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A RAVENNA CON ORRORE

Il Ravenna Nightmare Film Fest (dal 21 al 26 settembre 2004 presso Cinemacity), visto il successo della prima edizione, ha dedicato la prima parte di una retrospettiva a Dario Argento (il seguito il prossimo anno) che comprende le sue regie dagli inizi, partendo da L’uccello dalle piume di cristallo del 1970, per arrivare a Phenomena del 1985, passando per i telefilm della serie La porta sul buio (Il tram, Testimone oculare) e Profondo rosso. Il re dell’horror all’italiana, era presente a Ravenna sabato 25 in occasione della presentazione del libro di Franco Vitale "Dario Argento: l’immagine della paura", realizzato a cura del direttore di Nocturno, nonché consulente alla selezione dei film, Manlio Gomarasca.

La giuria del Nightmare, composta, tra gli altri dai registi Aldo Lado, Alex Infascelli e da Davide Pulici, uno dei fondatori della rivista di culto Nocturno, ha premiato con l’Anello d’oro il film Tears of Kali del tedesco Andreas Marshall, "Per aver rappresentato uno sguardo originale e personale sul genere. Per il coraggio di aver abbracciato una tematica apparentemente lontana dai luoghi del cinema horror, pur utilizzando gli stilemi narrativi e l’estetica del genere". Sono tre episodi incentrati sulla setta Taylor-Erikkson, che nell’India dei primi Anni 70 si prefigurava di guarire di mali dell’Occidente. Due segnalazioni anche per gli americani May di Lucky McKee (per me il migliore della rassegna), storia di una ragazza disadattata che si "crea" l’anima gemella con le parti migliori dei corpi di chi la circonda, e Willard di Glen Morgan, remake del famoso Willard e i topi, interpretato magistralmente da Crispin Glover. Divertente il ribaltamento dei ruoli: i topi che danno la caccia al gatto. Pare che il dvd contenga un documentario sui ratti abbastanza inquietante.

Il festival si è aperto nella città romagnola con la visione in anteprima nazionale del film made Hong Kong The Park di Andrew Lau. L’evento speciale, fuori concorso, era molto atteso, perché pubblicizzato come l’horror che avrebbe sconvolto le nostre notti autunnali.

In effetti la pellicola di Wai Keung Lau (il nome per esteso del regista) ricorda, circa 20 anni dopo, Il tunnel dell’orrore di Tobe Hooper. Infatti il dramma si dipana all’interno dei recinti di un luna park, di notte. Questa volta i sei ragazzi non entrano per una prova di coraggio, ma per una giusta causa: ritrovare il fratello di una di loro, scomparso nella struttura abbandonata da 14 anni. Motivo della chiusura: la morte accidentale di una bambina caduta dalla ruota e il conseguente suicidio del proprietario del parco divertimenti. Inevitabile quindi la presenza dei fantasmi della piccola e di una frotta innumerevole di pargoli in cerca della pace eterna, che assumono aspetti più o meno inquietanti. Naturalmente per gli incauti visitatori non c’è scampo e solo due di loro potrebbero portare a casa la pelle.

Molto divertente invece il trash movie dello spagnolo Miguel Angel Lamata, Una de zombis, dove due sprovveduti ragazzetti in cerca di fortuna nel mondo della celluloide, si ritrovano nel bel mezzo di una comunità zombi. Le gag si mescolano allo splatter e all’horror, con un montaggio frenetico che non guasta. Il neozelandese The Locals, di Greg Page, ricorda in qualche modo Zeder di Pupi Avati. Anche qui esiste un terreno che ha la proprietà di riportare in vita i morti, facendogli ripercorrere ogni notte le circostanze che li hanno portati alla tomba.

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The locals

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Spesso si pensa che l’inserimento nei film di fantasmi di bambini morti basti a terrorizzare lo spettatore. Purtroppo non è così. Siamo molto lontani da The Others di Alejandro Amenabar o dalle gemelline di Shining, e se escludiamo le belle scene iniziali del luna park ancora in azione o l’umorismo dissacrante di uno dei ragazzi, nel film aleggia un’aria di deja vu. Per l’occasione è stata rispolverata la versione in 3-D, con tanto di occhialini bicolori, da mettere e togliere dietro esplicito invito dallo schermo.

Marcello Moriondo

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