Bergamo Film Meeting 2011
12-20 marzo 2011 - XXIX Edizione

Le leggi del tempo, ma non solo

Ci piace vedere questa ventinovesima edizione di Bergamo Film Meeting come una vigilia del compimento dei trent’anni, il passaggio verso una scadenza che non possiamo assolutamente mancare, almeno così vogliamo che sia. Lo scorso anno avevamo dispiegato una sequenza di lamentazioni e avevamo lanciato un appello, molto discreto e quasi per gioco, per trovare aiuti e sostegni anche al di fuori dei canali tradizionali, o istituzionali che dir si voglia. I risultati non sono stati confortanti, ma in compenso è cresciuto il fondo di raccolta aperto presso la Fondazione della Comunità Bergamasca, grazie soprattutto ad alcuni amici che hanno lì indirizzato le donazioni legate ai contributi ricevuti. Sponsor non se ne trovano, nonostante che persone di buona volontà ce l’abbiano messa tutta, con affetto e disponibilità, per dare al Meeting un futuro più solido. Come introduzione a questa edizione 2011, diciamo subito che il budget dell’edizione 2010 si è ridotto di circa 70.000 Euro rispetto a quello dell’edizione 2009: quasi un terzo delle risorse necessarie è venuto meno. E le previsioni per quest’anno non sono certo rosee, ma ci troviamo costretti ad andare avanti per non mancare un traguardo che consideriamo importante, una ricorrenza di grande significato per la vita culturale della città e non solo. Cerchiamo di tenere in piedi la baracca, anche se ci sentiamo un po’ come Charlot ne La febbre dell’oro, che si dispera e si agita per evitare che la casa scivoli nel baratro. Ma, essere giunti al punto di accettare in maniera quasi rassegnata la realtà dei fatti, suggerisce a chi scrive alcune considerazioni che, per una questione tattica, vogliono riportare l’attenzione alle "origini" del Meeting, al significato dell’azione culturale via via svolta, alla natura di un festival cinematografico autodefinitosi alternativo per gli intenti professati fin dalla sua costituzione, all’idea di futuro che resiste di fronte e in contrapposizione alle evidenze e alle emergenze storiche con le quali dobbiamo misurarci. Bergamo Film Meeting nasce all’inizio degli anni ’80, frutto di un’intesa tra istituzioni, associazioni di categoria e soggetti culturali presenti sul territorio. Il gruppo di lavoro, che nel corso degli anni determinerà tendenze e correzioni di rotta, è costituito di persone che già operavano nel settore cinematografico, sia come organizzatori che come critici, fortemente motivati da una visione politica – non partitica ovviamente, ma nel senso civico e greco della parola – dell’azione culturale. Era come una missione quella che muoveva gli animatori di quell’impresa, un impegno ad agire sulla realtà, con l’intenzione di modificare alcuni meccanismi distributivi dominanti, che escludevano alla visione pubblica una grande quantità di film, soprattutto quelli prodotti in paesi europei che non fossero la Francia e l’Inghilterra, e nelle altre regioni del pianeta, dove si faceva un cinema diverso, sia per caratteristiche produttive che per configurazioni linguistiche e narrative. C’erano, quindi, forti spinte e motivazioni solide, che trovavano anche in una visione di "utilità sociale" un fertile terreno di coltura. Il territorio da scoprire era immenso. I festival cinematografici, a quel tempo, erano ancora in numero molto limitato. Basti pensare, ad esempio, che Bergamo Film Meeting nasce insieme al Torino Film Festival: una grande e una piccola città che vedono l’inizio, nello stesso anno, di manifestazioni cinematografiche mosse da intenti culturali simili. Alcune regioni ci tenevano ad ospitare sul proprio territorio iniziative che fossero diverse dai festival storici e mondani come Cannes e Venezia, che promuovessero un cinema "invisibile", come già facevano Rotterdam, Berlino, San Sebastian; a quell’epoca naturalmente, poi tante cose sono cambiate anche lì. Il pubblico dei film di qualità era in grande crescita, i cineforum svolgevano ancora un’azione propulsiva di sensibilizzazione e di promozione culturali. Certamente, all’inizio ci fu il rischio di accontentare più una cinefilía sussiegosa e irritante, ma di contro e nei casi più consapevoli, era forte l’intenzione di allargare la platea dei film, autori e cinematografie poco conosciuti, sperando contemporaneamente di offrire loro possibilità concrete di circolazione in Italia. Bergamo Film Meeting ha sempre considerato il suo impegno come un lavoro continuo e imprescindibile di promozione e non come un’operazione di marketing o di esibizione autoreferenziale; il festival poteva vivere se andava oltre se stesso, oltre la vetrina temporanea di film poi in partenza per destinazione "ignota", per contribuire, così, ad incrementare l’offerta del circuito distributivo di qualità, sia quello commerciale che quello più strettamente culturale. Nel corso degli anni molte cose sono cambiate, soprattutto nel mondo dell’associazionismo e dell’esercizio d’essai, così come sono cambiati gli spettatori, i modi del consumo audiovisivo, il ruolo dei diversi media, il peso delle innovazioni tecnologiche, le strategie pubbliche e private di sostegno ai festival cinematografici, che si sono nel frattempo moltiplicati in modo pletorico, non solo in Italia ma anche all’estero. Stiamo naturalmente sintetizzando, perché l’argomento richiederebbe pagine e pagine di trattazione. Ci preme però dire che i festival che resistevano ai cambiamenti, che sono rimasti tuttora vivi, probabilmente avevano e hanno una robusta costituzione, sono cresciuti perché il fisico era adatto ad affrontare le sfide e le condizioni ambientali che di volta in volta si era costretti ad affrontare. Gli obbiettivi c’erano e si poteva agire perché in qualche modo si realizzassero. Le risorse pubbliche coprivano più interventi e potevano essere in qualche modo intercettate; l’impegno personale aveva un senso profondo e vitale, le soddisfazioni erano reali. L’inevitabile fragilità di chi si muoveva ai margini della grande impresa audiovisiva era vissuta anche come una risorsa, una spinta alla creatività, al rischio, all’avventura, all’alternativa. Chi scrive vuole insistere su un modo di operare che, pur tra numerose e grandi difficoltà, alla fine dava anche risultati lusinghieri; l’investimento soggettivo, oltre a produrre plusvalore sul piano formativo e delle competenze professionali, portava al raggiungimento di alcuni obbiettivi irrinunciabili per giustificare, anche sul piano etico, l’esistenza del festival. L’attaccamento ossessivo agli scopi che sono parte essenziale di Bergamo Film Meeting, alzava il livello psicologico, la determinazione a far sì, ad esempio, che alcuni film ogni anno rimanessero a disposizione dell’utenza. Oggi possiamo contare su un patrimonio materiale di circa 400 titoli, accumulato in ventotto edizioni del festival e ancora disponibile per la distribuzione. E non si può dimenticare anche il patrimonio di proposte ed esperienze che è stato utile ad altri soggetti, ugualmente impegnati a diffondere il cinema come strumento di conoscenza, di incontro e di dialogo. Avere vissuto i primi venticinque anni del Meeting significa avere partecipato a "qualcosa di travolgente", presi dentro una massa di eventi, dove collidevano, in modo spesso violento ma sempre fecondo, l’oggettività materiale e sociale e i "destini" che non si adattavano al corso e ai "conformismi" della storia. Negli ultimi tempi la situazione è radicalmente mutata: e non solo perché sono diminuiti i sostegni pubblici e privati – con effetti comunque demoralizzanti –, ma anche perché tanti entusiasmi sono venuti meno, così come tanti appigli, tanti stimoli, tante speranze. Questa di Bergamo Film Meeting è, come si diceva all’inizio, la ventinovesima edizione, messa insieme con fatica e con contributi individuali che, a fronte di ritorni economici veramente ridicoli, crescono sempre di più sia per il tempo richiesto che per la necessità di coprire incarichi che non possono essere richiesti gratuitamente ad altri. Le sezioni proposte anche per quest’anno reggono, ma è difficile, in queste condizioni, riuscire a mantenere coerenza e la giusta ampiezza delle sezioni tematiche. Bergamo Film Meeting ha visto nelle ultime edizioni un’ottima partecipazione di spettatori, la presenza di tanti ospiti, un interesse critico vivace, ricevendo apprezzamenti lusinghieri, e conservando stima e rispetto sia in Italia che all’estero. Bisogna prendere atto che tutto questo non serve sul piano della ricerca fondi, non attira altre risorse, utili per investire in nuovi progetti e rimettere in moto ciò che al Meeting sta più a cuore: l’acquisizione di nuovi film per la distribuzione e di classici da riportare su grande schermo. Oggi, molti festival tendono a privilegiare l’aspetto mediatico e si rincorrono a sfornare numeri e primati, che di edizione in edizione devono lievitare, come se il processo dovesse continuare all’infinito. Chi scrive non può non confessare una certa stanchezza, ma soprattutto un grande fastidio per tutto ciò che ha sempre considerato e considera un inutile involucro, continuando a preferire piuttosto la concretezza dei risultati all’appariscenza, allo smercio del futile e del vacuo. Per chi non sopporta neppure le nostalgie, ma continua a pensare che, alla fine, l’unica cosa che conta è che il cinema, nelle sue espressioni più diverse, possa coinvolgere in modo intelligente le persone, che riesca a portarle fuori di casa, che possa intercettare il bisogno di sapere soprattutto dei giovani, non può che provare un senso di amarezza, proprio perché si trova a non condividere comportamenti diffusi, perché sente sulla propria pelle l’esilità dei princìpi che lo hanno ispirato e che si sono consolidati nell’attrito con l’esistente, nella volontà di andare controcorrente per avvicinare le diversità, nel rifiuto di quelle regole, più o meno sancite, che filtrano le espressioni delle soggettività e non lasciano passare ciò che incrina, che erode quello che è venduto come il migliore dei mondi possibili. Il disagio, che è soggettivo e proviene da lontano, anche per contrasto ai lacci del presente – questo non possiamo negarlo -, non induce di certo a lasciarsi andare ai ricordi del passato, ai bei tempi che furono, quasi ad invocare un paradiso perduto. Anzi, mai come adesso il distacco è così voluto, la freddezza così coltivata. L’impressione è che, parafrasando Fassbinder, ci stiano e ci stiamo mangiando lo sguardo e questo suscita un misto di rabbia e sconforto, perché ci si sente affetti da impotenza, costretti ad accettare situazioni che appaiono senza via d’uscita e che limitano pesantemente il lavoro fatto per quelli che il festival lo "consumano" e lo vivono con partecipazione e per i quali nutriamo un profondo rispetto. Bergamo Film Meeting può ancora avere un futuro? Sicuramente sì, perché già ci sono le persone che lo possono tenere in vita. Il passaggio dei trent’anni va visto come un crinale, uno spartiacque per ripensare la propria strategia, per fare qualcosa di più. Il festival deve sapersi rinnovare, deve sperimentare nuove proposte, deve rivolgersi a un pubblico che sta cambiando e capirne desideri e aspettative, deve aprirsi ancora di più alle relazioni internazionali, deve entrare nei circuiti distributivi e produttivi legati all’uso delle nuove tecnologie, deve inventare percorsi basati sulla trasversalità e la contaminazione, deve saper leggere l’emergenza di nuove strategie nel mondo della comunicazione audiovisiva. Alcuni segnali e cambiamenti sono già in corso e vanno proseguiti, utilizzando anche l’archivio di esperienze e di "follie" che Bergamo Film Meeting ha accumulato fino ad oggi. Chi ha partecipato alla fondazione e alla costruzione del festival, con la storia che si porta dentro, per certi versi assillante e pretenziosa, e con dentro le tensioni e i malesseri che sono stati esposti sopra, sente che il suo tempo sta per scadere, che dovrà quanto prima passare la mano, che deve chiedere subito a chi sta già lavorando alla macchina e che appartiene a generazioni successive, di diventare protagonista, di mettersi in gioco, perché il Meeting ha bisogno di nuova linfa e di nuove "fedi". La scadenza dei trent’anni può chiudere una stagione – quanto è stata lunga! – e iniziarne una nuova. L’amico Piercarlo, un altro che il Meeting ha contribuito a fondarlo e a farlo crescere, se ne è andato da poco, portando con sé anche parte del nostro essere e della nostra presenza al mondo, che è poi ciò che abbiamo costruito in tanti anni di convivenza e di condivisioni. Piccole cose, forse, ma vissute con passione e con un’immedesimazione che non è fuori luogo definire carnale. Ha ragione Davide quando scrive che, dopo questo congedo, non ci resta che diventare vecchi. Veramente.

