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Festival Internazionale di Cannes 1996

C'è di che rimanere soddisfatti per questa edizione del Festival di Cannes, giunto alla quarantanovesima edizione, con la competizione ufficiale che ha dato parecchie soddisfazioni.

Il programma dei film a concorso è stato aperto da RIDICULE di Patrice Leconte, che getta uno sguardo impietoso di violento cinismo sulla corte di Luigi XVI, il potere dei ministri e le grandezze del reame che si fondono con le esigenze di speranza della piccola nobiltà. Ma basta inciampare, diventare goffi o grotteschi per essere messi irreparabilmente alla porta in un sistema chiuso e bizzarro, gelosissimo dei propri privilegi. Tra tutti i film il più commovente e al contempo quello che appare più reale è SECRETS AND LIES - SEGRETI E MENZOGNE di Mike Leigh, meritato gran premio della giuria, stile leggero e la ricerca della vera madre, lei nera, la mamma bianca e i parenti sconvolti. Uno dei film più discussi, che non lascia indifferenti, è poi CRASH di David Cronenberg, premio speciale della giuria, dove gli incidenti d'auto servono al regista per continuare il suo discorso sulla modificazione del corpo e della mente, generalmente per decisione degli stessi personaggi. Se si resiste alla momentanea provocazione della prima impressione si può scrutare sulla sua visione della morte, necrofila, e del sesso, morbosa. James Spader, Deborah Unger, Holly Hunter e Rosanna Arquette già in partenza hanno una vita sessuale parecchio complicata e faranno un salto di qualità, possibilmente in peggio, alla fine di un tormentato cammino sui cigli di strade segnate dal sangue. L'immaginario del regista è rivolto alla tecnologia attuale, senza però arrivare allo statuto di film-maledetto. Più lieve nella narrazione, anche se più tragico nel finale, è BREAKING THE WAVES - ROMPENDO LE ONDE di Lars von Trier, gran premio della giuria, dove amore, morte e purezza si fondono per descrivere una vita di coppia. In fondo al lungo corridoio c'è la morte, ma le tappe sono mistiche e di felicità sessuale. La purezza di ogni sentimento conferisce ad ogni attimo un'atmosfera profonda. Il percorso di redenzione passa per gironi di peccato sempre più profondi e la bontà spirituale della protagonista, Emily Watson, illumina lo schermo di luce propria, ed è difficile non rimanere abbagliati. I migliori attori sono risultati quelli di LE HUITIEME JOUR - L'OTTAVO GIORNO di Jaco Van Dormael, uno normale, l'altro mongoloide, ma alla fine della storia l'amicizia sarà indissolubile. Qui si racconta di due modi di intendere la vita, di come le cose straordinarie per alcuni sono normali per altri e fin dove può arrivare la capacità di amare.

I grandi temi del cinema americano vengono riproposti da Michael Cimino in SUNCHASER, tribolata avventura di un medico fatto prigioniero da un detenuto: insieme attraversano l'America e diventano amici. Musicale è il Robert Altman di KANSAS CITY ai tempi della Grande Depressione e musica jazz a far da sfondo ancora a un rapimento, questa volta più crudele.

TEMPTRESS MOON - TENTAZIONI DELLA LUNA di Chen Kaige, uno dei migliori registi cinesi, dirige Gong Li, la più famosa attrice del grande impero, in una storia drammatica ambientata durante la rivoluzione del 1911, tra vittoria della repubblica, cantanti e gang di Shanghai.

La pellicola di chiusura è stato una commedia tutto pepe, FLIRTING WITH DISASTER - AMORE E DISASTRI di David O. Russel per attraversare gli States alla ricerca dei genitori perduti, affiancato dalla moglie incinta, Patricia Arquette, la donna dei suoi sogni e naturalmente guai a non finire. A completamento di questo ci sono state due proposte di mezzanotte con GIRL 6 di Spike Lee su una giovane attrice che risponde, sempre più coinvolta, alle telefonate per un'agenzia di linea "calda" e con TRAINSPOTTING di Danny Boyle, dove psicopatici, ladri, drogati e perdenti conducono una vita di auto-distruzione.

Un Certain Regard

Questa è la sezione dove si possono trovare opere abbastanza slegate da un discorso di puro spettacolo a grandissima distribuzione. Il film di apertura è stato I SHOT ANDY WARHOL di Mary Harron, biografia sessantottina di Valerie Solanas, lesbica militante, pochissimi soldi e scrittrice, che finalmente riesce a infilarsi nella Factory di Andy Warhol per sottoporgli un lavoro teatrale. Giocato soprattutto sull'attesa di una risposta da parte dell'inavvicinabile maestro, è un omaggio sull'atmosfera dei tempi. Alquanto paranoica, la ragazza infine non trova di meglio che sparargli, ottenendo almeno per un momento i riflettori su se stessa.

