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IL CERCHIO, uno dei 3000 SOGGETTI CONTRO UN VIRUS

Presentati a Venezia i cortometraggi contro l'Aids

Un paio d'anni fa l'emittente d'oltralpe "France 2" inseriva tra un programma e l'altro dei cortometraggi della durata di tre minuti che portavano la stessa intestazione: "3.000 scenario contre un virus". Il virus naturalmente era l'Aids e i video affrontavano questo problema con brevi storie non necessariamente documentaristiche o seriose. I soggetti arrivavano dalla scuola nazionale di cinematografia ed erano realizzati da giovani registi e attori francesi, coadiuvati dai loro colleghi più famosi. Si parlava soprattutto di prevenzione e di preservativi in modo scherzoso e ironico. Il Ministero alla cultura ne garantiva la diffusione.

Una simile operazione, utilizzando soggetti scritti dagli studenti, è stata varata in Italia e presentata in anteprima da Agiscuola alla 53a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica (1996). Il titolo è lo stesso, "3.000 soggetti contro un virus", la durata è superiore rispetto ai prodotti francesi e si è variato il tiro: non è necessariamente la prevenzione a fare da padrona ma il comportamento che l'Aids ha ingenerato, la reazione che questi provoca, la sua convivenza.

Bruno Bigoni ha realizzato con Giuseppe De Santis "Oggi è un altro giorno (Milano 1945-1995)", un interessante lavoro sulla lotta partigiana che circola soprattutto nelle scuole. Poi Bigoni ha diretto "IL CERCHIO", video inserito al progetto dei "3.000 soggetti", tornando a fare cose d'interesse sociale che dovrebbero trovare un canale preferenziale nella scuola. Il regista era a Venezia in occasione della presentazione dei cortometraggi.

CON QUALE METODO HAI SCELTO IL SOGGETTO PER REALIZZARE "IL CERCHIO"?

C'erano questi soggetti della scuola che erano già stati selezionati da Telepiù e dalla Colorado di Gabriele Salvatores. Ne ho avuti sette in mano tra cui potevo scegliere. Ne ho trovato uno a cui mi sono ispirato per realizzare "IL CERCHIO". In realtà è molto diverso da come l'avevano scritto i ragazzi. Per realizzarlo abbiamo riscritto la storia.

HAI UTILIZZATO NELLA REALIZZAZIONE ANCHE I RAGAZZI DELLA SCUOLA AUTORI DEI SOGGETTI?

No. Ho utilizzato degli studenti che arrivano da 40 paesi del mondo e si raccolgono ogni anno in questo laboratorio internazionale della comunicazione di Gemona del Friuli. Con loro ho affrontato il problema, ho censito la situazione della malattia in tutti questi Paesi, da Cuba alla Russia, fino a Hong Kong. Insieme abbiamo scritto i testi di queste tre piccole storie, di cui la prima ha un esito tragico, la seconda un esito sospeso e la terza un esito positivo. Loro hanno raccontato nel filmato la loro esperienza e il loro impatto con la malattia.

PENSI CHE SI RIESCA A INCIDERE NELLE COSCIENZE E QUINDI A DIFFONDERE QUESTE OPERE SIA NELLE SCUOLE CHE NELLE COMUNICAZIONI DI MASSA?

Guarda, sono tutti utili questi strumenti. In Italia del problema Aids non se ne parla mai a sufficienza. Inoltre questi corti non sono nati con l'intenzione di essere dei documentari scientifici. Sono nati nella scuola e devono tornare nella scuola, perché altrimenti non ha senso produrli. Penso che il grosso lavoro da fare ora sia ora sia la promozione e la continuità della produzione, perché non ci si limiti ai corti visti a Venezia ma si allarghi nella scuola la realizzazione dei progetti.

Marcello Moriondo

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