Angelo Signorelli

Il festival andrà alla scoperta di nuovi autori e nuove cinematografie, con una selezione di 7 lungometraggi, inediti in Italia, e realizzati da nuovi autori che hanno saputo distinguersi per la sensibilità con cui affrontano i temi della contemporaneità e l’originalità delle proposte linguistiche e narrative. Le opere presentate concorrono al Premio Bergamo Film Meeting, assegnato ai tre migliori film della sezione sulla base delle preferenze espresse da tutto il pubblico del festival.

Guerra Civil- Guerra civile di Pedro Caldas (Portogallo 2010, 90’) AIt
Con: Francisco Belare, Maria Leite, Catarina Wall. Estate 1982, una località di mare nel sud del Portogallo. Rui e i suo genitori vivono ognuno isolato nel proprio mondo, inconsapevoli del loro fallimento come famiglia. Rui deve fare gli esami, ma vorrebbe solo ascoltare musica e perdersi nei suoi mondi immaginari. Solo Joana riesce a toglierlo dal suo autismo. L’energia della ragazza lo affascina. Helena invece non riesce a colmare la distanza che la separa da suo figlio. Mentre aspetta il ritorno del marito, ha una storia con Zé, vent’anni più giovane. E l’estate sta finendo.

Sulla strada di casa – On the Way Home di Emilano Corapi (Italia 2011, 83’) Aint
Con Vinicio Marchioni, Daniele Liotti, Donatella Finocchiaro, Claudia Pandolfi. Per salvare la propria azienda, Alberto - un piccolo imprenditore ligure – inizia a fare da corriere per un’organizzazione criminale. Alla vigilia di un viaggio, alcuni uomini armati s’introducono nella sua villetta e sequestrano la sua famiglia, intimandogli di portare a loro, anziché alla destinazione stabilita, il prezioso carico che si accinge a ritirare. Costretto a subire il ricatto, Alberto attraversa l’Italia per effettuare il ritiro. Ma qualcosa va storto.

Das Lied in mir - The Day I Was Not Born - La canzone in me di Florian Cossen (Germania, Argentina 2010, 94') AIt
Con: Jessica Schwarz, Michael Gwisdek, Rafael Ferro. All’aeroporto di Buenos Aires, durante il suo viaggio verso il Cile, la giovane Maria riconosce una filastrocca cantata da una sconosciuta. Maria è tedesca e non parla una parola di spagnolo, eppure scopre di conoscere quella canzone a memoria. Molto turbata, decide di fermarsi a Buenos Aires. Telefona a suo padre Anton, in Germania, per raccontargli quanto è avvenuto. Dopo due giorni, Anton la raggiunge per confessarle qualcosa…

Handlarz Cudów - Miracle Seller – Il venditore di miracoli di Boleslaw Pawica, Jaroslaw Szoda (Polonia, Svezia 2009, 106’) AIt
Con: Borys Szyc, Sonia Mietielica, Roman Golczuk. Stefan è in pellegrinaggio verso il santuario di Lourdes. Hasim e Urika, due piccoli rifugiati ceceni, hanno attraversato il confine russo-polacco illegalmente. Quando capiscono che Stefan sta partendo, si nascondono nella sua auto, nella speranza di arrivare fino in Francia e ricongiungersi al padre. Durante il viaggio, tra Stefan e i bambini accadrà qualcosa che cambierà per sempre le loro vite.

MOSTRA CONCORSO

Bi, dung so! - Don’t Be Afraid, Bi! – Non avere paura, Bi! di Phan Đăng Di (Vietnam, Francia, Germania, 2010, 92’) AIt
Con: Phan Thành Minh. Bi, un bambino di 6 anni, vive con i genitori, la zia e la cuoca. Dopo anni di assenza, il nonno, gravemente malato, torna a vivere con loro. Mentre Bi stabilisce a poco a poco un rapporto con lui, il padre cerca di evitarlo, allontanandosi anche dal resto della famiglia. Ogni sera si ubriaca e flirta con una massaggiatrice. La madre di Bi finge di non vedere. La zia, ancora nubile, incontra sull'autobus un ragazzo di 16 anni, per il quale prova un'attrazione sconvolgente.