Più intrigante e sempre nel suo stile, Peter Greenaway in I RACCONTI DEL CUSCINO (The Pillow Book) usa i corpi come carta per delle emozioni tutte giapponesi. Appena un momento dopo, siamo negli anni settanta, a Kyoto un calligrafo segna sulla figlia un augurio per il suo compleanno. Diventata grande, la ritroviamo a Hong Kong a scrivere sul corpo dell'amante, il quale porterà a un editore quanto scritto sulla pelle.

LOOKING FOR RICHARD di Al Pacino, grande attore al suo primo lungometraggio come regista, mescola Shakespeare con tutta l'idea di cinema, Riccardo III con Truffaut e Fellini. Riesce quindi a rendere leggero e popolare, accessibile proprio a tutti, il testo originario, stravolgendolo con interviste per la strada, con citazioni evidenti dei suoi precedenti film, ma arrivando a un risultato di grande fascino.

Un film inglese ci riporta alla realtà con l'IRA, Bobby Sands e l'Irlanda del Nord in SOME MOTHER'S SON di Terry George, attraverso la figura di Helen Mirren, madre straziata dal dolore per lo sciopero della fame del figlio (e quindi probabilmente condannato a morire) e presa di coscienza dei corridoi del potere a Londra.

Anjelica Huston debutta dietro alla cinepresa con BASTARD OUT OF CAROLINA per una storia del profondo sud degli anni cinquanta, con un padre che prende a frustate nel sedere la povera figlia Christina Ricci e non disdegna qualche ceffone per la moglie Jennifer Jason Leight. E' un film di grandi e commoventi emozioni, ma per il primo lungometraggio di una figlia di tanto padre ci si poteva aspettare qualcosa di più o di altro.

BUENOS AIRES VICE VERSA di Alejandro Agresti è uno sguardo molteplice sui diversi aspetti di una grande città, dove poveri e ricchi si incontrano solo accidentalmente ma tutti sono pervasi da confusione, solitudine e nostalgia. Film a suo modo sperimentale come può essere un prodotto destinato anche all'esportazione, coprodotto con l'Olanda, fa rivivere la dittatura militare e pone speranze per il futuro.

Il film di chiusura è stato CONTE D'ETE di Eric Rohmer alle prese con un impeccabile quadrato di sentimenti di un ragazzo e tre ragazze durante le vacanze estive, probabilmente uno dei film migliori di tutto il festival.

Cinémas en France

Curata dalla Société des réalisateurs de films, questa parte del festival si occupa di promozionare una cinematografia che come le altre si battono contro lo strapotere americano. Il giovane Gaël Morel con A TOUTE VITESSE parla di giovani amicizie e amori assoluti sullo sfondo di una cittadina dalle atmosfere che ricordano, e ne sono il proseguimento naturale, i film della serie "Tous les garçons et les filles de leur âge" e che guarda caso hanno lo stesso distributore.

"Impossibile vivere solo, impossibile vivere insieme" è il motto che guida la vita di un professore universitario che ha come compagna Valeria Bruni Tedeschi ma non disdegna altre donne in ENCORE di Pascal Bonitzer, film sulle crisi sentimentali condotto con mano leggera e di grande divertimento per lo spettatore.

Quinzaine des Réalisateurs

Quest'anno una delle sezioni storiche del festival era dedicata a Louis Malle e ha presentato film molto spesso in prima mondiale di registi parecchio noti.

Ambientato alla fine del secolo scorso, JUDE di Michael Winterbottom si ispira alla letteratura di Thomas Hardy e all'ossessione d'artista per provocare con un forte realismo. EDIPO ALCADE di Jorge Ali Triana trasporta la tragedia di Edipo in America Latina in una versione contemporanea da una sceneggiatura di Gabriel Garcia Marquez. Siamo in Colombia dove un sindaco conduce un inchiesta su un assassinio tra diversi gruppi militari e guerriglieri. La narrazione non è delle più esaltanti ma viene salvata dalla recitazione di Angela Molina e Francisco Rabal.

Non diversamente allegro è il risultato di Arthur Penn in INSIDE, Africa del Sud nel 1988 con Nigel Hawthorne che tiene Eric Stolz nel buio dell'umidità delle patrie galere fino a farlo morire. Vale giusto come testimonianza, ma era meglio Bonnie and Clyde.

Altro film che stenta nel decollo è LONE STAR di John Sayles su uno sceriffo di frontiera nel Texas che tenta di far luce su una morte avvenuta trentasette anni prima, col proprio padre in cima alla lista dei possibili colpevoli. Sayles spiega quindi come talvolta le storie personali si possono intrecciare con quelle sociali e da tutte non possono sorgere che dei guai.

Molto giapponese nel descrivere i cambiamenti sociali, Takeshi Kitano riesce nell'impresa in KIDS RETURN, mettendo al centro della vicenda due liceali perdigiorno. Uno diventa boss malavitoso e l'altro abile boxeur in un film dove libertà e irresponsabilità danno un tono ai sogni del quotidiano.

