HANS

Regia di: Louis Nero
Attori: Daniele Savoca (Hans Schabe), Simona Nasi (Rita Fox), Franco Nero (Barbone e Giudice), Silvano Agosti (Barbone), Eugenio Allegri (Malato), Caterina De Regibus (Infermiera), Lola Gonzales (Madre), Sax Nicosia (Presentatore), Walter Succu (Presidente) e Giuseppe Cesario (Professor Wittemberg)
Fotografia e montaggio: Louis Nero
Soggetto e Sceneggiatura: Louis Nero
Musiche originali: Tiziano Lamberti
Edizioni Musicali: Warner Chappell Music s.p.a
Origine: Italia 2004/2005
Distributore: L’Altrofilm
Link: www.altrofilm.it
Durata: 98’
Produzione: L’Altrofilm produzione
Programmato dal 27 gennaio 2006

DALLE NOTE DI PRODUZIONE: Il lungometraggio trae ispirazione dall’incontro tra il teatro dell’assurdo di Adamov e le teorie freudiane sull’isteria. Il film analizza una paranoia e la sua evoluzione in un individuo altamente disturbato, il protagonista Hans Scabe. La schizofrenia viene raccontata a partire dall’infanzia di Hans fino alla sua morte. Non è analizzata in terza persona o da un punto di vista esterno, come nella maggior parte dei film che trattano questo tema, ma in prima persona. Lo spettatore è quindi partecipe delle visioni e dei sentimenti che prova Hans quando si trova in stato di allucinazione. Egli è un soggetto disturbato fin dalla giovane età, a causa di una predisposizione ereditaria, e dei comportamenti psicotici della sua famiglia : il padre malato mentale cronico è succube della moglie; la madre è una donna dai costumi "particolari". In età adulta, la malattia di Hans regredisce al punto da raggruppare le paure e gli odi di tutta la società in cui vive, dove la discriminazione razziale è molto radicata e condivisa dai detentori del potere giudiziario. La paranoia di Hans con gli anni evolve in una fobia verso i rifiuti e la loro crescita spaventosa, fino alla conclusione che il mondo sta accumulando tutti quei rifiuti per farglieli, un domani, ingurgitare tutti. Un giorno, mentre sta guardando un documentario sulle popolazioni di colore, la sua malattia lo porta ad associare la presenza così numerosa della popolazione di colore alla produzione dei rifiuti, concludendo che i neri ne sono direttamente responsabili, e che quindi lo vogliono uccidere e fargli ingurgitare tutti i rifiuti della Società. Il suo odio si dirige verso di loro. Alcuni anni dopo, Hans sembra essere guarito e, grazie all’aiuto di uno psichiatra, risolve apparentemente i suoi problemi mentali. Nel corso del film appariranno tre psichiatri molto importanti (Dott. Freud, Dott. Jung, Dott. Hillman), interpretati da tre ragazzi down. Hans Schabe dirige ora una società che si occupa dello smaltimento dei rifiuti. Un giorno, di ritorno a casa, uno stimolo esterno fa riemergere con più forza di prima le sue fobie, Inizia quindi a vagabondare per le strade della città dove le sue visioni si mescolano alla realtà. Nei giorni seguenti vede in un vicolo una coppia di persone di colore che fa’ l’amore, istintivamente decide di malmenarli e di violentare la donna. Dopo alcune ore viene ritrovato dalla polizia nella sua abitazione in stato d’incoscienza, e immediatamente viene portato in galera e subito processato. Il processo è più immaginario che reale. Durante il dibattimento in tribunale emerge chiaramente, sia tra il pubblico ministero, sia tra gli avvocati e lo stesso giudice, l’odio nei confronti delle persone di colore, quasi al punto da assolvere il protagonista. Quando però il giudice capisce che l’imputato, per salvaguardare la propria incolumità, sarebbe disposto ad uccidere qualsiasi persona, anche di razza bianca, viene immediatamente condannato e rinchiuso in manicomio. In manicomio la sua malattia raggiunge il culmine: quando un infermiera di colore entra nella sua cella per portargli da mangiare, viene violentata ed uccisa; dopo alcuni minuti e dopo aver avuto un’altra visione, Hans Scabe si ritrae verso uno specchio dove vede la sua immagine riflessa con un volto di una persona di colore, e su questo interrogativo termina il film. Hans, anti-eroe per eccellenza, è una vittima della Società e con il suo sacrificio ne diventa anche il capro espiatorio. La volontà di trattare "il razzismo dalla parte del razzista", muove dal presupposto di sottolineare con maggior efficacia questa terribile condizione di pregiudizio e di discriminazione, nel momento in cui sembra che il cinema "ufficiale" faccia finta che questo tema sociale appartenga al passato, volgendo lo sguardo verso temi differenti e più superficiali.

Hans Scabe (dal tedesco scarafaggio) è una sorta di anti-eroe moderno. Non cerca di accattivarsi la benevolenza altrui tramite azioni moralmente degne, ma sprona lo spettatore a interrogarsi sui propri limiti e sulle proprie riprovevoli pulsioni. Hans è un personaggio xenofobo e violento e le sue azioni tendono a scatenare la rabbia del pubblico che è spinto a disprezzarlo e nello stesso tempo a riflettere sulle tematiche del razzismo e dell’emarginazione. Il regista Louis Nero nasce a Torino nel 1976 e si laurea al D.a.m.s nel 1999, per poi dedicarsi alla seconda laurea in filosofia teoretica. Dal 1998 è presidente dell’Associazione Culturale "L’Altrofilm", che ha prodotto anche il suo precedente Pianosequenza. Dal 2004 è membro permanente della giuria del David di Donatello.

Fino al 6 luglio 2006 questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti e successivamente nell'archivio.

 

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