PROVA A INCASTRARMI – FIND ME GUILTY
Presentato in concorso al Festival di Berlino 2006

Regia di: Sidney Lumet
Attori: Vin Diesel, Ron Silver, Alex Rocco, Peter Dinklage, James Biberi, Paul Borghese, Linus Roache, Annabella Sciorra e Michalina Almindo
Sceneggiatura: Lumet, T.J. Mancini e Robert Mccrea
Fotografia: Ron Fortunato
Montaggio: Tom Swartwout
Costumi: Tina Nigro
Scenografie: Christopher Nowak
Produttori: Bob Yari, Robert Greenhut, George Zakk, T.J. Mancini e Bob Debrino
Produttore esecutivo: Oliver Hengst
Produttore delegato: Robert Katz
Produttori associati: Wolfgang Schamburg e Ernst-August Schieder
Co-produttori: Rita Branch, Frank Di Giacomo, Johnn Sanchez e Roger Zamudio
Titolo originale: Find me Guilty
Origine: USA 2006
Distributore: Medusa
Link: www.medusa.it
Durata: 125’
Produzione: Yari Film Group e Three Wolves Production
Programmato dal 17 marzo 2006

Prima il cugino gli spara con una pistola da quattro soldi, e grazie all’inefficacia dell’arma si salva. Poi gli danno trent’anni per possesso di droga mentre è in libertà vigilata e gli contestano quattordici capi d’accusa. Poi lo ricattano quando è in cella, offrendogli la detenzione ridotta in cambio di una testimonianza contro amici e parenti. Testimonianza contro riduzione della pena. Adesso basta: poiché ha passato metà della sua vita in carcere, Jackie conosce più o preferibilmente meno tutto l’apparato giudiziario e questa volta decide di fronteggiare il processo come imputato affiliato al clan dei Lucchese e avvocato difensore di se stesso, appellandosi alla Costituzione e rinunciando all’avvocato difensore. Ha fatto solo le elementari, ma adesso vuole dimostrare che non è un gangster. E’ impudente e irrispettoso nei confronti del giudice, si appella al suo forte senso dell’umorismo, quando lo tradiscono, l’istrione ribalta l’accusa, ammette di essere innocente e non traditore della "famiglia" e chiede alla giuria che questo basti per assolverlo. Adesso che ha dimostrato la sua fermezza e sincerità, tutte le televisioni si occupano di lui. E’ un buffone, gli avvocati della difesa sono preoccupati, ma "giuria che ride è giuria che non punisce", dice un vecchio detto. Dopo ventun mesi, tra il 1987 e il 1988, il processo Lucchese (quello penale durato più a lungo negli Usa) porta allo stremo tutte le parti in causa: 20 imputati e quindi 20 avvocati difensori per 76 capi d’imputazione diversi, i giurati pronti ad essere rimpiazzati da altri otto, giorni e giorni di arringhe difensive finali.

 

 

Dalla storia vera di Giacomo detto "Jackie Dee" Di Norscio, membro dell’infelicemente affermato Clan dei Lucchese dal New Jersey, quasi tutte le testimonianze del film sono quelle vere. Il processo viene ricordato come anomalo e sconcertante per la storia giudiziaria americana, dimostrando che durante un processo non si può fare affidamento completo nemmeno sulla verità. Dismessi i panni aggressivi di film d’azione come "Fast and furious", Vin Diesel come mafioso non pentito dimostra un certo talento comico e qualche possibilità di offrire un’interpretazione variegata, smodata e scapestrata, frenata solo dall’essere pingue e imbolsito. Sidney Lumet, Oscar alla carriera 2005, è un regista "liberal" che ha già abbondantemente dimostrato di saper intrigare anche con una storia stretta tra quattro mura, un intero film al chiuso in una stanza di tribunale insieme ai giurati appunto in "La parola ai giurati". Qui mette insieme umorismo e tragedia, facendosi accompagnare da una musichetta allegra e assumendo i toni della commedia.

Maurizio Ferrari

Fino al 6 luglio 2006 questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti e successivamente nell’archivio.

 

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