Podslon – Shelter – Il riparo di Dragomir Sholev (Bulgaria 2010, 88') AIt
Con: Cvetan Daskalov, Yanina Kasheva, Kaloyan Siriiski

Il dodicenne Rado, figlio dell’allenatore di pallanuoto Stoychev, si è trasformato in un punk. Il signor Stoychev pensa di essere stato un buon padre e non riesce a capire perché suo figlio voglia scappare di casa con i primi "teppistelli" che incontra per strada. Mentre erano impegnati a cambiare canale tv, preparare sottaceti o discutere di politica, i genitori del dodicenne Rado si sono persi la crescita del figlio.

Pulsar di Alex Stockman (Belgio 2010, 94') AIt
Con Matthias Schoenaerts, Tine Van Den Wyngaert, Niko Sturk. Samuel è un fattorino di prodotti farmaceutici, a Bruxelles. La sua ragazza, Mireille, è andata a New York per seguire uno stage in un prestigioso studio di architettura. Poco dopo la sua partenza, il computer di Sam viene preso di mira da un hacker. Tutti i tentativi per proteggere la sua rete wireless falliscono, l’hacker misterioso sembra intenzionato a mandare a rotoli la sua vita e la sua relazione con la bella Mireille.
AIt= Anteprima Italiana; AInt= Anteprima Internazionale

VISTI DA VICINO

Una selezione di 16 film provenienti da tutto il mondo, dove la riflessione degli autori sul "cinema del reale" è particolarmente attuale e urgente. La produzione di documentari è oggi sempre più raffinata, sempre più attenta alla precisa elaborazione cinematografica di forma e contenuto. Ma non sempre basta una buona idea, non sempre è sufficiente una grossa produzione. I film scelti per "Visti da vicino" sono segnati da una forte empatia tra i loro autori e i soggetti filmati: quando the magic happens, è visto da vicino.

Diary of a Sex Tourist – Diario di un turista sessuale di Davide Arosio, Alberto Gerosa (Italia, Svezia, Slovenia 2011, 25’) Aint
Film felicemente sperimentale e situazionista. I due giovanissimi ma esperti registi rimontano con perizia i video postati su youtube da un turista sessuale.

Nel giardino dei suoni - The Sound Garden di Nicola Bellucci (Svizzera 2010, 85’). Il regista torna in Italia dalla Svizzera per girare un film in cui un musicoterapeuta cieco svela il suo mondo fatto di suoni e musica.

Ageroland di Carlotta Cerquetti (Italia 2010, 50’). Agerola è un paese nell’entroterra della costiera amalfitana: la regista si lascia coinvolgere dalla vivacità dei suoi abitanti, tutti straordinari attori.

Raunch Girl di Giangiacomo De Stefano (Italia 2011, 55’) Aint
Clara, ventun anni, decide di creare un sito di "porno indipendente" che si chiamerà Naked Army. Il film narra le difficoltà e la testardaggine della giovane.

Kurdishlover – L’amante curdo di Clarisse Hahn (Francia 2010, 95’) AIt
La giovane regista è in Kurdistan, dove vive il suo nuovo fidanzato; la telecamera, onnipresente, è guardata con curiosità e sospetto.

Tage des regens - Days of Rain - Giorni di pioggia

di Andreas Hartmann (Germania 2010, 70’) AIt
Il giovanissimo regista è in Vietnam, per un racconto preciso e intimo di una famiglia che vive in un paese delle campagne, afflitto da periodiche inondazioni.

La BM du Seigneur - The BMW of the Lord – La BMW del Signore di Jean-Charles Hue (Francia 2010, 85’) AIt
Scontento delle sue riprese documentarie in una comunità nomade, il regista decide di coinvolgere i suoi protagonisti in un vero "falso documentario".

Paquita y todo lo demas - Paquita and Everything Else - Paquita e tutto il resto di David Moncasi (Spagna 2010, 54’). Il regista affida la telecamera a Paquita e al figlio schizofrenico. Le belle immagini che ne risultano raccontano la quotidianità di una vita difficile.

Heartquake di Mark Olexa (Italia 2010, 52’). Il piccolo kosovaro Shpetim è gravemente malato; può essere salvato da un intervento in un ospedale in Italia. Ma il padre si oppone con forza al viaggio.

Uranium Project di Stefania Prandi e Alan Gard (Italia 2011, 45’) Aint
Girato a Novazza, sulle montagne di Bergamo, dove negli anni ’70 gli abitanti si mobilitarono per impedire l’estrazione dell’uranio. Oggi lo spettro del nucleare riappare.

Left by the Ship – Abbandonati dalla nave di Emma Rossi-Landi e Alberto Vendemmiati (Italia 2010, 85’). Nelle Filippine, gli autori entrano in contatto con i figli di donne filippine e militari americani: sono gli amerasiatici, mai riconosciuti dai padri e dalle istituzioni statunitensi.

Hard Old Rock Vecchia roccia di Shan Zuolong (Cina 2011, 62’). Il regista, ventidue anni, segue senza tregua un ottantatreenne con un passato da bon vivant, imprigionato in gioventù con l’accusa di essere un controrivoluzionario.

Keleti szél: a film - Eastern Wind: the Film – Vento dell’Est: il film di György Szomjas (Ungheria 2010, 50’) AIt
Michel Montanaro è un musicista francese con il cuore in Ungheria. Szomyas racconta il suo viaggio e gli incontri con i musicisti tradizionali ungheresi.

Voitko rakastaa - Could you love di Johanna Vanhala (Finlandia 2010, 15’) AIt
La regista mescola filmati in Super 8 e immagini in digitale, l’audio fuori campo racconta un complesso rapporto madre-figlia.

La vida sublime di Daniel Villamediana (Spagna 2010, 90’) AIt
Un viaggio nello spazio e nel tempo attraverso la Spagna di Franco. Il film ondeggia sulla linea inesistente che separa fiction e documentario. AIt= Anteprima Italiana; AInt= Anteprima Internazionale

OMAGGIO A REGINA PESSOA

Regina Pessoa, oggi una delle figure più rappresentative del nuovo cinema d’animazione mondiale, non solo al "femminile", è protagonista della rassegna monografica del festival. Dal 1992, lavora presso lo studio Filmógrafo con Abi Feijó (regista pluripremiato, presidente dell'ASIFA Internazionale e presidente della Casa da Animação di Oporto), per il quale ha curato l’animazione di Os Salteadores (I fuorilegge, 1993), Fado Lusitano (1995) e Clandestino (2000). Sempre con Abi Feijò è coautrice di Ciclo Vicioso (Circolo vizioso, 1996) e Estrelas de Natal (Stelle di Natale, 1998). Il suo primo film, A Noite (La notte, 1999), vince numerosi premi in tutta Europa. Creato con la tecnica dell’incisione e della pittura su lastre di gesso – che richiede tempi di realizzazione lunghissimi, anche solo per pochi minuti di film - è un’opera al tempo stesso poetica e minuziosa, che racconta le paure, le ombre e i silenzi notturni di una bambina. Sei anni dopo, termina História Tragica com Final Feliz (Storia tragica con finale felice, 2005) che vince, tra gli altri, il prestigioso Annecy Cristal per il miglior cortometraggio agli Annecy Awards 2006. Caratterizzato da un disegno duro, definito da dense linee nere, il film ci trasporta nuovamente nella storia, dolce, di una bambina, il cui cuore batte troppo forte. È un ragazzo "diverso", alle prese con i suoi demoni, il protagonista del progetto che Regina Pessoa sta attualmente terminando, Kali, o Pequeno Vampiro (Kalì, il piccolo vampiro), del quale presenterà un estratto in anterprima a Bergamo. "Artista di grande intensità, e dunque al servizio della sua creatività e non di altro, certamente non di lusinghe o fretta, Regina Pessoa ha fin qui realizzato pochi film brevi, ma che sono tutti davvero notevoli; moderna, viaggiatrice e perciò stesso cosmopolita, conosce più lingue, più culture e più tecniche, alcune delle quali ha innovato e personalizzato per raccontare in un’intenzionale Trilogia, ovvero in tre brevi film A Noite (1999), História Trágica com Final Feliz (2005), Kali o Pequeno Vampiro (che sta ultimando), l’incomunicabilità e la solitudine dei bambini, ispirandosi al mistero, ai non infrequenti drammi, alla poesia nascosta nelle vite banali e anonime."

