Persico ed edito da Agenzia X. La regista sarà a Firenze dal 18 al 21 novembre e il 20 terrà una lezione di cinema. Per Claire Simon "Il documentario è come un film di finzione improvvisato". Nata a Londra nel 1955, cresciuta nel sole seducente della Provenza, montatrice e filmmaker autodidatta negli anni ’70, la regista francese incontra a Parigi la rivoluzione degli Ateliers Varan. Da trent’anni il suo sguardo analitico e appassionato si posa in prima persona sui giochi dei bambini rivelatori dei rapporti di potere tra adulti (Récréation), sull’ambiguità del sistema capitalistico che schiaccia anche una piccola impresa alimentare sotto la spinta della produttività (Coûte que coûte) e soprattutto sulla condizione femminile. L’adolescenza e la scoperta della passione (Ça brûle), la difficoltà dell’accostarsi alla sessualità (Les bureaux de Dieu), il legame tra donna e maternità (Sinon oui) sono esperimenti cinematografici che mettono in discussione il ruolo femminile nella società contemporanea. Dice: "Girare un documentario è credere nella rivelazione del cinema, la rivelazione più semplice e più radicale: che il presente si trasformi in presenza, che un’azione diventi una storia, che un uomo diventi un eroe, che un posto diventi un luogo".

L’EREDITA’ DI NANOOK

La sezione verrà analizzata attraverso una tavola rotonda che ragionerà sullo status del documentario contemporaneo, prendendo le mosse dalla definizione di John Grierson su Nanook l'esquimese di Robert J. Flaherty (1922): "Definire un film come documentario è una descrizione maldestra, ma essa continua a imporsi. I francesi che la utilizzarono per primi volevano con essa designare i film di viaggio.(...) A partire da queste visioni esotiche, il termine è arrivato a includere film drammatici come Moana o La Terra. E nello stesso tempo ingloberà altri generi, differenti nella forma e nelle finalità". E’ importante, alle soglie del cinquantenario del Festival dei Popoli, fare un passo indietro e Cercare di mettere in prospettiva il "genere" interrogandoci sullo status di questa forma filmica; pur essendo ben consci del fatto che essa è consustanziale al cinema stesso, mezzo che, per sua natura, ha valore di documento (come bene sanno gli studiosi di precinema, che nei primi esperimenti hanno visto uno studio, una documentazione scientifica, del movimento, o gli storici, che nelle immagini di un film leggono i segni di un’epoca, di una società che si riproduce, degli eventi e delle contraddizioni che la animano). Quello che interessa non è tanto porre dei limiti, degli steccati, ma osservare, di anno in anno Dove il cinema del reale sta andando, riflettendo, attraverso una circolazione della parola sui fenomeni in atto. La 49ª edizione sarà dunque il teatro di una tavola rotonda, che in omaggio al "primo del nome", al lascito che ci ha trasmesso, abbiamo voluto intitolare L’eredità di Nanook. Con essa vogliamo chiamare a raccolta critici, studiosi, cineasti, produttori e traghettatori di cinema, invitandoli ad analizzare e a dibattere lo stato dell’arte, arrivando non tanto a delle conclusioni "scientifiche" quanto a dei pensieri che stimolino altri pensieri, altre elaborazioni future.

EVENTI SPECIALI E COLLATERALI

Un assaggio del festival sarà un’anteprima attesissima in città: il 12 novembre al Teatro Verdi sarà proiettato Cinema Universale d’Essai di Federico Micali: testimonianze dei protagonisti delle vicende di un luogo mitico per la Firenze degli anni 70 e 80, tra film di culto, urla verso lo schermo, fumo, piccioni e vespe in sala. Il 12 all’Auditorium Stensen in collaborazione col Festival sarà presentato Il pane della memoria: l’ultima esponente della comunità ebraica di Pitigliano, racconta un’esperienza di integrazione tra cristiani ed ebrei, che si sviluppò fino alla lacerazione causata dalle leggi razziali. Ancora allo Stensen, arrivando finalmente al festival, il 15 la rassegna sulle origini ospiterà Langue Sacrée langue parlée, sulle origini della lingua ebraica. Sempre da Israele arriva un altro importante evento speciale: Z32 di Avi Mograbi, già presentato con successo al Festival di Venezia, una confessione del disagio etico di una nazione. Centrato sul pentimento di un soldato che, obbedendo agli ordini, ha ucciso a sangue freddo dei civili palestinesi come rappresaglia a uno scontro militare, il film è la lucida ricostruzione di un delitto, accompagnata da un beffardo coro brechtiano che puntualizza gli errori e gli orrori di una politica. Segnaliamo infine Unas Fotos en la ciudad de Sylvia di José Luis Guerin, racconto fotografico di donne, incontri, città e Routes, road movie a ritmo di ballo attraverso il sud degli Stati Uniti, che chiuderà il festival.

GIURIE E PREMI

La Giuria dei Lungometraggi del Concorso, composta da cinque membri:
Arturo Lavorato, cineasta (Italia)
Guo Xiaolu, cineasta (Cina)
Carlos Moguiro, critico e direttore di festival (Spagna)
Audrius Stonys, cineasta (Lituania)
Marie Vermillard, cineasta (Francia)
assegna il Premio dei Popoli al miglior film (10.000 €) e al cineasta dallo stile più innovativo (5.000 €), designando anche il vincitore della Targa Gian Paolo Paoli per il miglior film etnoantropologico. La Giuria dei Cortometraggi del Concorso, composta da nove membri, studenti dell’Università di Firenze e della Lorenzo de’ Medici assegna il Premio dei Popoli Lorenzo de’ Medici al miglior film (2.500 €).

La Giuria della Fondazione Ente dello Spettacolo assegna due premi alla distribuzione a due film scelti fra i Lungometraggi del Concorso e della sezione Stile Libero.

La Giuria Ucca assegna il premio alla distribuzione Venti Città a un film scelto fra i Cortometraggi del Concorso.

Il Pubblico, tramite schede distribuite prima di ogni proiezione, assegna il Premio del Pubblico per ogni categoria, Lunghi, Corti e Stile Libero.

I luoghi del festival sono cinque.
Il cinema Odeon, Piazza Strozzi, 2, capienza 688 posti
Il cinema Stensen, Viale Don Minzoni, 25/A, capienza 242 posti
Il cinema Spazio Uno, Via del Sole, 10, capienza 99 posti
L’auditorium Ente Cassa di Risparmio di Firenze, Via Folco Portinari, 5/R, capienza 99 posti
La saletta Gian Paolo Paoli, Borgo Pinti 82/R, capienza 40 posti

Link: www.festivaldeipopoli.org

 

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