IL NASTRO BIANCO
Premiato con la Palma d’Oro per il miglior film al Festival di Cannes 2009

Regia di: Michael Haneke
Attori: Christian Friedel (il maestro), Leonie Benesch (Eva), Ulrich Tukur (il Barone), Ursina Lardi (la Baronessa), Burkhart Klaussner (il pastore), Steffi Kühnert (sua moglie Anna), Rainer Bock (il medico), Susanne Lothar (la levatrice), Eddy Grahl (Karli), Josef Bierbichler (l’intendente) e Gabriela Maria Schmeide (sua moglie Emma)
Sceneggiatura: Michael Haneke
Collaborazione alla sceneggiatura: Claude Carriere
Fotografia: Christian Berger
Montaggio: Monika Willi
Suono: Guillaume Sciama e Jean Pierre Laforce
Costumi: Moidele Bickel
Scenografia: Christoph Kanter
Produttori: Veit Heiduschka (Wega Film), Stefan Arndt (X Filme Creative Pool GmbH), Margaret Menegoz (Les Films du Losange) e Andrea Occhipinti (Lucky Red)
Produttori esecutivi: Michael Katz e Miki Emmrich
Titolo internazionale: The White Ribbon: a German Children’s Story
Titolo originale: Das Weisse Band: eine Deutsche Kindergeschichte
Origine: Austria, Germania, Francia e Italia 2009
Distributore: Lucky Red
Link: www.luckyred.it www.filmsdulosange.fr www.wega-film.at www.x-filme.de
Durata: 144’
Produzione: Wega Film (Vienna) in coproduzione con X Filme Creative Pool GmbH (Berlino), Les Films du Losange (Parigi) e Lucky Red (Roma) con il sostegno di Filminstitut, Filmfonds Wien, Filmförderungsanstalt Berlin, Medienboard Berlin-Brandenburg, Mitteldeutsche Medienförderung, Deutscher Filmförderfonds, CNC, Eurimages in collaborazione con ARD/DEGETO, Bayerischer Rundfunk, ORF (Film/Fernseh-Abkommen), France 3 Cinema, TPS Star, Canal + e TF1 vidéo
Programmato dal 30 ottobre 2009

Siamo in un isolato villaggio del Nord della Germania nel 1913. Qui sembra che una maledizione ignota e incombente sovrasti tutto e tutti. Con la narrazione in terza persona da parte del giovane maestro del villaggio, si scoprono pian piano i suoi abitanti, una piccola comunità col pastore, il medico; il Barone e la Baronessa, l’amministratore della tenuta; la levatrice e il contadino della fattoria, tutti con figli a carico. Si apprende che il nastro bianco del titolo è il simbolo della purezza ed è quello che il Pastore protestante annoda al braccio e tra i capelli dei due figli maggiori in un momento di tempesta ormonale che potrebbe indurli facilmente in peccato, legando i due figli ribelli, Martin il maschio che si tocca e Klara la figlia che rifugge dall’impudicizia. Peraltro proprio quella è la virtù latitante nel villaggio, sostituita da fatti di cattiveria inaudita. Parte rilevante delle storie sono i ragazzi di un coro e delle loro famiglie, tra violenze domestiche e accettazione di un potere imposto. Siccome succedono degli strani incidenti con bambini rapiti e torturati e una serie inquietante di crimini, viene loro attribuito un rituale punitivo e una forma di vendetta, vittime e magari carnefici, soprattutto considerando che quelli addestrati alla violenza sono i ragazzini. E’ stata tirata una corda tra due alberi e il medico condotto è caduto da cavallo, rimanendo poi in ospedale per mesi. Un pagliaio si è incendiato. La levatrice ha un figlio piccolo e handicappato, praticamente accecato da chissà chi. La polizia locale indaga ma non viene a capo di nulla della escalation di cattiveria. Bocche cucite. Forse perché tutti cercano disperatamente di tenere insieme un piccolo mondo che si ha paura di veder sparire alla svelta e per cause ignote. Comunque tutta l’inchiesta rimane senza colpevoli. E poi ognuno ha il proprio tornaconto a rimanere in silenzio. Il dottore che non sopporta più l’amante levatrice ormai invecchiata, le sputa addosso parole estremamente sprezzanti, e gioca a fare il dottore con sua figlia. La baronessa fa sapere allo zotico marito che coi figli tornerà in Italia dove lo aspetta un facoltoso e beneducato italiano. Il pastore così intransigente con le sue norme antiquate da fomentare una opposta reazione di libertà e violenza.

 

 

Con qualche scena dal taglio espressionista e qualche altra che ricorda Heimat, il film è ambientato in un isolato, ottuso, perbenista e rurale villaggio protestante della Germania nel periodo precedente la Grande Guerra e si interroga sulle origini del nazismo, dove i bambini vedono le madri assoggettate e diventeranno i soldati a venire del Terzo Reich, con un approccio privo di preconcetti ideologici, dove sembra di stare nel circo degli orrori e puntando l’occhio su un cosmo che per quanto piccolo sintetizza tutto il mondo e che bisogna avere il coraggio di guardare, magari con il filtro dell’arte. Una poetica lontana da ogni voyeurismo illustra sesso e morte vissuti in maniera oppressiva, contrapposti alla felicità e al candore della Baronessa attesa dal suo amante o dalla garbata storia d’amore tra il giovane maestro e la innocente Eva. Per Haneke nessuno è completamente innocente o colpevole, soprattutto se si lascia ammaliare dalle ingiustizie e se si lascia condizionare dal male, originato dall’assoluto che diventa legge e visto come prodotto sociale, politico nonché psicologico, e questo lo racconta con una narrazione fuori dal coro, tutto girato in un bianco e nero distaccato e algido, in un film di durata arbitraria, con più strati di lettura, seducente e angosciante nel presentarsi con stile inflessibile. Il film peraltro ha avuto qualche strascico polemico al Festival di Cannes in seguito all’assegnazione della Palma d’Oro quale miglior film, con Isabelle Huppert designata a capo della Giuria a gennaio e attrice feticcio di Michael Haneke (selezionato ad aprile), dimenticando che il gruppo dei giurati, credibili e indipendenti, ha attribuito il Premio quasi all’unanimità.

Maurizio Ferrari

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti fino al 7 gennaio 2010 e successivamente nell’archivio.

 

home mail