NORDESTE
Presentato nella sezione "Un Certain Regard" al Festival di Cannes 2005

Regia di: Juan Solanas
Attori: Carole Bouquet (Hélène), Aymara Rovera (Juana), Mercedes Sampietro (sorella Beatriz), Ignacio Ramon Jimenez (Martin), Emilio Bardi (Teodoro) e Juan Pablo Domenech (Gustavo)
Sceneggiatura: Juan Solanas e Eduardo Alberti
Fotografia: Felix Monti
Direttore di produzione: Pablo Salomon
Montaggio: Fernando Franco
Musica: Eduardo Makaroff
Titolo originale: Nordeste
Origine: Francia, Belgio e Argentina 2005
Link: www.tfmdistribution.fr www.tf1international.com www.onyxfilms.fr
Durata: 104’
Produzione: Onyx Films, Monfort Producciones, K2, Polar Films e France 2

Hélène la francese vorrebbe un figlio (ormai ha 43 anni) e finisce ai confini dell’ Argentina, nel Nordeste, dove nello stesso circondario c’è Martin e la sua povera madre Juana. Finalmente potrebbe adottare un bambino, le vengono a dire piuttosto segretamente dall’ospedale locale, per la modica somma da 20.000 a 30.000 euro, a seconda se si tratta di maschio o femmina, biondo o bruno, eccetera. A Juana invece, povera in canna, l’assistente sociale consiglia per Martin un’adozione all’estero, sostenendo che è la soluzione migliore e, piuttosto che essere egoista, dovrebbe lasciarlo andare, fosse anche per tutta la vita. E poi c’è la storia della casa, una catapecchia che è un monolocale di baracca in mezzo ad un podere che non è suo e che è stato venduto recentemente e il padrone la vuole sloggiata alla svelta. E non importa se quello è il posto dove ci hanno abitato per generazioni. Tra Hélène e Juana si stabilisce un legame al femminile, mentre Martin preferisce la compagnia alla scuola, va in giro con altri ragazzini sfaccendati che gozzovigliano e aspirano colla.

 

 

Qui tocchi con mano la povertà, e cara grazia che viene solo accennato tutto il discorso delle adozioni illegali. Per contro basta la sola esposizione dei fatti per solidarizzare con Juana l’indiana. Corposo, sociale, variegato, il Nordeste è un posto senza speranza, dove sparano ai bambini ladri senza pietà e con la certezza di rimanere impuniti, e non importa se quelli non hanno lavoro, soldi o futuro. Ti danno fuoco alla baracca se ti ribelli e allora è meglio che stai zitta, perché il padrone del circondario è padrone grazie al fatto di essere il più cattivo di tutti. Il risultato è un indagare sulla povertà con una scorsa accorata e commovente. La madre cerca di rimanere attaccata alla sua terra, nonostante questa in cambio non le offra in concreto niente, e anche il figlio Martin qui è destinato a non avere grandi possibilità, chiuso in una regione dimessa, sebbene di grande bellezza.

Maurizio Ferrari

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