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JUHA

Regia di: Aki Kaurismäki
Attori: Sakari Kuosmanen, Kati Outinen, André Wilms, Markku Peltola, Ona Kamu e Elina Salo
Titolo originale: Juha
Origine: Finlandia 1999
Durata: 78’

Non è mai stato grande dispensatore di parole, il regista finlandese Aki Kaurismaki. Sicuramente non è necessario rendere i film un ricettacolo di parole, parole, parole…per dare intensità e spessore ad un film. L’essenzialità dei dialoghi è sempre stata la cifra espressiva più personale di questo regista imprevedibile. Ma nel caso di questo suo film Juha, ha ecceduto in eccentricità togliendo totalmente i dialoghi e lasciando soltanto una porta che sbatte, una canzone ed una colonna sonora invadente di Anssi Tikanmaki cui è demandato il compito di accompagnare lo spettatore come ai tempi del cinema muto. Didascalie comprese. La storia si comprende benissimo ugualmente: marito e moglie vivono in campagna vendendo i prodotti della loro terra. Lui è zoppo, grande e buono, e ha allevato lei, rimasta sola da piccola, come una figlia. Vita di campagna con poche occasioni di incontri li portano poi al matrimonio, forse per mancanza di scelta, forse per amore o affetto. La loro vita scorre felice e tranquilla fino al giorno in cui irrompe uno straniero dal fascino improbabile. Corteggia la donna e un bel giorno se la porta via attirandola col miraggio del lusso e della vita cittadina. In realtà la trappola della prostituzione. Maltrattata e indifesa, segregata e vilipesa, la giovane mette al mondo un figlio. Verrà salvata dal marito che non l’ha mai dimenticata e per lei morirà squallidamente dopo averne ucciso l’amante. Kaurismaki precedentemente ha alternato nella sua carriera film provocatori e altri bellissimi come Ho affittato un killer o Nuvole in viaggio, popolati di personaggi dalle vite tristi e silenziose, dialoghi scarni e inquadrature senza spericolatezze, ma animati da grande intensità. Film che partivano e procedevano verso una quieta disperazione senza uscite, ma che si aprivano a finali di speranza, ottimistici. In questo caso ha voluto intraprendere la strada inversa: come rovinare una vita felice. E lo fa dando al film i toni leggeri e ridicoli del cinema muto per poi finire in soluzioni drammatiche. E’ interessante comunque la visione di Juha: belle immagini in bianco e nero, ben costruite e con ottima fotografia, toccato dalla consueta ironia scontrosa del regista, sceneggiatore, montatore, autore, produttore, ex critico ed organizzatore del festival più settentrionale del mondo, in Lapponia. Ma l’assenza delle parole ci è sembrata un’eccentricità forzata, una provocazione a tutti i costi. Qualche parola, qua e là, avrebbe allontanato i sospetti dell’operazione furba e non avrebbe guastato l’atmosfera.

Mietta Albertini

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