Festival Cinema Africano a Milano 1998

8° FESTIVAL CINEMA AFRICANO

Milano 20 - 26 marzo 1998

Kini & Adams di Idrissa Ouédraogo è stato il film vincitore dell’ultima edizione del Festival del cinema africano di Milano per la sezione competitiva del lungometraggio e deve essere considerata come una delle pellicole più importanti degli ultimi anni per quanto riguarda l’intero continente Africa, girato in Zimbabwe, con attori sudafricani, in lingua inglese e girato in cinemascope; tanti resti africani si lasciano controllare anche fin troppo da coproduzioni europee, mentre Idrissa, che arriva dal Burkina Faso e quindi da area francofona, ha avuto la capacità e l’intuito d'abbandonare quei luoghi e d'andare a girare in Africa australe e per giunta in inglese, evitando così di soggiacere a determinate norme produttive, anche grazie al suo potere contrattuale, maggiore rispetto ad altri suoi colleghi. E’ un film di bellezza universale, un melodramma ambientato in una zona rurale e basato sulla forte amicizia due uomini, che si incrina all’arrivo di una compagnia che impianta un cantiere. L’arrivo di questi estranei e il capomastro che diventa l’amante della moglie di uno dei due fa rompere quest'idillio, e la commedia iniziale si sposta verso il melodramma. Questo cinema comprensibile a tutte le latitudini non propaganda il folklore africano tradizionalmente esportato, e forse per questo la giuria l’ha premiato. Ancora dal concorso Taafe Fanga del malese Adama Drabo, straordinaria commedia ambientata in una zona desertica ai tempi della dinastia dogon, da un racconto tradizionale dove le donne tramite la magia erano arrivate ad avere il potere sui maschi e quindi a governare. Progressista nel descrivere il ribaltamento di ruoli in una società molto chiusa nei rapporti sociali, ha il pregio di non rendere mai ridicolo quello che viene rappresentato, vedi gli uomini vestiti da donne e mai ridotti a macchietta.

In competizione c’erano anche i cortometraggi. Vincitore è stato On the edge di Newton Aduaka, nigeriano alle prese con una storia di disagio sociale, di droga e di problemi familiari, raccontato con un taglio visivo quasi patinato e ad effetto. Da segnalare almeno Ainsi soit-il del senegalese Gaye Ramaka, con un campo sperduto, un bambino malato, una bambina con una bambola, un popolo zombie che nella notte vuole sacrificare il bambino, il tutto tra magia, dramma quotidiano e disagio. E ancora Twilight dell’egiziano Ahmed Maher, dove vengono messi in scena dei personaggi in un momento non datato, forse una guerra o un coprifuoco, paesaggio notturno in un quartiere del Cairo che si popola di strana gente in un racconto fiabesco.

Per il primo anno il festival ha aperto una sezione competitiva per i video: l’importanza è data dal fatto che in Africa si comincia a produrre con questo supporto sia documentario sia finzione, e le quattordici opere selezionate sono state messe a concorso. Il video può essere molto utile soprattutto per certi stati in particolare dell’Africa nera, praticamente vergini come cinematografia per questioni principalmente finanziarie. Attraverso il video possono cominciare a crearsi una memoria con le immagini, pur con tutti i difetti di chi non ha molta esperienza alle spalle, anche con video mediocri ma a livello di documentazione questa sezione è stata molto importante e la maggior parte delle opere selezionate erano di carattere documentario. La sezione è stata vinta da Rostov-Luanda film incidentalmente girato in video dal mauritanese Abderrahmane Sissako, apolide con casa a Parigi e studi a Mosca. E’ la storia di un viaggio con ritorno al villaggio dove vivono i parenti anziani del protagonista, ci si sposta in Russia e si ritorna.

La retrospettiva è stata dedicata al cinema della Tunisia dalle origini agli anni ‘80 con film storici fino a quelli più visti, cercando di tracciare, se non un quadro esaustivo, un’idea del cinema che si è prodotto in quel paese, tendo conto che è una delle nazioni che più ha dato grandi autori nel mondo arabo.

Maurizio Ferrari

www.festivalcinemaafricano.org

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