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IL PAPA’ DI GIOVANNA
Premiato con la Coppa Volpi a Silvio Orlando quale Miglior Attore alla Mostra del Cinema di Venezia 2008

Regia di: Pupi Avati
Attori: Silvio Orlando, Francesca Neri, Ezio Greggio, Alba Rohrwacher, Serena Grandi, Manuela Morabito, Paolo Graziosi, Gianfranco Jannuzzo, Valeria Bilello
Sceneggiatura: Pupi Avati
Musiche: Riz Ortolani
Origine: Italia 2008
Distributore: Medusa
Link: www.medusa.it www.ilpapadigiovanna.it
Durata: 104’
Programmato dal 5 settembre 2008

Bologna, 1938. Michele, professore già allievo di Giorgio Morandi, insegna disegno nello stesso liceo frequentato dalla figlia diciassettenne Giovanna. Lei non è quel che si dice una bella ragazza, ma non ne soffre più di tanto. Ci pensa Michele a rassicurarla e a fare in modo che qualcuno si interessi a lei. Giovanna vive in una sorta di campana di vetro mentale, costruita per lei dal padre. Ma questa super protezione, più che aiutarla, danneggia Giovanna, fino a farla diventare una criminale inconsapevole. L’eccesso di salvaguardia continua ai limiti della legalità, complice l’amico Sergio, ispettore di polizia, che aderisce "per qualunquismo" alla famigerata Repubblica di Salò. Come sappiamo, il mestiere di genitore è il più difficile al mondo, e in un caso simile i compiti che deve svolgere un padre sono estremamente ingrati. Michele non abbandona mai (a differenza della bella madre) la figlia, anzi, condivide con lei gli anni successivi all’adolescenza, quelli più difficili, dell’espiazione.

Quella interpretata da Alba Rohrwacher è una Giovanna ingenua, che crede al padre quando le racconta di essere bella, quando la convince che per ottenere qualcosa basta volerlo intensamente e il miracolo accade. "L’esperienza con Pupi Avati è stata molto forte, raccontare Giovanna è stato emozionante e impegnativo, al punto che non è stato facile liberarmi di quel personaggio, del suo disagio." Dice Alba in un intervista rilasciata a Marianna Cappi. E ancora: "Credo che non sia tanto importante fare o meno la protagonista quanto interpretare un personaggio che vale la pena di raccontare."

 

 

 

Avati è un buon artigiano del cinema, con una spiccata maestria nel dirigere gli attori, che in questo caso ha fruttato il premio a Silvio Orlando. Vanno inoltre ricordati altri due attori di rilievo. Francesca Neri, nei panni di una madre troppo chiusa nella propria bellezza per accettare squilibri familiari e Ezio Greggio, bravo nella recitazione drammatica ma poco credibile storicamente nel contesto del regime fascista. Come poco credibile (per alcuni addirittura sulla scia modaiola del revisionismo storico) è tutto quello che accade alle spalle dei personaggi dal 1938 al 1953. L’intenso rapporto padre/figlia ne esce comunque bene.

Marcello Moriondo

Pupi Avati e il papà di Giovanna

Come le è nata l’idea di questo film, che cosa le stava a cuore raccontare?
"Da qualche tempo ho messo in atto una riflessione sulla figura paterna avvertendo che nel corso degli ultimi anni si è andata via via sempre più sbiadendo. Già con "La cena per farli conoscere" avevo anticipato questa mia propensione, questa mia curiosità, facendo di un padre distratto nei riguardi di tre figlie generate con altrettante madri diverse il protagonista di quella storia. Oggi ho incentrato la mia attenzione su quella "corsia preferenziale" che intercorre fra una figlia e il di lei padre. Rapporto strettissimo, di grande complicità, che ho sperimentato sulla mia pelle nella mia esperienza di padre."
Che cosa avviene in scena?
"A motivare il succedersi degli eventi è il senso di responsabilità che questo padre, interpretato da Silvio Orlando, avverte nei riguardi dell’infelicità di sua figlia Giovanna, infelicità che può quotidianamente verificare essendo insegnante nello stesso liceo frequentato dalla ragazza. Tale rammarico è da attribuirsi all’aspetto tutt’altro che seducente di Giovanna, così contrastante con quello di sua madre, l’affascinante Francesca Neri. Il tentativo ostinato, spesso scomposto, a volte scorretto, di soccorrere la figlia da parte di suo padre indurrà la ragazza a compiere un gesto sconsiderato. Da qui si diparte una vicenda umana vissuta soprattutto attraverso gli occhi di questo padre che avverte in modo sempre più pressante le sue responsabilità. Vicenda umana che sotto certi aspetti ci riconduce ad eventi dell’oggi altrettanto dolorosi."
Perchè ha scelto di ambientare il film negli anni ’30?
"Vi è un luogo (Bologna) e anche un tempo nel quale la mia immaginazione riesce a spaziare libera da incertezze. È un luogo e un tempo in cui io ho avviato la conoscenza della vita e di tutto ciò che mi segnerà in modo indelebile, rappresentano il tempo e lo spazio nel quale si sono appalesati i miei archetipi."
Che posto occupa "Il papà di Giovanna" nella sua ormai quarantennale carriera?
"Una posizione di particolare riguardo. Nello scriverlo, nel girarlo, nell’editarlo sono sempre stato accompagnato dalla stessa profonda sensazione di partecipazione emotiva. Non so quanto di me ci sia in quel padre, vorrei che ci fosse tanto."

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche e successivamente nell’archivio.

 

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