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Festival Internazionale di Cannes 1997 – I film che arrivano in Italia

E' partita la nuova stagione cinematografica e tra i tanti titoli presenti ci sono anche quelli dell'ultimo Festival di Cannes, che offrono per lo meno la garanzia di essere film di buona qualità e spettacolo, per non dire che a volte sono imperdibili. Tra le prime uscite c'è "Il quinto elemento" di Luc Besson: in un tripudio di invenzioni narrative, Bruce Willis è l'eroe che nel ventitreesimo secolo dovrà salvare l'umanità dal Male dopo mille avventure. A seguire, Kevin Kline e Sigourney Weawer capiscono, nel delicato "The ice storm" di Ang Lee, quanto possano essere fragili i rapporti emozionali di un gruppo di amici all'inizio degli anni '70. "Happy together" di Wong Kar-Wai, Palma d'oro per la miglior regia, è narrato con grande inventiva ed è capace di mostrare anche un po' di realtà quotidiana in un ispido melodramma sentimentale tra gay. Poco più il là nel tempo arriverà l'autobiografico "Niente per bocca" di Gary Oldman, miglior interprete femminile per una recitazione piena di ferite e lividi, come del resto si ritrova anche lo spettatore nel seguire una famiglia della classe operaia londinese.

Intorno al periodo natalizio dovrebbero arrivare diversi titoli, tra i quali "La buena vida", commedia di David Trueba, uno spaccato della società spagnola imperniata più che altro sulla buona vita che un ragazzo scopre grazie a suo cugino. Oppure "Western" di Manuel Poirer, che è un film sulla strada, sull'ovest della provincia francese popolata di anime belle che si incontrano in avventure piene di sentimento: giusto premio della giuria per un film narrato con mano felice.

Prossimamente ci aspetta anche "Il bacio del serpente" di Philippe Rousselot, che è un intricato giallo di inizio del diciottesimo secolo in una villa dall'incolto giardino, interpretato in punta di penna da Greta Scacchi. L'atmosfera è pervasa da dubbio e sospetto, come del resto in "Il dolce domani" di Atom Egoyan, elementi che si dissiperanno solo quando la piccola comunità non comprenderà quale deve essere il suo futuro.

"Los Angeles - Strettamente riservato" di Curtis Hanson non mantiene totalmente le promesse iniziali di storia di molteplici delitti in una città corrotta e dalle passioni pericolose, come pure qualche perplessità la lascia "La donna proibita", che ha uno sguardo sul gentil sesso esclusivamente dalla parte di Philippe Harel, regista e interprete principale.

"Amore e morte a Long Island" di Richard Kwietniowski è un divertente dibattere sulla cultura inglese opposta a quella americana attraverso un attore e uno scrittore, come pure è commedia "Marius et Jeannette" di Robert Guédiguian, un appassionato ritratto dei sentimenti che possono animare due anime solitarie alla periferia di Marsiglia.

"L'anguilla" di Shohei Imamura è il dramma di un uomo che viene rinchiuso in prigione per aver ucciso la moglie e, non riponendo più fiducia nell'umanità, comincia a raccontare i suoi pensieri a un'anguilla: Palma d'oro per il miglior film.

"Assassins" di Mathieu Kassovitz racconta di come un vecchio killer professionista, Michel Serrault, abbia intenzione di tramandare il mestiere e l'etica che lo accompagna, ma i tempi non sono più quelli di una volta. Come pure è ardito (ma poi ci si sente bene) "Black out", storia di un attore e dei suoi eccessi, un'anima in cerca di salvezza per evitare l'auto-distruzione e del suo fermarsi un istante prima che avvenga una tragedia in uno dei film più riusciti di Abel Ferrara.

Una delle pagine migliori di Wim Wenders, molto riconoscibile per ritmo e stile, è "The end of violence", su un produttore di Hollywood che ha basato il suo successo sui film violenti e adesso qualcuno lo vuole morto, in una storia di fuga da un nemico invisibile, ideatore di un sistema per la sorveglianza totale della vita pubblica nella speranza di controllare la violenza individuale. Da non sottovalutare neanche "Mrs Brown" di John Madden, ambientato all'inizio del secolo scorso, con la regina Vittoria e la controversa relazione con il suo servo scozzese dopo la morte del principe Alberto, film che serve a meglio comprendere la vita dei regnanti inglesi. Concludiamo con "Ma vie en rose" di Alain Berliner, che racconta in chiave di commedia le tribolazioni di un bambino che sente di essere nato in un corpo sbagliato e dei suoi comici tentativi di porvi rimedio.

Maurizio Ferrari

Link: www.festival-cannes.org

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