Matilde Tortora

Bergamo Film Meeting pubblica un volume interamente dedicato alla regista, con alcuni suoi testi originali, una ricca galleria di immagini e disegni e un intervento di Matilde Tortora, docente di Storia e Critica del cinema, saggista e scrittrice.

Regina Pessoa e Abi Feijó saranno ospiti del Festival e saranno protagonisti di un workshop di animazione rivolto a un gruppo selezionato di studenti.

I FILM
In Auditorium saranno proiettati i film della regista (sia le regie che le opere di cui ha realizzato le animazioni):

Os Salteadores - The Outlaws - I fuorilegge di Abi Feijó (Portogallo 1993, 14’14’’). Animazione di Tânia Anaya, Laura Carvalhosa, Filipe Moreira da Silva, Maria Moreira da Silva, Lino Dias, Graça Gomes, João Pedro Gomes, Raquel Morais, Clídio Nóbio, Regina Pessoa, Zé Carlos Pinto, José Miguel Ribeiro
Fado Lusitano di Abi Feijó (Portogallo 1995, 5’30’’). Animazione di Abi Feijó, Regina Pessoa, Graca Gomes, Filipe Moreira da Silva, Joao Carlos Feitas, Jose Carlos Pinto
Clandestino - Stowaway – Clandestino di Abi Feijó (Portogallo/Canada 2000, 7’32’’). Animazione di Abi Feijó e Regina Pessoa.
Ciclo Vicioso - Vicious Cycle - Circolo vizioso di Regina Pessoa, Abi Feijó e Pedro Serrazina (Portogallo 1996, 23’’)
A Noite - The Night - La notte di Regina Pessoa (Portogallo 1999, 6’35’’)
História Trágica com Final Feliz - Tragic Story With Happy Ending - Storia tragica con finale felice di Regina Pessoa (Portogallo/Canada/Francia 2005, 7’46")

CARTA BIANCA A REGINA A PESSOA

Una scelta di film di autori che hanno particolarmente influenzato la regista nel corso della sua esperienza e formazione artistica:
Oh que Calma di Abi Feijó (Portogallo 1895, 3’8’’)
Moznosti Dialogu – Possibilità di dialogo di Jan Švankmajer (Cecoslovacchia 1982, 12’)
Franz Kafka di Piotr Dumala (Polonia 1991, 16’)
The Village - Il villaggio di Mark Baker (Gran Bretagna 1993, 14’)
The Man with the Beautiful Eyes - L’uomo dagli occhi meravigliosi di Jonathan Hodgson (Gran Bretagna 1999, 6’)
When the Day Breaks - Quando fa giorno di Wendy Tilby, Amanda Forbis (Canada 1999, 9’40")
Lucía di Niles Atallah, Cristobal Leon, Joaquin Cociña (Cile 2007, 4’)

LA MOSTRA: HISTÓRIA TRAGICA COM FINAL FELIZ

Nella prestigiosa cornice della Sala alla Porta Sant’Agostino sarà allestita, dall'11 marzo al 3 aprile 2011, la mostra, in anteprima nazionale, con disegni originali, studi, animazioni e incisioni del film di Regina Pessoa História Tragica com Final Feliz.
Orari:
martedì- venerdì 15.30-19.30
sabato-domenica 11.00-19.30
Inaugurazione:
venerdì 11 marzo 2011, ore 18.30
Sala alla Porta Sant’Agostino (Bergamo)
L’omaggio a Regina Pessoa è stato realizzato con il sostegno particolare della Fondazione della Comunità Bergamasca.

MONDO EX. FILM DALL’EUROPA POST-SOCIALISTA: 1990/2010

"Ex. Non essere più – o non voler più essere – ciò che si è stati o ciò che si presumeva essere." All’improvviso, nel 1989, decine di paesi e milioni di persone di quella che noi chiamiamo genericamente Europa orientale si ritrovano ad essere ex: "un ex impero, numerosi ex stati ed ex patti di alleanza tra stati, tante ex società ed ex ideologie ex cittadinanze ed ex appartenenze, e anche ex dissidenze" (Predrag Matvejević, Mondo ex e tempo del dopo, Milano 2006), in breve, ex Europa socialista. Nel 1989 l’epilogo, e l’euforia per la caduta del sistema, per l’abbattimento del muro di Berlino, il simbolo più odioso della divisione ideologica del continente. Il 1990 - anno zero, l’inizio del postsocialismo, periodo di profondi cambiamenti, di collassi economici, di trasformazioni politiche e istituzionali, di gravi difficoltà sociali, di ingenti migrazioni e a volte di sanguinosi conflitti. Oggi, vent’anni dopo, alla fine di un faticoso percorso di transizione verso la stabilità, la normalità, la pace, per alcuni stati coronato dall’ingresso nell’Unione Europea (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia nel 2004, e Romania e Bulgaria nel 2007) sembra lecito affermare che il postsocialismo si sia ormai consumato e che una nuova età nella storia d’Europa sia cominciata. Così, Europa orientale o Europa dell’Est tornano ad essere espressioni dal significato meramente geografico. Questa evoluzione si riflette comprensibilmente anche nel cinema. Quel cinema dell’Europa orientale, ben riconoscibile fino a non molto tempo fa per le tematiche affrontate, per i messaggi trasmessi, per le sensazioni evocate, appare ormai sempre meno identificabile come tale, mentre le produzioni dei singoli paesi dell’Europa orientale assomigliano sempre di più nel genere e nei contenuti a quelli del resto del continente o d’oltreoceano, tutt’al più conditi in salsa locale. La sezione "Mondo ex" a Bergamo Film Meeting 2011, guardando retrospettivamente ai due decenni appena trascorsi, presenta una selezione di film che possono essere considerati tipici di alcune delle principali linee narrative del cinema dall’Europa post-socialista nel periodo 1990-2010 e che, in un modo o nell’altro, raccontano il socialismo e ciò che è venuto dopo: film che rileggono oggi il socialismo reale, sia come tempo del nonsenso, dell’assurdo imposto dall’ideologia, sia come rievocazione nostalgica; film che descrivono il momento di passaggio da un mondo all’altro, un attimo di entusiasmo e grandi speranze; film che parlano del dopo, degli effetti dell’impatto con una libertà mal controllata e un capitalismo più che disinvolto. E infine film della rinascita, anche morale, dopo lo smarrimento. Con 8 film , "Mondo ex" percorre tutta la vecchia Europa orientale, dall’Estonia all’Albania passando per Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Croazia, Bosnia e Erzegovina, Serbia, Romania e Bulgaria, ridando voce a quei paesi che l’attenzione rivolta tra 2009 e il 2010 alla caduta del muro di Berlino e alla riunificazione tedesca avevano fatto scivolare in secondo piano. Gli spunti di riflessione che la rassegna "Mondo ex" vuole offrire verranno sviluppati dagli interventi di due specialisti dell’Europa orientale ospitati presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Bergamo: Karl Schlögel, docente di Storia dell’Europa orientale a Francoforte sull’Oder, uno dei più importanti storici tedeschi contemporanei, massima autorità sulla storia e le culture dell’Europa orientale, pluripremiato autore di saggi (in italiano: Leggere il tempo nello spazio. Saggi di storia e geopolitica, Milano 2009) terrà una lezione sulla progressiva "riscoperta" dell’Europa orientale da parte dell’Occidente; Gian Paolo Girelli, giornalista, coordinatore responsabile di EstOvest, trasmissione televisiva della Rai dedicata interamente alla cosiddetta nuova Europa, incontrerà studenti e pubblico per raccontare, in base alla sue esperienze dirette, le trasformazioni in corso nell’Europa centrale e balcanica.

La rassegna è organizzata in collaborazione con l’Università di Bergamo, Dipartimento di Slavistica.

I FILM

Lost and Found - 6 Filme aus 6 Laendern Osteuropas. Lost and Found: 6 Glances at a Generation Oggetti smarriti: 6 Sguardi su una generazione di Stefan Arsenijević, Nadezhda Koseva, Mait Laas, Kornél Mundruczó, Cristian Mungiu, Jasmila Zbanich (Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Estonia, Germania, Romania, Serbia e Montenegro, Ungheria 2007, 99’). Sei giovani registi dell’ex blocco sovietico gettano uno sguardo personale sul tema del confronto tra generazioni e sui numerosi cambiamenti che li separano dai modi di vivere, di pensare, di emozionarsi della generazione dei loro genitori.

