CLEAN
Premio a Maggie Cheung quale miglior attrice e premio tecnico della Giuria a Eric Gautier (direzione della fotografia) al Festival di Cannes 2004

Regia di: Olivier Assayas
Sceneggiatura Olivier Assayas e Nyle Cavazos Garcia
Attori: Emily Wang: Maggie Cheung, Albrecht Hauser: Nick Nolte, Elena: Béatrice Dalle, Irene Paolini: Jeanne Balibar, Lee: James Johnston, e nel ruolo di loro stessi Tricky, Liz Densmore, David Roback e Mazzy Starr
Titolo originale: Clean
Origine: Francia, Canada e Inghilterra 2004
Distributore: Istituto Luce
Distributore DVD 2005: Cecchi Gori Home Video
Link: www.luce.it www.rectangleproductions.com www.arpselection.com www.theworksltd.com www.cghv.it
Durata: 106’
Programmato dal 27 maggio 2005

Intervista a Olivier Assayas, regista di Clean.

A un anno di distanza dalla presentazione al Festival di Cannes e del conferimento a Maggie Cheung della Palma d’oro quale migliore attrice, si è potuto finalmente vedere sui nostri schermi Clean di Olivier Assayas.

La macchina a spalla di Eric Gautier segue Emily lungo la sua affannosa ricerca di liberazione, dalla droga, dalla galera, dalla solitudine e dall’emarginazione che le procura l’angoscia. La conquista dell’affetto del figlio, tenutole lontano da una sentenza del tribunale, diventa il motivo primario dell’esistenza di Emily e della sua redenzione. Gli interpreti sono tutti credibili nella loro parte, da Maggie (Emily) a Nick Nolte, il nonno (inizialmente la sua parte era affidata a Alan Bates, ma i medici l’hanno sconsigliato, infatti poco dopo è morto), fino al piccolo James Dennis (reclutato a scuola). In ruoli minori cantanti che interpretano se stessi, poi un’insolita Beatrice Dalle e un’antipatica Jeanne Balibar.

Le musiche variano da Brian Eno, che fa da filo conduttore, alla voce disperata di Maggie Cheung, alle sonorità che riportano alla mente Nico o Nick Cave, fino alla musica di Tricky, James Johnston e altri gruppi indipendenti. Frutto della scelta di Assayas, che non perde occasione di comunicarci le sue preferenze musicali (indimenticabili i pezzi inseriti in L’eau Froide, che andavano da Janis Joplin a Nico, Dylan, ecc…)

 

 

Cos’è per te la musica, che comunque riveste un ruolo importante nei tuoi film?

Io sono stato molto influenzato dalla musica degli anni Settanta. In questo movimento non c’era differenza tra controcultura, musica, poesia, cinema. Avevo sempre l’impressione che la musica fosse la poesia contemporanea, diceva delle cose semplici e immediate che forse il cinema non riusciva a trasmettere con la stessa profondità. Quando ero adolescente, la musica è stata così importante per me, che non mi ha più lasciato, è rimasta sempre con me.

Come hai scelto le musiche di Clean? Tra l’altro ci sono diversi personaggi della musica nel cast, anche nel ruolo di se stessi, tipo i Metric.

In un film come Clean la posizione della musica è un po’ particolare nel senso che ci sono due livelli. C’è la parte narrativa rappresentata da Brian Eno e poi c’è quella che di fatto è il background del film, dato che è situato negli ambienti della musica indipendente. Questo assolve in parte il desiderio di Maggie Cheung di cantare, che io conoscevo. Lei è l’unica superstar di Hong Kong che non canta, quando là tutti cantano, anche se poi fanno dello spaventoso pop cantonese. Mi ero prefissato di utilizzare veri musicisti e utilizzarli anche come consiglieri tecnici rispetto il proprio ruolo. Quando ho incontrato James Johnston a Londra, ho capito subito che era adatto alla parte della rock star Lee, era assolutamente perfetto, pur non avendo mai recitato in un film. Maggie ascolta molta musica e in particolare Mazzy Starr, così, quando ho iniziato a scrivere la storia, mi sono detto: perché non utilizzare Mazzy Starr, dato che lui scrive musica e piace a Maggie? Con Tricky è andata più o meno nello stesso modo. Sia a me che a lei piace la sua musica, quindi aveva un senso averlo nel film. È assolutamente elementare la scelta. Così come all’inizio del film dovevo utilizzare un gruppo di Toronto e dato che ascolto molti dischi di produzione indipendente, quello che ho inserito mi sembrava il più interessante, per questo l’ho scelto. Ma direi che la traccia più importante di questo film è la musica di Brian Eno. Per un certo periodo ho ascoltato no stop i suoi quattro dischi pop. Questi sono stati molto presenti nella mia vita, alla fine degli anni Settanta. Poi ho perso il contatto con questa musica, che ho riscoperto mentre facevo il montaggio di Clean, provando esattamente le stesse emozioni di quando ero ragazzo, che non mi danno le cose scritte oggi, e gradualmente la musica di Brian è entrata nel film più o meno consciamente.

