LA VIE EN ROSE
Presentato in concorso al Festival di Berlino 2007
Regia di: Olivier Dahan
Attori: Marion Cotillard, Sylvie Testud, Pascal Greggory, Emmanuelle Seigner, Jean-Paul Rouve, Gérard Depardieu, Clotilde Courau, Jean-Pierre Martins, Catherine Allégret, Marc Barbé, Caroline Sihol, Manon Chevallier, Pauline Burlet, Elisabeth Commelin, Marc Gannot, Caroline Raynaud, Marie-Armelle Deguy, Valérie Moreau e Jean-Paul Muel
Sceneggiatura: Olivier Dahan e Isabelle Sobelman
Fotografia: Tetsuo Nagata
Titolo originale: La môme
Origine: Francia, Regno Unito e Repubblica Ceca 2007
Distributore: Mikado
Distributore DVD 2007: Dolmen
Link: www.mikado.it www.tfmdistribution.com/lamome www.dolmenhv.it
Durata: 140’
Programmato dal 4 maggio 2007

New York, 1959. Édith Piaf è sulla scena, canta e d’improvviso stramazza a terra priva di sensi. Da questo momento inizia un flashback che ci riporta alla sua infanzia, agli anni dell’adolescenza, alla ricostruzione della vita dalla cantante, alternata dalle visioni degli ultimi anni della sua vita. Fin dalla nascita, nel 1915, per strada, a Parigi (ma qualcuno sostiene che è una leggenda popolare, che sia nata in ospedale), la piccola Édith Giovanna Gassion è stata sballottata prima nelle vie parigine da una madre "distratta" (la neo-principessa Clotilde Courau), che l’abbandona nella topaia della nonna materna, perché d’intralcio alla sua "carriera" di cantante di strada. Poi a cinque anni il padre Louis la trasferisce direttamente nel bordello in Normandia, gestito dalla nonna paterna. Una delle prostitute, Titine (Emmanuelle Seigner), accudisce alla piccola come una seconda madre. Durante il suo soggiorno nel lupanare,la piccola rischia di perdere la vista per un’infezione e le ragazze la portano in pellegrinaggio a Lisieux, sulla tomba di Santa Teresa. Qui nasce la profonda fede della ragazzina verso la santa, cui Édith si appella ogni volta che la sorte le volta le spalle, cioè molto spesso. Dopo qualche anno Louis, il padre contorsionista e ubriacone, la strappa dalle braccia amorevoli di Titine. Quindi il circo, dove Louis si esibisce e da dove viene cacciato, e infine il ritorno alla strada, dove a 10 anni lei canta la Marsigliese per pochi spiccioli. Poi gli anni dell’adolescenza, ancora sulla strada, con una compagna di sbronze e scorribande, Momone (Silvie Testud), con cui canta per sopravvivere, tra una marchetta e l’altra. Louis Leplée (Gérard Depardieu) la sente cantare e la vuole nel suo locale, mettendola in contatto con Raymond Asso, che diventerà il suo Pigmalione e Marguerite Monnot, pianista e compositrice, che scriverà diversi dei suoi successi: Mon légionnaire (ripresa poi con successo Serge Gainsbourg in una suggestiva versione), Hymne à l’amour, su parole della stessa Piaf e Milord, su testo di Georges Moustaki, anche cavallo di battaglia di Milva. Senza dimenticare la canzone che dà il titolo italiano (e americano) al film, La vie en rose, ancora con parole di Édith, vincitrice del Grammy Hall of Fame Award nel 1998, che poi si ritroverà nelle versioni di tantissimi artisti come Louis Armstrong, Dalida, Céline Dion, Ella Fitzgerald, Yves Montand, e ulteriormente ripresa in numerosi film, come Prêt-à-porter di Robert Altman e non ultimo Meduse di Etgar Keret e Shira Geffen in una traduzione ebrea. È Louis Leplée a darle il soprannome che sarà l’origine del suo pseudonimo: la Môme Piaf, che nel gergo della malavita parigina significa piccolo uccello e anche come riferimento alla sua altezza di un metro e 47. Grazie a Louis, nel 1935 incide il primo disco, quasi autobiografico, Les mômes de la cloche (le ragazze del mondo dei clochard, nel film la voce è di Jil Aigrot, una "pasionaria" specializzata in classici, da Brel a Ferré). Il successo dura poco, Leplée è assassinato, probabilmente dai protettori della Piaf. Ancora una volta si sente orfana, perde il produttore, l’affetto degli ammiratori, appena conquistato, tutti le voltano le spalle, è sulle prime pagine dei giornali, additata come complice indiretta e la polizia la perseguita. Si ritrova a rigirare per le strade e per le bettole finché Raymond Asso, autore delle parole di Mon légionnaire, non la strappa dalla strada, dandole un’altra possibilità.

