MOOLAADE’
Vincitore nella sezione "Un certain regard" al
Festival di Cannes 2004

Regia, sceneggiatura e dialoghi di: Ousmane Sembene
Attori: Fatoumata Coulibaly (Collé Ardo Gallo Sy), Maïmouna Hélène Diarra (Hadjatou), Salimata Traoré (Amsatou) e Aminata Dao (Alima Bâ)
Fotografia: Dominique Gentil
Montaggio: Abdellatif Raïss
Musica: Boncana Maïga
Titolo originale: Moolaadé
Origine: Francia e Senegal 2004
Distributore: Lucky Red
Link: www.luckyred.it www.amnesty.it/campagne/donne/index.html
Durata: 120’
Programmato dal 8 marzo 2006

In un piccolo villaggio africano sei bambine scappano. Due di loro si dileguano e saranno ritrovate in seguito morte annegate in fondo a un pozzo. Altre quattro chiedono la protezione, il mooladé, il rispetto del diritto d’asilo alla seconda delle tre mogli di un notabile del villaggio. Questo tipo di protezione è quella che una ragazza chiede a una madre: Collé Ardo. E’ in quel villaggio che vive e lì, sette anni prima, si era rifiutata di sottoporre sua figlia alla pratica dell’escissione, una abitudine che considera barbara. La figlia Amsatou era stata partorita con grande difficoltà dopo aver perso due figli alla nascita. Adesso ha detto basta al rito dell’escissione, che poi sarebbe la mutilazione dei genitali per arrivare alla "purificazione", nonché sostentamento spirituale per un futuro univoco, quello della sposa. La protezione è una consuetudine rispettata e fa parte di quella categoria di valori inviolabili che può essere interrotta soltanto da chi l’ha proclamata, ma forse può intervenire il marito, con un’opera di convincimento anche forzato. Dall’altra parte c’è l’antica tradizione dell’escissione, detta Salindé. Il villaggio si divide nei pareri, e le "sacerdotesse" dell’ortodossia rivogliono quelle bambine. Per farlo denunciano Collé Ardo al consiglio degli uomini. Sono sette donne vestite di rosso che vogliono procedere all’escissione, forti della tradizione. Il consiglio degli anziani coglie al volo l’occasione per impedire a tutte le donne l’ascolto della radio, strumento di indottrinamento alla ribellione. Siccome il mooladé è inviolabile, le quattro ragazze sono al sicuro, ma non purificate. Ma comunque Allah è grande e protegge le bambine non purificate. Infine, dopo la morte di un’altra bambina a causa della cerimonia, tutte le donne si ribellano e sfidano la consuetudine millenaria, insomma ci voleva l’ennesima bambina morta per una rivolta totale contro ogni forma di taglio.

 

 

La luce solare è sempre presente, e ci si protegge all’ombra di alberi e case. I colori sono tanti, sgargianti e puri, come gli animi, del resto. Come l’infibulazione e la clitoridectomia, anche l’escissione è una mutilazione ed è una pratica antica e non basta il contatto con Francia, Europa e colonialismo a farla decadere, viene applicata a ragazzine e non a neonate, per cui il dolore è forte. Qui c’è una linea invalicabile di protezione, ma se non ti fai tagliare nessuno ti vorrà in moglie. Ci si muove nel segno della tradizione e ogni azione fa parte di un rituale. Il film non brilla certo per il ritmo accelerato, peraltro caratteristica cinematografica di tutto il continente, ma è un film necessario, che pone l’accento su una realtà dai noi poco conosciuta, ma di grande interesse. L’82enne senegalese Sembene, uno dei grandi del cinema africano, attento osservatore dei fatti del suo continente, ha vinto con "Mooladé" la sezione "Un certain regard" a Cannes 2004. Il film viene presentato in edizione originale francese e bambara, sottotitolata.

Maurizio Ferrari

Fino al 6 luglio 2006 questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti e successivamente nell’archivio.

 

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