Festival di Cannes 2010
63a edizione 12-23 maggio

Questa edizione è stata aperta dalla maestra di cerimonia Kristin Scott Thomas, invitando poi il presidente Tim Burton e la giuria sul palco, e sempre lei ha promosso la cerimonia di chiusura per l’annuncio dei vincitori. Il festival è stato aperto da Robin Hood con Russell Crowe nel ruolo del protagonista e da poco reduce dal trovarsi la stella numero 2404 tra quelle incise sulla Walk of Fame sull’Hollywood Boulevard, ulteriore consacrazione, film luna park che nulla ha aggiunto al mitico personaggio (ed è stato chiuso da The Tree di Julie Bertuccelli con Charlotte Gainsbourg nel ruolo complesso di una madre che deve crescere tre figli dopo la perdita del marito).

 

 

Da lì poi si è aperta la competizione per i film in concorso. Il delegato generale Thierry Frémaux ha evidenziato che molti film sono riusciti ad essere pronti a ridosso del festival grazie ai perfezionamenti in tema di post-produzione e che il calo di opere proposte indica conseguenze di crisi economica sulla creatività, e del resto siamo in un momento di passaggio poco chiaro sia dal punto di vista artistico, tecnico ed economico, inoltre era un po’ nell’aria che l’ultima edizione sarebbe stata inferiore alle aspettative per una flessione generale delle produzioni (con la quantità che prevaleva sulla qualità), meno la sorpresa di una continua ibridazione dei generi e dell’unione di media espressivi diversi.

Il concorso ufficiale

Il concorso ha visto la giuria composta da Alberto Barbera, Kate Beckinsale, Emmanuel Carrere, Benicio Del Toro, Alexandre Desplat, Victor Erice, Shekhar Kapur, Giovanna Mezzogiorno e capitanata dall’innamorato di spettri e visioni Tim Burton assegnare a sorpresa la Palma d’oro all’esotico Uncle Boonmee del regista thailandese di culto Apichatpong Weerasethaku, quindi un cinema antirealista caratterizzato e sottolineato dalla coraggiosa scelta della giuria. Più scontato il Grand Prix al francese Uomini di Dio di Xavier Beauvois, rievocazione del martirio di sette monaci trappisti uccisi da fondamentalisti islamici algerini nel 1966, nonostante il clima di amicizia coi locali musulmani. Il premio per la regia andava a Mathieu Amalric per il divertente Tournée, un tour in giro per la Francia dei teatri dimenticati con un produttore teatrale e una comitiva di spogliarelliste del "new burlesque", forma di varietà che mescola rock, danza e strip tease. Il premio per la miglior sceneggiatura veniva destinato a Poetry di Lee Chang-dong su un doloroso dramma della vita con le corde dell'emozione e della poesia. Grande contentezza per il giovane talento Elio Germano, imprenditore edile faccendiere e miglior protagonista (primo italiano dopo 23 anni) per La nostra vita di Daniele Luchetti, in un film che racconta una fetta di crisi e di realtà italiana. Il film è stato accolto con molte risate, anche grazie all’apporto di Raoul Bova, Isabella Ragonese e Luca Zingaretti. L’altro miglior attore ex aequo è stato il disperato ma vivissimo Javier Bardem dell’inconsolabile Biutiful di Alejandro Gonzáles Iñarritu.

 

 

Juliette Binoche capeggiava sul manifesto ufficiale della kermesse e risultava miglior interprete femminile con Copia conforme, girato in Toscana dall’iraniano Abbas Kiarostami in una sorta di tour di luoghi e sentimenti di una presunta coppia, anche in crisi. Potenti anche i film di non ha avuto l’onore di un qualche premio, come il favorito Ken Loach con Route Irish, un indice puntato contro le atrocità della guerra in Iraq, con lo sguardo non dei militari, ma dei contractor privati spesi in battaglia nel disinteresse degli occidentali e col titolo che si riferisce alla strada, "la più pericolosa del mondo", che dall’aeroporto conduce alla Zona Verde, quella delle ambasciate e i palazzi del potere, di Baghdad. Assolutamente delizioso Mike Leigh con Another Year, delicato nel filmare una coppia londinese tra i 50 e i 60 anni, sorta di manifesto della nostra scontentezza.

 

 

Più interno a un discorso di mercato locale erano i conflitti d’amore di La princesse de Montpensier di Bertrand Tavernier, con una giovane smaniata da quattro uomini nella Francia del 1562 in piena guerra di religione e di nobiltà. Doug Liman con il suo Fair Game era il solo americano in concorso, in un thriller sull’agente della Cia Valerie Plame Wilson, screditata dopo le rivelazioni del consorte sulle manipolazioni per invadere l’Iraq e con le star Naomi Watts e Sean Penn.