 

 

Nel 1937 fa il suo debutto ufficiale all’ABC di Parigi, diventando una beniamina del pubblico francese. Quel che segue, professionalmente, è storia della canzone. Piaf ha il tempo di passare con disinvoltura per il teatro (dove recita Cocteau) e il cinema, ma rimane legata alla canzone, alle tournée internazionali, anche oltreoceano. A New York incontra il grande amore della sua vita, il pugile Marcel Cedran, che muore in un incidente aereo nel 1949, solo un anno dopo il loro matrimonio. Suggestiva la sequenza dell’incontro che suggella Marcel campione del mondo. Poi, a conclusone di serata, nel corridoio d’albergo, dove Édith ha fatto posare centinaia di rose lungo il tappeto.

Questo non è il primo film sulla vita della Piaf. Degli altri, il più espressivo è certamente Édith et Marcel di Claude Lelouch, incentrato soprattutto sulla grande storia d’amore dei due personaggi. Se Lelouch ha messo in scena Évelyne Bouix, il regista Olivier Dahan ha investito su una straordinaria Marion Cotillard, dagli occhioni tristi ed espressivi, in una grande interpretazione. Nonostante la splendida fotografia di Tetsuo Nagata, si può dire che il personaggio esce dall’icona patinata della grande cantante, dai brani di successo e gli innumerevoli dischi venduti. Il regista racconta di una donna che ha sofferto e privilegia i personaggi cari alla Piaf, che non hanno riempito i rotocalchi. Lo fa a scapito dei personaggi famosi che hanno accompagnato la sua vita, che le scivolano accanto, quasi accarezzandola, senza far rimarcare la loro presenza. La gigantografia di Billie Holiday che campeggia alle spalle di Édith, riflette le similitudini che hanno accompagnato la vita delle due artista, l’infanzia infelice, la prostituzione, la droga, la morte prematura. La vita di Billie aggravata dalla discriminazione razziale. Nel film Marlène Dietrich avvicina Piaf in un locale newyorkese dicendo: Mi manca Parigi. Stasera, mentre l’ascoltavo cantare, rivedevo le sue strade, la sua gente. Marlène, il film non lo dice, sarà testimone delle nozze di Piaf col cantante Jacques Pills. In Édith et Marcel, la vittoria mondiale di Cedran è vissuta in parallelo a un’esibizione pubblica di Piaf. Sia a lei che a lui, qualcuno dice: tutta la Francia è con lei, stasera. Dahan sorvola i numerosi legami sentimentali celebri. Yves Montand, conosciuto nel 1944 mentre entrambi si esibivano al Moulin Rouge, un amore che dura due anni. Georges Moustaki, che divide con lei, oltre il successo di Milord, un brutto incidente automobilistico. La collisione c’è, ma Moustaki è quasi inesistente. Théo Sarapo, nominato da Édith sul letto di morte, ultimo marito ventiseienne. È appannato anche il personaggio di Charles Aznavour, molto presente nella pellicola di Lelouch, interpretato dallo stesso cantante. Una sequenza unisce i due film: l’annuncio della morte di Cedran e la disperazione di Édith, che si trasforma in rimorso (è lei che ha voluto il viaggio anticipato di Marcel da Parigi a New York quella notte). Il film termina (musicalmente) come The dreamers-I sognatori di Bernardo Bertolucci, sulle note di Non, je ne regrette rien, che Charles Dumont ha scritto per Piaf nel 1960, insieme a Mon Dieu, due anni prima della morte della cantante, dipendente dalla morfina e distrutta dalla malinconia, a soli 47 anni.

Extra DVD:
Formato video: 16/9 2.35:1
Strato: doppio
Audio: Italiano dolby digital 5.1 - Originale con sottotitoli in italiano dolby digital 5.1
Sottotitoli: italiano, italiano per non udenti
Contenuti extra: Commento audio del regista, aiuto regista, montatore, direttore della fotografia, scenografo e direttore casting, making of (26 minuti), "Piaf, cet obscur sujet de désir" (documentario di 27 minuti), Scene tagliate, Easter egg, trailer e spot

Marcello Moriondo

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio.

 

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