Steve Buscemi è una caratterizzazione piuttosto sul violento, anche dall'altra parte della cinepresa, e lo conferma in TREES LONGUE, un bar dove il nostro meccanico disoccupato incontra gli amici e cerca di tirare avanti: attore alla sua opera prima, Buscemi realizza una sorta di commedia, dai toni tristi ma pervasa da un influsso di irresistibile vitalità, in un clima confortevole.

Semaine Internationale de la Critique

Fondata da Georges Sadoul e Louis Marcorelles, è una sezione che si segnala per la curiosità per il cinema che anima i suoi selezionatori. Ogni film viene accompagnato da un cortometraggio e tutti valgono la visione. UNE ROBE D'ETE di François Ozon porta Sebastiano sulla spiaggia, Sheila lo fa divertire bosco, e alla sera ritorna dal suo amore, Frédéric. La storia è giusta appunto per un cortometraggio, che racconta un pò della vita dei giovani. Dalla Nuova Zelanda arriva PLANET MAN di Andrew Bancroft, girato di notte, atmosfera dark, tutte le donne scomparse dalla faccia della terra, tranne una inspiegabilmente dimenticata, un uomo cerca di acchiapparla in mezzo alle rovine di una città, ripercorrendo il genere "film noir" in un tragico finale alla maniera di "Ai confini della realtà". LE REVEIL di Marc-Henri Wajnberg è il comicissimo risveglio di un casellante impastato di sonno che si sveglia a suon di marchingegni giusto per raddrizzare i binari, un secondo prima dell'arrivo del treno.

Se mi dai uno schiaffo mi lascio baciare, dice una liceale al ragazzo che l'ha riaccompagnata sotto casa, nell'America anni '50 in THE SLAP di Tamara Hernandez, ottimo nel crescendo e nella comicità.

Tra i lungometraggi spicca THE DAYTRIPPERS di Greg Mottola, commedia con la moglie, supportata dalla famiglia, che cerca di scoprire l'amante del marito in una New York popolata da fauna di ogni genere e finale a sorpresa. Un impressionante discorso sul cinema e sulla potenza dell'immagine è THE EMPTY MIRROR di Barry J. Hershey, tutto nel chiuso di un bunker dove Hitler trascorre gli ultimi giorni consapevole che la cosa più importante che lascerà ai posteri sono i cinegiornali dei suoi grandi raduni. Dalla Corea arriva Yoonho Yang con le avventure di YURI un giovane monaco sollazzato a ogni passo da fanciulle che vogliono lenire le sue pene terrene, in un film ossessivo, sensuale, blasfemo e pervaso da uno spiccato senso della morte.

Il mercato

Cannes, insieme a Los Angeles e Milano, è anche uno dei tre maggiori luoghi espositivi per il mercato e tutto quello che non appartiene alle selezioni ufficiali, viene qui convogliato.

Dalla vasta proposta americana segnaliamo due titoli, RESCUING DESIRE di Adam Rogers, storia di un amore timido e complicato, buon ritmo narrativo per una commedia emozionante e romantica, e

FEAR di James Foley, non tanto per l'incedere trascinato da un regista di migliori opere, quanto per il lancio in grande stile che ha accompagnato le proiezioni della Croisette.

Dalla Scandinavia arrivano HAMSUN di Jan Troell, sul premio Nobel e sua moglie che sacrificò tutto per stare al suo fianco, KRISTIN LAVRANSDATTER con Liv Ullman dietro alla cinepresa per una storia d'amore appassionata e senza tempo e WIVES III, per il ritorno di Anja Breien in un film semplice sulla vita, l'amore e i cambiamenti.

Altra coppia di film sono gli spagnoli AFRICA di Alfonso Ungria sui problemi affettivi delle nuove generazioni e TESIS di Alejandro Amenabar, riflessione universitaria sulla violenza televisiva. Dalla produzione francese vale la pena ricordare TAXANDRIA di Raoul Servais, incrocio tra realtà e mondi immaginari di grande impatto visivo e UN DIVANO A NEW YORK di Chantal Akerman, una simpatica commedia con William Hurt e Juliette Binoche che si scambiano casa e continente.

La proposta olandese è stata molto diversificata, con PUNK LAWYER di Gerrit van Elst su un avvocato, casualmente testimone oculare, disposto a rovinarsi la carriera per il trionfo della verità, con

FLODDER 3, genere comico per la saga di una famiglia surreale di Dick Maas, il regista dell'Ascensore, e con SUR PLACE di Paul Ruven, stile Marguerite Duras per un melodramma ambientato nella periferia di Amsterdam.

Varia anche l'offerta belga, con Jan Bucquoy sottotono in CAMPING COSMOS per la seconda parte della Vita Sessuale Dei Belgi, con LISA di Jan Keymeulen, dramma dell'AIDS stemperato da ampi spazi amorosi, con ELIXIR D'ANVERS, prova riuscita di sei registi con storie differenti ma compatti nella narrazione e con SHE GOOD FIGHTER di Mark Punt, poliziesco al femminile con venature ironiche.

Maurizio Ferrari

Link: www.festival-cannes.org

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