Festival Internazionale d Venezia 1998

55ª MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA

Venezia 3 - 13 settembre 1998

Leone d’oro a Amelio, Leone d’argento a Kusturica e al povero Eric Rohmer, considerato il vincitore morale del festival, soltanto un premio di consolazione. I premi non vanno mai dove uno vorrebbe spedirli, ma la giuria cambia sempre il corso del destino. Eppure Venezia ha il gusto del film di ricerca, e quando passa rimane comunque un retrogusto apprezzabile, anche se per alcuni film rari, non certo per tutti. Tràfico di João Botelho, pur avendo i toni di una commedia frivola e sgangherata, la dice lunga sul Portogallo di oggi. Anche Warren Beatty è stato premiato col Leone alla carriera pur di non dare una spinta al suo Bulworth, evidentemente considerato troppo politico e controcorrente per aver detto chiaramente com’è l’America oggi attraverso un candidato presidente che canta le ingiustizie a ritmo rap. Hurlyburly di Anthony Drazan ambienta a Malibù la vita di tre giovani disperati che hanno un forte senso dell’amicizia. Abel Ferrara è sempre un passo avanti (o di lato se si preferisce) rispetto agli altri: Hotel New Rose è una storia a tre con due spie e una prostituta per un racconto irriproducibile cinematograficamente, ma nessuno gli ha reso onore per il coraggio dimostrato. Conte d’automne di Eric Rohmer ha una freschezza e leggerezza narrativa difficiolmente ripetibile, pur mettendo in campo moltississimi personaggi e di notevole spessore psicologico, inseriti in un’abbondante serie di macchinazioni. Passando dalla sezione concorso a quella prospettive, la situazione non cambia, visto che anche qui alcuni film sono forti e di grande interesse. Açaõ entre amigos di Beto Brant ci riporta alla lotta armata nel Brasile degli anni ‘70, quando finire torturati e poi sparire non era così difficile, con gran varietà di registri, dalla memoria alla viltà, dalla colpa alla vendetta, dalla lealtà all’insicurezza. Longe da vista di João Mario Grilo ha lo stesso rapporto tra la prima pagina e il trafiletto: qui si parla delle aspirazioni di un detenuto in là con gli anni e dei piccoli fatti che gli possono accadere in carcere, in una quotidianità esasperante ma non priva di speranze. Bure baruta (La Polveriera) è firmata da Goran Paskaljevic in una Belgrado notturna dove persone qualsiasi cercano di barcamenarsi in una povertà sempre più dilagante e dove basta poco per accendere la miccia. Nella settimana internazionale della critica, sezione che è ritornata all’interno della Mostra, spiccano Zheleznaya pyata oligarkhij (Il tallone di ferro dell’oligarchia) diretto e interpretato da Alexander Bashirov nella parte di un insegnante che si mette ad esortare gli operai contro il capitalismo e a frequentare infimi bar finché non viene eliminato da agenti dell’oligarchia. Il tutto condito da eccessi narrativi e musica blues ad opera dei gruppi Tequilajazz e Kolibrì. Orphans di Peter Mullan è un tetro ritratto dei sopravvissuti disagiati di una famiglia che prometteva lacrime fin dall’inizio del film. Il dolore che attraversa tutto il film è lo stesso delle ambientazioni di Ken Loach e non per coincidenza il regista di questo film aveva dato il volto al protagonista di My name is Joe.

Maurizio Ferrari

www.labiennale.org

I PREMI

Leone d’oro: Così ridevano di GianniAmelio

Leone d’argento: Emir Kusturica per Gatto nero, gatta bianca

Gran premio speciale della giuria: Lucian Pintilie per Terminus Paradis

Coppa Volpi per il miglior attore protagonista: Sean Penn per Hurlyburly

Coppa Volpi per la miglior attrice protagonista: Catherine Deneuve per Place Vendome

Leone d’oro alla carriera 1998: Warren Beatty

Osella d’oro per la migliore sceneggiatura originale: Racconto d’autunno di Eric Rohmer

Osella d’oro per la migliore fotografia: Luca Bigazzi per L’albero delle pere

Osella d’oro per le migliori musiche originali: Gerardo Gandini per La nube

 

 

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