Maršal - Marshal Tito's Spirit - Il maresciallo di Vinko Brešan (Croazia 2000, 97’)

Gira voce che il fantasma del Maresciallo Tito sia apparso su un’isoletta della Croazia. In molti accorrono per vedere con i propri occhi e il sindaco del paese si organizza per trarre profitto dalla nuova ondata di turisti. Dal canto loro, i vecchi partigiani intravedono l’opportunità di riportare il comunismo nel piccolo villaggio e imbracciano le armi.

Bolse Vita - Bolshe Vita - Bolsce Vita di Ibolya Fekete (Ungheria 1996, 97’). Nell'estate del 1989, l’Ungheria apre le sue frontiere e ha inizio una nuova migrazione dai paesi dell'Europa orientale. Rifugiati politici, profughi, poveri, avventurieri, mafiosi: tutti passano dall’Ungheria per andare in Occidente, verso il "Nuovo Mondo". Sono gli eroi di questa storia.

Cześć Tereska - Hi, Tereska - Ciao, Tereska di Robert Gliński (Polonia 2001, 86’). Tereska ha quindici anni e con la sua famiglia abita in un tipico casermone dei tempi del comunismo. La madre č operaia e il padre è un disoccupato semialcolizzato. Tereska sogna un’altra vita e vuole diventare una disegnatrice di moda. Alla scuola di cucito, conosce Renata, una ragazza disinvolta, che le fa provare la prima sigaretta, il primo bicchiere di vino, le insegna a rubare e a baciare i ragazzi.

Pelíšky - Cosy Dens - La tana di Jan Hřebejk (Repubblica Ceca 1999, 115’). Alla fine degli anni ’60, due famiglie, gli Šebek e i Kraus, vivono fianco a fianco in una villetta bifamigliare di Praga. La vita scorre tranquilla per tutti, tra le feste di Natale, i battibecchi, la scuola, i nuovi amori, fino all’invasione sovietica dell’agosto 1968.

Dług - The Debt - Il debito di Krzysztof Krauze (Polonia, 1999, 101’). Per avviare una nuova attività, due giovani imprenditori cercano un prestito da un vecchio amico, che si rivela un gangster senza scrupoli. Tra minacce, ricatti e sensi di colpa, i due si ritrovano in un vero incubo, dal quale non sanno come uscire. Il film è ispirato a un celebre fatto di cronaca, accaduto in Polonia negli anni ’90.

Cum mi-am petrecut sfârşitul lumii - The Way I spent the End of the World - Come ho trascorso la fine del mondo) di Catalin Mitulescu (Romania, Francia 2006, 106’). Bucarest 1989, l’ultimo anno della dittatura. Per aver rotto il busto di Ceausescu, Eva viene giudicata davanti alla commissione disciplinare del liceo e trasferita in un riformatorio. Lì, conosce un ragazzo proveniente da una famiglia di dissidenti e progetta di fuggire con lui dalla Romania. Convinto che sia proprio Ceausescu la ragione dei guai della sorella, il fratellino escogita un misterioso piano per eliminarlo.

Slogans

di Gjergj Xhuvani (Francia, Albania 2001, 90’). Albania, verso la fine degli anni ’70. Andre è il nuovo insegnante della scuola elementare di un paesino sperduto tra le montagne. Con stupore, scopre sin dal primo giorno che la sua principale occupazione è quella di organizzare gli alunni per scrivere a caratteri cubitali alcuni slogan comunisti, sul dorso della montagna.

PSYCHO THRILLER

Alcuni grandi registi, nel corso degli anni ’40, si inoltrano nelle atmosfere torbide dell’animo umano, per raccontare storie che conoscono i toni scuri e tormentati dei territori in cui Bene e Male si affrontano in una lotta senza fine. I film della rassegna appartengono direttamente, o ne frequentano le atmosfere, al genere noir - che già lo scorso anno è stato indagato attraverso la figura della dark lady - e contengono figure e vicende "intaccate" dall’irrompere del disordine psichico, del turbamento emotivo, della deriva passionale. I film che respirano questo clima di angoscia e di paura sono stati anche un modo per rendere indirettamente il clima di un periodo storico che ha visto i preparativi, lo scoppio e lo svolgimento del secondo conflitto mondiale, con le devastazioni che si è portato dietro e le conseguenze drammatiche che si sono prolungate fino a tutti gli anni ’40 del secolo scorso. Autori come Lang, Wilder, Siodmak, Lewis, Renoir, Ophüls, Clouzot hanno interpretato le tragedie e i drammi soggettivi dell’epoca con la sensibilità e la forza espressiva maturate e tramandate in secoli di esperienze artistiche e culturali intime alla storia e alla tradizione europee. L’espressionismo in primo luogo, ma anche il romanzo gotico, la psicanalisi, il romanzo sociale intrecciato al thriller, al gangster film, al poliziesco. Due film in particolare esprimono bene le caratteristiche di questa sezione: Rebecca (Rebecca, la prima moglie, 1940) di Alfred Hitchcock e Secret Beyond the Door (Dietro la porta chiusa, 1948) di Fritz Lang, che raccontano l’escalation di incubi e paure di due donne alle prese con situazioni inquietanti, dentro case che via via si rivelano come vere e proprie trappole. Siodmak è presente con due capolavori: Phantom Lady (La donna fantasma, 1944) e Dark Mirror (Lo specchio scuro, 1946) nei quali riversa temi a lui cari, come quello del doppio, del colpevole ingiustamente incriminato, dell’incontro misterioso, dell’indagine che cerca di svelare i misteri dei personaggi, dell’amore come strumento di salvezza. Temi che sono presenti anche in film come The Two Mrs Carroll (La seconda Signora Carroll, 1947) di Peter Godfrey. L’oscurità dell’intrigo si sposa sovente con le complicazioni psicologiche dei personaggi, che non trovano spiegazione ai fatti in cui sono coinvolti. Come succede in My Name Is Julia Ross (Il mio nome è Julia Ross, 1945) di Joseph H. Lewis e Caught (Presi nella morsa, 1949) di Max Ophüls, film nei quali la normalità e la tranquillità della vita quotidiana si sfilacciano e segni inquietanti fanno affiorare manie, perversioni e strani complotti. Altra figura che ben si attacca alla schizofrenia dilagante è la presenza del fantasma, sia nella sua accezione più diretta come in The Ghost and Mrs. Muir (Il fantasma e la signora Muir, 1947) di Joseph Mankiewicz e Portrai of Jennie (Ilritratto di Jennie, 1948) di William Dieterle, sia nel suo riferimento più generico a qualcosa che disturba l’esistenza del personaggio, come in The Woman on the Beach (La donna della spiaggia, 1947) di Jean Renoir. Questa sezione va vista come un percorso labirintico, un’opportunità per lo spettatore di trovare variazioni sul tema, corrispondenze, rispecchiamenti, tracce, indizi che possono comporre infinite mappe mentali. La rassegna si compone di 14 titoli ed è realizzata in collaborazione con British Film Institute di Londra, Park Circus e Hollywood Classics di Londra.

