IL PROFETA
Presentato in concorso al Festival di Cannes 2009 e Grand Prix della giuria

Regia di: Jacques Audiard
Attori: Tahar Rahim (Malik El Djebena), Niels Arestrup (Cesar Luciani), Adel Bencherif (Ryad), Reda Kateb (Jordi) e Hichem Yacoubi (Reyeb)
Soggetto: da un'idea originale di Abdel Raouf Dafri
Sceneggiatura: Jacques Audiard e Thomas Bidegain, da una sceneggiatura originale di Abdel Raouf Dafri e Nicolas Peufaillit
Fotografia: Stéphane Fontaine
Montaggio: Juliette Welfling
Scenografia: Michel Barthélémy
Musica: Alexandre Desplat
Suono: Brigitte Taillandier, Francis Wargnier e Jean-Paul Hurier
Produttore: Martine Cassinelli
Titolo originale: Un prophète
Origine: Francia e Italia 2009
Distributore: Bim
Link: www.bimfilm.com www.ugcdistribution.fr www.celluloid-dreams.com
Durata: 150’
Produzione: Why Not Productions, Page 114, Chic Films, France 2 Cinema, UGC Images e BIM Distribuzione
Programmato dal 19 marzo 2010

La storia è quella inquieta e scomoda di un giovane maghrebino praticamente analfabeta e della sua iniziazione e ascesa all'interno di un carcere. Inizia con poche aggravanti, accusato di aggressione ad un poliziotto, con una incarcerazione a sei anni. Entra in carcere con la coda tra le gambe, non ha in mano un mestiere e neanche i soldi per comprare qualcosa allo spaccio del penitenziario. La vita è dura. Lo obbligano a commettere un omicidio, pena venire a sua volta ucciso perché ormai sa troppo. Lì imparara a sopravvivere, a non avere rimorsi, rimpianti, in una perdita di scrupoli irreversibile. Il suo capo è un corso che parla una sottospecie di italiano, e lui impara anche quella lingua. Messa insieme al francese e all'arabo, la sua ascesa è inarrestabile, fa carriera e infine riesce a imporre le proprie regole agli altri detenuti. Quando giunge il tempo di utilizzare i permessi di uscita per buona condotta, ne approfitta per continuare a delinquere all'esterno. Tra amici e nemici, delazioni e ricatti, riesce a imporre se stesso e la sua Legge.

 

 

Ampiamente previsto il secondo premio della kermesse già al quarto giorno di programmazione al Festival di Cannes, questo è un intenso e rigoroso dramma carcerario, dove si impara a stare guardinghi, è finzione ma sembrerebbe quasi un documentario su come la violenza e la vita da carcerato cambia le persone. Quello che si persegue è il potere, legato anche alla necessità di proteggere la propria sopravvivenza, e solo in seconda battuta si cerca di avere denaro. La sceneggiatura è molto forte e ricca di eventi, con una tensione che percorre tutto il film, portando l'attenzione non solo sul protagonista ma anche su tutto il mondo carcerario e su chi gli sta intorno arrivando a un risultato superbo, peraltro grazie anche a preziosità di montaggio, suono e musica. Molto fa anche l'interpretazione, con il ventottenne francese Tahar Rahim nella parte del protagonista dopo un insospettabile passato in una serie tv e con Niels Arestrup nella parte del capo dei corsi, capace di tirar fuori una parlata corsa da brivido e uno sguardo capace di incutere paura in qualsiasi interlocutore. Il risultato costituisce una percettibile descrizione di un cammino umano e una metafora della società, con un microcosmo di malavitosi che riproduce tensioni e strutture che si ritrovano poi all'esterno. Jacques Audiard era gia stato premiato a Cannes con il premio della sceneggiatura nel 1996 per Un héros très discret, e questo suo quinto lungometraggio da regista lo ratifica nel successo di Tutti i battiti del mio cuore (ancora con Niels Arestrup), riproponendone alcuni tratti come il tenersi lontano dal cinema americano ma attenendosi alla realtà francese, con un ambiente sociale degradato, gente senza scrupoli, trattative, patteggiamenti, violenze.

Maurizio Ferrari

 

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