Il fuori concorso

Brillava la stella di Stephen Frears con Tamara Drewe, giovane giornalista nella campagna inglese dai molti amanti e dello scompiglio che si può creare solo in una black comedy di tribolazioni tenebrose e catastrofi inammissibili. Molto irriverente ma uno dei pochi registi in grado di rinnovare il linguaggio e le prospettive di visione, Gregg Araki con Kaboom esplorava le tendenze sessuali del giovane protagonista in un vortice di sesso droga e rock’n’ roll. You Will Meet a Tall Dark Stranger di Woody Allen era ambientato interamente a Londra, con Antonio Banderas e il britannico Anthony Hopkins, e uno scrittore in crisi coniugale e creativa.

Un certain regard

In questa sezione di valore hanno trovato spazio due grandi longevi (e al solito i più giovani di tutti) come Manoel De Oliveira con O estranho caso de Angelica, con il soggetto scritto nel 1952 e con l’ossessione di un fotografo ebreo dopo aver fotografato su richiesta di una famiglia cattolica una giovane parente defunta e Jean Luc Godard col suo Film Socialisme, una moderna riflessione sul bacino culturale del Mediterraneo fatta di mille elementi e una crociera.

 

 

Interveniva il canadese Xavier Dolan con Les amours imaginaires, signorile racconto di due amici (un ragazzo e una ragazza) che si innamorano dello stesso ragazzo. Pablo Trapero con Carancho indagava su un avvocato specializzato in incidenti stradali, un avvoltoio (come da titolo originale) che si perde nelle povere e tetre notti argentine e cerca di sopravvivere ad affari più loschi di lui.

Quinzaine des réalisateurs

I turbamenti adolescenziali di Un poison violent della debuttante giovane regista francese Katell Quillévéré erano il problema di una quattordicenne, con il primo bacio, il primo funerale e primi dubbi religiosi in un piccolo villaggio. Ancora turbamenti in All good children di Alicia Duffy e la campagna nella Francia del Nord dove due fratelli orfani di mamma fanno amicizia con ragazzini inglesi. Rimanevano fuori dal concorso di questa sezione Boxing Gym di Frederik Wiseman, un documentario curioso e mirabile sui frequentatori, uomini, donne e bambini, di una piccola palestra di Austin in Texas, luogo di incontro e discussione delle loro alte o basse aspirazioni sportive e Stones in Exile di Stephen Kijak, altro documentario sulle sessions di registrazione dei Rolling Stones esiliati in Costa Azzurra vicino Nizza nel 1971, inseguiti dal fisco inglese e che lì realizzarono uno dei loro migliori album, "Exile on main street", in un turbinio di alcol, droghe, litigi, ripicche, aneddoti, eccessi.

Semaine de la critique

La Settimana della Critica è quella dei giovani talenti e si è occupata di sfruttamento sessuale dell’amica d’infanzia della protagonista in Bedevilled del coreano Jang Cheol-soo, dei movimenti studenteschi ai tempi dell’Indipendenza di Singapore in Sandcastle di Boo Junfeng, col figlio che vuole sapere e la famiglia che vuole dimenticare, l’ottimo Sound of noise di Ola Simonsson e Johannes Stjärne Nilsson sull’attrazione per la musica di una città e la repulsione di un singolo. In opposto la veterana Isabelle Huppert in Copacabana di Marc Fitoussi è una madre svitata che tenta di riguadagnare punti agli occhi della figlia. Anche qui un documentario, quello del danese Janus Metz sulla guerra in Afghanistan, Armadillo, e due militi affetti da impudenza e dipendenza dall’adrenalina.

