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21 GRAMMI- IL PESO DELL’ANIMA

Regia di: ALEJANDRO GONZALES INARRITU

Attori: SEAN PENN, CHARLOTTE GAINSBOURG, BENICIO DEL TORO e NAOMI WATTS

Titolo originale: 21 GRAMS

Origine: USA 2003

Distributore: Bim

Link: www.bimfilm.com www.21grams.co.uk www.21-grams.com

Durata: 125’

Programmato dal 16 gennaio 2004

Domande e storie che si intrecciano, si aggrovigliano, fuggono avanti e indietro nel tempo. E’ questo lo stile di Inarritu, che anche per il suo secondo film, dopo l’acclamato Amores Perros, sceglie un montaggio straniante, spezzettato, disarmante: i frammenti delle tre vicende sono cuciti assieme senza una logica apparente, senza nessuna cronologia. Il finale all’inizio, storie che tornano indietro e che di nuovo fuggono in avanti, in un continuo gioco di incastri. E ogni tessera del puzzle è un tassello fondamentale per capire l’intreccio dei destini. 21 grammi. E’ tutta qui la differenza tra la vita e la morte? Quante vite, quante possibilità abbiamo a disposizione? E cosa significa morire? E’ un cinema fatto di domande, quello del regista messicano Inarritu. Punti interrogativi che si condensano e galleggiano sulla pellicola. Fino ai titoli di coda, e oltre, dentro di noi. Storie intrecciate dal Caso, o dal Destino, chissà. Storie di solitudine e disperato amore, storie di morte e di speranza. Al centro di tutto, ancora una volta, un incidente stradale. Un solo istante che cambia l’esistenza di tante persone. Basta poco, per far scivolare una vita nell’abisso del dolore. Un niente. La morte è sempre lì, in agguato. Può nascondersi dietro ogni curva. E ci aspetta, crudele. Ma la vita non si arrende mai facilmente, e lotta a denti stretti. Così, una persona può tornare a vivere grazie al cuore di qualcuno che, all’improvviso, è volato via, verso il cielo, accompagnato da due angeli biondi.

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E’ la storia di Paul, e del suo trapianto. Un cuore nuovo vuol dire una nuova vita? Christina nuota e cammina, ma la sua vita si è fermata, impotente di fronte alla morte che le ha strappato, in un solo istante, tutta la felicità e l’amore del mondo. Come si può accettare un destino simile? E chi è davvero Jack? Una volta non credeva in niente, ora crede con tutte le sue forze solo in Dio. Ma il suo Dio lo tradisce e lo castiga, gli dilania l’anima con i sensi di colpa per una curva presa troppo veloce. Così cerca di scappare, da tutto e da tutti. Per ritrovare se stesso. Riuscirà a salvarsi dalle infernali fiamme che gli bruciano dentro? Il montaggio è il principale tratto distintivo del giovane regista messicano Inarritu. Il tempo è un concetto da manipolare, un meccanismo da smontare e ricostruire, un gioco di delicati equilibri per tenere alta la tensione, per intrappolare lo spettatore nel fascino della narrazione. E il gioco, in 21 Grammi, gli riesce alla perfezione. Il film, infatti, è formalmente perfetto. Raccontata con un semplice e ordinato montaggio parallelo, la storia forse non avrebbe avuto la stessa forza. E che dire degli attori? Tutti molto intensi e convincenti nei rispettivi ruoli, da Naomi Watts a Sean Penn, da Benicio Del Toro alle semplici comparse. La macchina da presa scava dentro i personaggi e cerca di penetrare, attraverso occhi, espressioni e movimenti, dentro la loro anima, in quel groviglio di pensieri e speranze, di dolori e di sorrisi, di paure e rimpianti. Le inquadrature sono sporche, traballanti, spesso girate con la camera a mano, per stare proprio addosso ai personaggi, appiccicati ai loro corpi, per essere tra di loro, e coglierli negli istanti in cui le loro storie si compiono. La fotografia sgranata accentua i contrasti tra luce ed ombra, tra caldo e freddo. Ma non poteva essere diversamente. E ci pensa poi il montaggio a mescolare e armonizzare tutti gli ingredienti. Nonostante la frammentazione estrema, infatti, alla fine tutto torna. Forse troppo. C’è anche qualcosa che non convince fino in fondo, nel film. E forse è proprio questa sua perfezione, per certi versi così simile a quella di Amores Perros. Inarritu sarà uno di quegli autori che batteranno per tutta la vita sullo stesso chiodo? Ma in fondo, non è neanche questo a lasciarci in bocca quella strana sensazione... Perché allora quella punta di fastidio, all’uscita della sala? Solo per la tristezza e la cupezza del racconto? Il montaggio, soprattutto nella prima parte del film, gioca con noi spettatori, ci confonde le idee, ci cattura, ci fa fantasticare un po’ sui possibili perché della storia. Ma quando arrivano i titoli di coda, abbiamo già capito tutto, il puzzle è finito, completo, senza buchi, tutte le tessere al loro posto. E non c’è più nessuno spazio per la nostra immaginazione, per la fantasia. E nemmeno per l’interpretazione. E’ la speranza la chiave di tutto. Il finale è meno aperto di quel che sembra. Eppure, alcune domande ci restano dentro. Non riguardano il film, né la storia che, precipitando dentro lo schermo, abbiamo vissuto. Ma la nostra vita, la vita di tutti. Quanto pesano 21 grammi? 21 grammi sono il peso di cinque nichelini uno sopra l’altro, di un colibrì, di una barretta di cioccolato. 21 grammi sono il peso della perdita, il peso che la morte, nell’attimo esatto in cui arriva, ruba al nostro corpo. 21 grammi: che sia allora il peso dell’anima? Che sia tutta qui la differenza tra la morte e la vita? Quante morti abbiamo a disposizione? E cosa significa vivere?

Stefano Borgo

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