I FILM
Rebecca - Rebecca, la prima moglie
di Alfred Hitchcock (Usa 1940, 130’)
Le corbeau - Il corvo di Henri-Georges Clouzot ( Francia 1943, 92’)
Phantom Lady - La donna fantasma di Robert Siodmak (Usa 1944, 87’)
My Name Is Julia Ross - Mi chiamo Giulia Ross di Joseph H. Lewis (Usa 1945, 65’)
I See a Dark Stranger - Agente nemico di Frank Launder (Gran Bretagna 1946, 112’)
The Dark Mirror - Lo specchio scuro di Robert Siodmak (Usa 1946, 85’)
The Two Mrs. Carrolls - La seconda signora Carroll di Peter Godfrey (Usa 1947, 99’)
The Woman on the Beach - La donna della spiaggia di Jean Renoir (Usa 1947, 71’)
The Ghost and Mrs. Muir - Il fantasma e la signora Muir di Joseph L. Mankiewicz (Usa 1947, 104’)
Secret Beyond the Door - Dietro la porta chiusa di Fritz Lang (Usa 1948, 99’)
Portrait of Jennie - Il ritratto di Jennie di William Dieterle (Usa 1948, 86’)
Caught - Presi nella morsa di Max Ophüls (Usa 1949, 88’)
The Reckless Moment Sgomento di Max Ophüls (Usa 1949, 82’)
The Big Heat - Il grande caldo di Fritz Lang (Usa 1953, 89’)


FANTASCIENZA D’AUTORE

Parlare di fantascienza per autori come Godard, Fassbinder, Truffaut, Ferreri, Allen forse è un po’ azzardato o quanto meno eccessivo. Ma sta di fatto che i film di questa sezione di Bergamo Film Meeting, 12 titoli per 12 autori diversi, raccontano il futuro, lo rappresentano in diversi modi, lo vedono come espediente narrativo, come un genere da utilizzare per riflettere sul mondo contemporaneo restando fedeli a una propria poetica e stile cinematografici. I film proposti coprono un periodo che va dai primi anni ’60 alla metà degli anni ’70 ed hanno alcuni punti in comune: il riferimento più o meno diretto alla fantascienza americana degli anni ’50, vaghe collocazioni spazio-temporali, l’uso minimo di effetti speciali, un’ambientazione che nella maggior parte dei casi è assolutamente realistica, uno sguardo su come il mondo potrebbe diventare, la presenza invisibile di una potenza o centrale di controllo, una visione pessimistica dell’uomo e della tecnica, lo spiazzamento dello spettatore. Tra i film proposti due sono particolarmente significativi e per alcuni aspetti sono molto somiglianti tra loro: Alphaville di Jean-Luc Godard e Il mondo sul filo di Rainer Werner Fassbinder. Entrambi si svolgono in un mondo quotidiano e riconoscibile, entrambi hanno per protagonista individui che devono indagare sulla scomparsa di qualcuno, entrambi si sviluppano lungo storie dalle trame oscure. Diverso è il paesaggio del film di Marco Ferreri Il seme dell’uomo, collocato in un mondo spopolato da imprecisate catastrofi, dove una coppia di giovani riesce a trovare un rifugio in riva al mare ma non a sfuggire alla violenza autodistruttiva. Lavora sulla metafora François Truffaut in Fahrenheit 451, tratto dal romanzo omonimo di Ray Bradbury, la visione di una società futuribile che ha messo al bando i libri: quale tremenda previsione per un regista che faceva della lettura una ragione di vita. L’uomo che fuggì dal futuro di George Lucas è un film che affronta il tema del potere come controllo totale sull’individuo, con uno sguardo che cerca di leggere nel pensiero, per trovarvi germi di libertà. Non poteva mancare, soprattutto per le proiezioni di mezzanotte, il lato più ludico e scanzonato, con la proposta di Il dormiglione di Woody Allen e Barbarella di Roger Vadim, quest’ultimo una sorta di sexy comedy in mancanza di gravità con una giovanissima e disinibita Jane Fonda. Due film, Il demone sotto la pelle di John Carpenter e Un cervello da un miliardo di dollari di Ken Russell pescano in due rami collaterali del genere, il fanta horror e la fanta politica, dispiegando citazioni colte e parodie più o meno esplicite.

I FILM
La jetée
di Chris Marker (Francia 1962, 28’)
Alphaville, une étrange aventure de Lemmy Caution - Agente Lemmy Caution, missione Alphaville di Jean-Luc Godard (Francia, Italia 1965, 99’)
La decima vittima di Elio Petri (Italia, Francia 1965, 92’)
Fahrenheit 451 - Fahrenheit 451 di François Truffaut (Gran Bretagna 1966, 112’)
Billion Dollar Brain - Il cervello da un miliardo di dollari di Ken Russell (Gran Bretagna 1967, 111’)
Il seme dell’uomo di Marco Ferreri (Italia, Francia 1969, 113’)
THX 1138 - L’uomo che fuggì dal futuro di George Lucas (Usa 1971, 88’)
La planète sauvage - Il pianeta selvaggio di René Laloux (Francia, Cecoslovacchia 1973, 72’)
The Sleeper - Il dormiglione di Woody Allen (Usa 1973, 89’)
Welt am Draht - Il mondo sul filo di Rainer Werner Fassbinder (Repubblica Federale Tedesca 1973, 205’)
FANTAMARATONA

La Fantascienza d’autore è protagonista anche della tradizionale maratona notturna del festival, che ogni anno riscuote sempre un grande successo e raccoglie un folto numero di appassionati cinefili. I titoli di quest’anno sono dei veri e propri cult: si parte con le avventure "piccanti" di Barbarella, dove una giovane Jane Fonda saltella nuda all’interno della sua astronave rivestita di pelliccia, per sprofondare nel fanta-horror di David Cronenberg, che con Shivers promette di mantenere svegli fino all’alba.

Barbarella – Barbarella di Roger Vadim (Italia, Francia 1968 98’). Nell’anno 40.000 dopo la "Contestazione globale", il Mondo vive in pace. Quando il professor Durand sparisce, portando con sé il segreto del pericolosissimo raggio positronico, il Presidente della Terra incarica Barbarella di rintracciarlo, per sventare il rischio di una guerra dopo secoli di pace. La ricerca porta Barbarella su di un pianeta retto da uno strano regime in cui i buoni vivono segregati, mentre le perversioni dei cattivi alimentano un mare magmatico che circonda la Città Nera, la loro capitale. Con l’aiuto di alcuni rivoluzionari e di un angelo cieco, Barbarella mette fuori combattimento Durand Durand e fa sprofondare la Città Nera.

Shivers - Il demone sotto la pelle di David Cronenberg (Canada 1975, 87’) Nel nuovo, lussuoso complesso residenziale "Arca di Noè", nei pressi di Toronto, uno scienziato uccide con ferocia una ragazza, quindi si suicida. L’uomo ha cercato così di arginare la diffusione di un parassita, da lui creato e sfuggito al suo controllo, impiantato nel corpo della ragazza che gli aveva fatto da cavia. Nonostante ciò, il parassita si diffonde fra gli abitanti del condominio. Roger St. Luc, il medico del condominio, e la sua infermiera Forsythe si trovano a dover gestire l’emergenza, prima che l’epidemia si propaghi alla città, e da lì al mondo intero.

ALFRED HITCHCOCK: IL PERIODO INGLESE

Quando il buongiorno si vede dal (metà) mattino. Nel 1929, Alfred Hitchcock si era già fatto un nome. Nove film muti, di cui due, The Lodger (Il pensionante, 1926) e The Ring (Vinci per me!…, 1927) definiti a posteriori, nella celeberrima intervista a Truffaut, rispettivamente "il primo" e "il secondo vero film di Hitchcock". Degli altri, il Maestro ebbe sempre una considerazione benevolmente scettica (una sorta di "palestra" per affinare il senso della narrazione e dell’inquadratura). La vera partenza col botto, nella sua filmografia, avvenne con Blackmail (Ricatto, 1929). Inizialmente concepito come film muto, sonorizzato solo nell’ultima bobina, grazie agli astuti maneggi del giovane regista nei confronti della produzione, Blackmail divenne il suo primo film sonoro, e primo film sonoro inglese tout court. In un primo tempo, Hitchcock diffidava dell’innovazione del sonoro: "Il cinema si è bruscamente irrigidito in una forma teatrale. Il risultato è la perdita dello stile cinematografico e anche la perdita completa della fantasia", spiegava a Truffaut. Ma il regista sapeva di non poter restare ancorato al cinema muto. Evitando accuratamente le secche del "teatro filmato", infatti, seppe fin da subito sfruttare la nuova invenzione: l’uso espressionistico del suono della parola "knife", coltello, a rimarcare i sensi di colpa della protagonista di Blackmail durante la colazione, è passato giustamente alla storia. A partire da questo film, e nell’arco di appena dieci anni, il regista ebbe modo di inventare, codificare, rifondare e portare al massimo dell’espressività il racconto cinematografico e quello di genere, soprattutto poliziesco e spionistico. Con cadenza annuale, Hitchcock sfornava racconti esemplari per inventiva e costruzione narrativa: con Murder! (Omicidio, 1930) e in misura minore con The Skin Game (Fiamma d’amore), piegò le convenzioni del teatro a uno specifico squisitamente cinematografico, proseguendo allo stesso tempo nei suoi esperimenti col sonoro; con Rich and Strange (Ricco e strano, 1931) imbastì una commedia matrimoniale dalle influenze shakespeariane e dal gusto vagamente lubitschiano; con Number Seventeen (Numero diciassette, 1932) seppe far buon uso di un basso budget per imbastire un inno all’avventura e una scatenata messa al bando di qualsiasi pretesa di verosimiglianza; con The Man Who Knew Too Much (L’uomo che sapeva troppo, 1934) e poi soprattutto con The 39 Steps (Il club dei 39, 1935) e ancora con Young and Innocent (Giovane e innocente, 1937) istituì l’archetipo del thriller, del racconto d’avventura, dell’intrigo in cui vengono scaraventati personaggi comuni, usando meccanismi talmente oliati ed efficaci che molti registi a venire cercheranno – a volte con successo, molto più spesso invano – di imitarli, e che Hitchcock stesso riprenderà, portandoli all’assoluta perfezione, nel suo fulgido periodo hollywoodiano; con The Secret Agent (Amore e mistero/L’agente segreto, 1936) costruì un gioco di spie che anticipava i dilemmi morali di tutti gli anti-Bond a venire, da Eric Ambler a John Le Carré; con Sabotage (Sabotaggio, 1936) si misurò col classico L’agente segreto di Conrad, portando il dramma del terrorismo nel tinello di casa; con The Lady Vanishes (La signora scompare, 1938) giocò a fare l’illusionista, fra sparizioni e riapparizioni improvvise; con Jamaica Inn (La taverna della Giamaica, 1939) trasformò il mélo in costume in una storia di spie. Un decennio intenso, condensato, in cui c’è già tutto dell’Hitchcock che, di lì a poco, se ne andrà a Hollywood: i suoi temi prediletti – il sospetto, il senso di colpa, l’innocente accusato ingiustamente, gli abusi del potere, l’ottusità degli organi di controllo – raccontati secondo un meccanismo narrativo che coinvolge il pubblico in un gioco quasi sadico di angosciosa attesa "per quello che accadrà dopo". Nel 1956, commentando il remake hollywoodiano di The Man Who Knew Too Much, Hitchcock disse che la prima versione, quella inglese, del ’34, "era opera di un dilettante di talento, la seconda di un professionista". Dilettante, può darsi; di talento, sicuramente.