I personaggi femminili nei tuoi film sono molto importanti e in qualche modo disperati, intrisi di sofferenza. Perché?

Penso che la forma di sofferenza faccia parte di ciascuna persona. Paradossalmente, solo nei film c’è gente che non soffre. L’umanità soffre per varie ragioni, c’è in tutti un lato luminoso e uno oscuro ed entrambi coabitano. In drammaturgia è più interessante prendere dei personaggi in situazioni di crisi, di modo che esprimano la loro dialettica tra sofferenza e rilievo. Ho anche l’impressione che in termini artistici sia molto importante mostrare questa, che non è una sofferenza drammatica, ma la semplice esposizione del lato oscuro insito nella personalità dell’individuo. È per me molto importante perché è anche una forma di compassione, e io ho l’impressione che nei film mi identifico maggiormente nei personaggi che non sono totalmente adattati al mondo o alla società. Viviamo in una società che è brutale, con dei valori anti-umanistici, intrisi di soldi, ingiustizia sociale, positività morbosa. Cerco personaggi che non sono adattati a questo mondo, perché non me ne sento adattato personalmente, di conseguenza scelgo attori e attrici che diano eco alle mie preoccupazioni. Utilizzo personaggi femminili anche perché credo che ci sia una sincronia tra lo sviluppo della società moderna, la sua trasformazione, e il fatto che le donne abbiano uno spazio molto più importante in tutti gli aspetti sociali, quindi l’aumento delle possibilità nelle donne nella società moderna è contemporaneo con la trasformazione della stessa società.

Penso non sia facile trovare attrici all’altezza di questi ruoli.

È una forma di affinità. C’è naturalmente una parte di casting, ma c’è anche un’intuizione. Per esempio, Chloe Sevigny, mi è subito piaciuta, fin dalla prima volta che l’ho vista in un film, ho subito pensato che avesse qualcosa di specifico e l’ho scelta per Demonlover. Così è stato per Maggie Cheung. Mi interessavo al suo lavoro molto prima di incontrarla. Maggie ha avuto un’importanza enorme per questo film, nel senso che lei ha ispirato sia questa storia che il personaggio. Ci tenevo molto ad averla come protagonista, perché lei è un’attrice geniale e ho sempre avuto l’impressione che non ottenesse mai le parti che meritava, non aveva la possibilità di dare quello cui era realmente in grado di esprimere. Bisogna anche ricordare che in Cina, un’attrice non ottiene quasi mai un ruolo da protagonista dopo aver compiuto i 25 anni. Infatti il cinema cinese è spiazzato di fronte a personaggi come Maggie, e arriva a utilizzarla come icona, tipo Wong Kar Wai con In the Mood for Love. E pensare che ha fatto 75 film in dieci anni. È stato davvero magico lavorare con un’attrice come lei.

Pensi sia importante, oggi, per sensibilizzare i giovani, parlare ancora di droga nei film?

La droga è molto più presente nella nostra società che in questo film, dove ha una parte minore rispetto alla realtà. Direi che anche in termini drammatici e di violenza ce ne sono molto di più nella società moderna rispetto a Clean, dove ho presentato la droga in modo pacificato. Nella storia è un tema minore, perché qui la droga è legata al modo di superarla, di vincerne la dipendenza.

Purtroppo il film verrà doppiato. Pensi perderà molto?

È un grosso problema del cinema italiano. Io non riesco a guardarli, i film doppiati. Li vedevo da bambino, alla televisione, ma ora la televisione non la guardo più. Soprattutto non riesco a guardare un film intero in tv. Non è più lo stesso film, diventa banale, tutto quello che è singolare e vivo è soppresso dal doppiaggio. Per me la voce è come l’anima, quindi i film doppiati perdono l’anima.

Extra DVD:
Formato video: 2.35:1 anamorfico
Strato: doppio
Audio: italiano Dolby Digital 5.1 e inglese Dolby Digital 2.0
Contenuti extra: menù interattivi e animati, accesso diretto a 16 scene, trailer, filmografia di Olivier Assayas e degli attori principali

Marcello Moriondo

 

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