Mercato

Se nel 2009 le preoccupazioni dovute alle difficoltà economiche avevano stretto anche mercati consolidati come l’European Film Market di Berlino e il Marché di Cannes, ora l’atmosfera era completamente diversa e più vitale, ed infatti sul versante Marché du Film del Festival di Cannes era ampiamente previsto un incremento degli operatori internazionali, che infine si attestava sul 5%, pronti comunque a trovarsi di fronte una situazione che inevitabilmente era stata colpita dagli effetti a lunga gittata di crisi e austerity con una contrazione dei titoli importanti e con i finanziamenti all’industria che devono seguire gli imprevisti, con l’home video che regge più del pronosticato e la distribuzione Internet e quella video on demand che ancora non decollano e sono di scarso rilievo economico. Il Marché du Film di Cannes è ripartito dai 10.000 iscritti regolari e ha registrato un aumento del 5% sia di buyer sia di presenze rispetto al dato precedente, con l’incremento dell’America Latina del 12% e gli americani con la quota maggiore al 17%. Le new entries sono stati il Qatar, il Niger, il Mozambico, l’Etiopia e la Repubblica Domenicana. +10% è stato il rafforzamento tra i produttori, circa 2mila con 600 ad assistere agli eventi del Producers Network all’inseguimento di collaboratori finanziari e con incontri organizzati anche su due settori di grande attualità, l’animazione e la crossmedialità. Con un totale di 4.000 film (1.700 in progress e 2.300 completati) di cui 1.000 in proiezione comprensivi di 800 prime visioni, i buyers erano alla ricerca di film con un buon cast o un regista di fama per ampliare l’offerta dei propri listini dopo aver a lungo vissuto con le scorte accumulate in magazzino e i sellers cercavano una possibilità di guadagno in proporzione alla caduta dei budget di produzione, e conseguente aggiustamento dei prezzi. Anche molti dei consueti compratori nordamericani più potenti e dominanti hanno condotto molte e schiette trattative, ma messo poche mani sul portafoglio e rimandando di un mese le proposte e confermando un atteggiamento oculato e selettivo, nonostante la presenza di buoni film in offerta. Le vendite internazionali sono state comunque positive e si respirava un’aria di ottimismo per il futuro, col l’impressione del peggio oramai alle spalle e un mercato stabilizzato, misurato e costruttivo. Infine, con il cinema tridimensionale che avanza, anche Cannes si è attrezzata per questa tecnologia e delle oltre trenta sale di proiezione, dieci sono state predisposte per il cinema 3D.

Eventi

Nella sezione Cannes Classic sono stati proposti 16 capolavori salvati dai danni del tempo (Psyco, Tristana, Boudu sauvé des eaux) e soprattutto è stato ripresentato nella versione voluta dalla World Cinema Foundation di Martin Scorsese in associazione con la Cineteca di Bologna e il laboratorio L’immagine ritrovata Il gattopardo di Luchino Visconti in versione restaurata in digitale e dopo 47 anni dalla vittoria della Palma d’oro. E’ stato presentato il progetto della mostra fotografica "Carlo di Palma: I colori della mia vita", un progetto che sarà itinerante in tutto il mondo. Poi l’incontro "Atelier Francese, un anno dopo" con i tre trattamenti, risultato del primo laboratorio italo–francese di scrittura cinematografica e la presentazione dell’Enciclopedia Audiovisiva della Storia di Roberto Rossellini con i film e le serie televisive che ne costituiscono l’ossatura narrativa: il progetto a più lingue è costato 300.000 euro e comprende anche stesure di soggetti, sceneggiature e svariato materiale inedito. La annuale Leçon de cinéma è stata tenuta da Marco Bellocchio, sulle sue ispirazioni, metodi e temi, affermando che il cinema che gli piace fare attualmente è quello del presente. Inoltre MEDIA Salles ha presentato i dati su sale e schermi digitali aggiornati all’inizio dell’anno, a segnalare che il secondo semestre 2009 è stato decisivo per capire il boom di diffusione conosciuto dalla proiezione digitale.

La prossima edizione si svolgerà dal 11 al 22 maggio 2011.

Maurizio Ferrari

I premi

Palma d’oro a Lung Boonmee Raluek Chat di Apichatpong Weerasethakul.
Premio per la Regia a Mathieu Amalric per Tournée.
Grand Prix della giuria a Des hommes et des dieux di Xavier Beauvois.
Premio della giuria Un homme qui crie di Mahamat-Saleh Haroun.
Premio per il miglior attore ex-aequo a Javier Bardem in Biutiful di Alejandro González Iñárritu e a Elio Germano in La nostra vita di Daniele Luchetti.
Premio per la migliore attrice a Juliette Binoche per Copia conforme di Abbas Kiarostami.
Premio per la Sceneggiatura a Poetry di Lee Chang-dong.
Caméra d’or a Año bisiesto di Michael Rowe.
Miglior film Un Certain Regard a Ha ha ha di Hong Sangsoo.
Premio della giuria Un Certain Regard: Octubre di Daniel e Diego Vega.
Miglior attrice Un Certain Regard: il cast femminile di Los labios di Ivan Fund e Santiago Loza.
Gran Premio Semaine de la Critique: Armadillo di Janus Metz.

Link: www.festival-cannes.org

 

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