La rassegna si compone di 13 film ed è organizzata in collaborazione con Museo Nazionale del Cinema di Torino e British Film Institute di Londra.
I FILM
Blackmail – Ricatto
(Gran Bretagna 1929, 84’)
Murder! - Omicidio! (Gran Bretagna 1930, 104’)
Mary (Gran Bretagna, Germania 1931, 78’)
The Skin Game - Fiamma d’amore (Gran Bretagna 1931, 77’)
Rich and Strange - Ricco e strano (Gran Bretagna 1931, 92’)
Number Seventeen - Numero diciassette (Gran Bretagna 1932, 63’)
The Man Who Knew Too Much - L’uomo che sapeva troppo (Gran Bretagna 1934, 75’)
The 39 Steps - Il club dei 39 (Gran Bretagna 1935, 86’)
The Secret Agent - Amore e mistero/L’agente segreto (Gran Bretagna 1936, 86’)
Sabotage - Sabotaggio (Gran Bretagna 1936, 76’)
Young and Innocent - Giovane e innocente (Gran Bretagna 1937, 80’)
The Lady Vanishes - La signora scompare (Gran Bretagna 1938, 96’)
Jamaica Inn - La taverna della Giamaica (Gran Bretagna 1939, 108’)

FONDO NINO ZUCCHELLI.

L’ARTE AL CINEMA: HENRY MOORE E MARCEL DUCHAMP

La valorizzazione del Fondo Cinematografico Nino Zucchelli nell’ambito del festival giunge quest’anno al settimo appuntamento e a un traguardo importante: il completamento della digitalizzazione dell’intero fondo, in collaborazione con la Cineteca Nazionale di Roma, e la creazione dell’archivio GAMeCinema&Video, grazie al sostegno della Fondazione Cariplo e in collaborazione con Lab80 film. A partire dall’autunno 2011 sarà possibile visionare l’intera collezione filmica e video del museo nell’emeroteca della GAMeC e nel corso del 2012 sarà presentato un ricco palinsesto di film e video d’arte in numerose istituzioni e spazi della città di Bergamo, per far conoscere la collezione al territorio in un susseguirsi di appuntamenti che daranno vita all’iniziativa GAMeCinema&Video in Tour. Per festeggiare questo traguardo Bergamo Film Meeting dedica quest’anno una finestra al documentario d’arte, presentando due tra i migliori film sull’arte conservati nel Fondo Zucchelli e dedicati a Marcel Duchamp e a Henry Moore.

A Sculptor’s landscape - Il paesaggio di uno scultore. Henry Moore di John Read (Gran Bretagna 1958, 28’) I Gran Premio Bergamo Internazionale del Film d’Arte e sull’Arte, 1958 Alcune sculture realizzate da Henry Moore tra il 1952 e il 1957, riprese all’aria aperta – nel cortile dello studio dell’artista, nei giardini pubblici o inserite nel paesaggio inglese. La fotografia è in perfetta sintonia con l’affermazione di Moore: "Sculpture is the art of the open air", infatti il regista in numerose sequenze evidenzia la stretta correlazione fra la forma umana, le forme naturali (vegetali e minerali), le caratteristiche del paesaggio e l’opera dell’artista; la macchina da presa gira intorno alle sculture e ne rivela i differenti punti di vista e l’armonico inserimento nel paesaggio.

Jeu d’échecs avec Marcel Duchamp - Partita a scacchi con Marcel Duchamp di Jean-Marie Drot (Francia, 1963-1964, 51’) Film vincitore del VII Gran Premio Bergamo Internazionale del Film d’Arte e sull’Arte, 1964 È un omaggio a Marcel Duchamp artista e grande appassionato di scacchi. Il regista stabilisce un contatto originale con Duchamp giocando con lui una partita a scacchi – metafora della sua arte – che diventa occasione di racconto dell’esperienza vissuta, pausa di riflessione per interessanti dichiarazioni di poetica, pretesto per seguirne gli spostamenti nella città di New York, sua patria d’adozione. I rapidi passaggi fra la giovinezza e la maturità dell’artista, il passato che ritorna presente nella memoria, mostrano Duchamp attore e testimone delle sue opere più celebri.

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ANTEPRIME E PROPOSTE PER LA DISTRIBUZIONE

Copacabana di Marc Fitoussi (Francia 2010, 107’) Isabelle Huppert è Babou, una donna disinvolta e gioviale, che non si è mai preoccupata della sua reputazione. Quando però scopre che sua figlia ha troppa vergogna di lei per invitarla al suo matrimonio, decide di provare a mettere la testa a posto. È cosi che, ferita nel vivo del suo amore materno, Babou cerca un lavoro serio: l’agente immobiliare. Ma il mondo con cui si trova ad avere a che fare, con la competizione, i pregiudizi e le meschinità di colleghi e superiori, non si concilia molto con i suoi ideali.

Zurkhaneh. The House of Strength. Music and Martial Arts of Iran di Federico Spinetti (Italia, Canada 2010, 105’) Aint Voci, aspirazioni e contraddizioni dell’Iran moderno attraverso la lente dell’universo quasi inesplorato delle Zurkhaneh, i ginnasi tradizionali dove le arti marziali iraniane sono accompagnate da musica e poesia cantata. Fondato su tre anni di ricerca etnografica, il film viaggia dalla diaspora iraniana in Canada verso l’Iran urbano, per approdare alla prima competizione olimpica internazionale della Zurkhaneh, in Corea del Sud. Musica e arti marziali si intrecciano con conversazioni informali di atleti, musicisti ed esperti di Zurkhaneh, rivelando una pluralità di esperienze umane e sociali nel contesto religioso e politico dell’Iran contemporaneo.

Tekno. Il respiro del mostro di Andrea Zambelli (Italia 2010, 70') Aint L’espansione dell'underground tekno movement nei paesi dell'ex blocco sovietico avviene nei primi anni 2000, quando i sound system decidono di aprire spazi di agibilità verso Est, a seguito dell’inasprirsi delle forme di repressione nei loro confronti e per il progressivo degrado della scena tekno nei paesi dell'Europa occidentale. La camera segue le carovane di camion e furgoni che, carichi di attrezzature musicali, intraprendono un viaggio verso i paesi dell'Est, occupando temporaneamente alcuni spazi per dare luogo ai teknival, i festival di musica elettronica liberi e gratuiti. AIt= Anteprima Italiana; AInt= Anteprima Internazionale

EVENTI SPECIALI
CULT MOVIE: 50 ANNI DI LAB 80

Offret – Sacrificio di Andrej Tarkovskij (Gran Bretagna, Svezia, Francia 1986, 142’) Nella sua casa su un'isola svedese, l'anziano intellettuale Alexander festeggia con i familiari il suo compleanno, quando arriva per televisione l'annuncio di una catastrofe misteriosa. Il film è una parabola mistica sull'assenza di spiritualità nella nostra cultura occidentale. Un film sul silenzio che ha un fascino sonoro pari a quello visivo, affidato al cromatismo depurato di Svan Nykvist, operatore prediletto di Ingmar Bergman.

Il film è presentato in copia restaurata, fornita dallo Swedish Film Institute

BERGAMO FILM MEETING presenta
FESTIVAL DEL CINEMA AFRICANO, ASIA E AMERICA LATINA - 21a Edizione

Atashka di Mohsen Amiryoussefi (Iran 2009, 82’) Sohrab ha 48 anni ed è il leader di un sindacato di lavoratori. Ha appena avuto la sua quarta figlia. Voleva tanto avere un maschio, ma ora sua moglie non può più restare incinta per motivi di salute e costringe il marito a sottoporsi a vasectomia. Il padre di Sohrab gli appare in sogno per proibirgli categoricamente di fare l’operazione. Commedia che sbeffeggia tradizioni e maschilismo

BERGAMO FILM MEETING INAUGURA BERGAMO JAZZ

We Remember Chet Baker di Hagen Kalberer (Germania 2011, 62’') Aint
Un ritratto del grande musicista con testimonianze, tra gli altri, di Paolo Fresu, Enrico Rava, Richard Galliano, Joe Sample, Dado Moroni, Jean Louis Rassinfosse, Richie Beirach, Micheline Pelzer-Graillier. Primo appuntamento di Bergamo Jazz 2011. Presentato in sala da Paolo Fresu.

BERGAMO FILM MEETING - presidente Alberto Castoldi, direttore Angelo Signorelli, segreteria Fiammetta Girola - è realizzato con il patrocinio e il contributo di:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per il Cinema
Comune di Bergamo
Commissione Europea – Media Programme
Regione Lombardia – Direzione Generale Cultura
Fondazione ASM Brescia
Fondazione della Comunità Bergamasca
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Avvenimenti
con la collaborazione di:
British Film Institute di Londra
Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale
Fondazione Cineteca Italiana di Milano
Museo Nazionale del Cinema di Torino
Magyar Filmunió di Budapest
Accademia d’Ungheria
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Lab 80 film
FIC - Federazione Italiana Cineforum
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Fondazione Alasca
Auditorium ARTS
Torino Film Festival
Festival international du film d'animation d'Annecy
Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina
Filmfestival del Garda
Trieste Film Festival – Alpe Adria Cinema
Festival International de Films de Femmes di Créteil
Film Festival Cottbus
Vienna International Film Festival
Festival International du Film De la Rochelle

BERGAMO FILM MEETING è socio fondatore e membro dell’AFIC – Associazione Festival Italiani di Cinema e del Coordinamento Lombardo dei Festival di Cinema.

BERGAMO FILM MEETING 2011 – INFO

LUOGHI / PROIEZIONI

Le proiezioni si tengono all’Auditorium di Piazza Libertà. La rassegna "Visti da vicino" è presso la sala di proiezione dell’Università di Bergamo, sede di via Pignolo 123. La mostra dedicata a Regina Pessoa è allestita alla Sala di Porta S. Agostino e resterà aperta dall’11 marzo al 3 aprile 2011. Tutti i film in lingua originale sono proiettati con i sottotitoli italiani. Dal 12 al 19 marzo, in Via Tasso 4, nell’ex Sala Consiliare all’interno della Biblioteca Caversazzi, sono aperti gli uffici per l’accoglienza degli ospiti, la segreteria e l’ufficio stampa. Lo spazio è concesso dal Comune di Bergamo - Divisione Attività Culturali, Turismo, Giovani, Sport e Tempo Libero.

PUBBLICAZIONI

Due sono i volumi pubblicati dal Festival: un Catalogo Generale con le informazioni relative alla Mostra Concorso e alle altre Sezioni del Meeting e il volume dedicato a Regina Pessoa. Le pubblicazioni contengono saggi originali, filmografie complete, interviste con autori, repertorio bibliografico e un’ampia documentazione fotografica.

BIGLIETTI / ABBONAMENTI

Biglietti e abbonamenti sono in vendita presso l’Auditorium di Piazza Libertà a partire dalle 14.30 di sabato 12 marzo. Il costo del biglietto per le proiezioni di ogni singola fascia giornaliera (mattino, pomeriggio, sera) in Auditorium è di 6 euro. Il costo del biglietto giornaliero è di 10 euro.

L’ingresso alle proiezioni della sezione "Visti da vicino" presso la sala dell’Università è gratuito. Non si accettano prenotazioni dei posti in sala e non è prevista prevendita dei biglietti. Il costo della tessera valida per tutte le proiezioni è di 30 euro e di 25 euro per gli abbonati Lab 80, Noi Club, dipendenti e clienti Credito Bergamasco, dipendenti e clienti Banca Popolare di Bergamo, Giovani Card, Associazione Fidelio, soci Laboratorio GattoQuadrato, studenti universitari regolarmente iscritti. L’abbonamento dà diritto a ricevere i 2 volumi e la borsa di Bergamo Film Meeting 2011.

FARE RICERCA NEL TURISMO

Quest'anno, in collaborazione con l’Università degli Studi di Bergamo - Dipartimento di Scienze dei linguaggi, della Comunicazione e degli Studi Culturali - nell’ambito del Laboratorio "Fare ricerca nel turismo", l'Associazione Bergamo Film Meeting promuove un'indagine sul profilo dell'utente del festival. Obiettivo della ricerca è delineare le caratteristiche, le motivazioni, il comportamento e il grado di soddisfazione dei partecipanti all'edizione 2011. La presentazione dei risultati della ricerca è prevista nel corso dell'anno ed i risultati permetteranno ai promotori di Bergamo Film Meeting di migliorare l'organizzazione dei servizi e accogliere eventuali aspettative attualmente latenti. Ai partecipanti si chiede di collaborare dedicando pochi minuti alla compilazione di un questionario.

I premi

Con 9 giorni di programmazione, 91 film provenienti da 25 paesi - suddivisi tra Mostra Concorso, la sezione Visti da vicino dedicata al documentario, l’ omaggio alla regista d’animazione portoghese Regina Pessoa, Mondo Ex. Film dall’Europa Post-Socialista: 1990/2101; Psycho Thriller, con capolavori di Lang, Siodmak, Ophuls, Renoir; Fantascienza d’Autore, alla riscoperta di opere singolari e innovatrici come Agente Lemmy Caution, missione Alphaville (1965), Farhenheit 451 (1966), o il visionario Il mondo sul filo (1973), di Fassbinder; l’Omaggio a Alfred Hitchcock: il periodo inglese; l’anteprima mondiale di We Remember Chet Baker, in collaborazione con Bergamo Jazz – la mostra dei lavori di Regina Pessoa alla Porta S. Agostino, appuntamenti/incontri quotidiani con gli autori al Caffè del Teatro Donizetti, e un incremento del numero di spettatori ad oggi di circa il 15 %, si conclude la XXIX edizione di Bergamo Film Meeting.

Di seguito i premi assegnati dalla giuria del pubblico di Bergamo Film Meeting:

PRIMO PREMIO BERGAMO FILM MEETING

HANDLARZ CUDÓW - Miracle Seller – Il venditore di miracoli di Boleslaw Pawica, Jaroslaw Szoda (Polonia, Svezia 2009, 106’).
SECONDO PREMIO BERGAMO FILM MEETING

DAS LIED IN MIR - The Day I Was Not Born - La canzone in me di Florian Cossen (Germania, Argentina 2010, 94')
TERZO PREMIO DI BERGAMO FILM MEETING

SULLA STRADA DI CASA – On the Way Home di Emilano Corapi (Italia 2011, 83’)

Bergamo Film Meeting vi dà appuntamento alla XXX edizione dal 10 al 18 marzo 2012

SEGRETERIA
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