LA RABBIA DI PIER PAOLO PASOLINI Regia di: Pier Paolo Pasolini Ipotesi di ricostruzione della versione originale: Il film nasce nel ’62, quando a Pasolini, in quel momento sul set de La ricotta, Gastone Ferranti propone di estrapolare dalla sua collezione decennale del cinegiornale MondoVideo i frammenti necessari a comporre un film. In un secondo momento, quando il film è quasi pronto, Ferranti impone a Pasolini una seconda firma, quella di Giovannino Guareschi, per dare al film una visione di due mondi opposti, quel visto da destra e visto da sinistra che sarebbe il marchio dell’imparzialità. Il film esce, ha poco successo, la Warner Bros. che lo distribuisce, ritira il film dopo pochi giorni di programmazione, forse trovandolo antiamericanista anche per la parte di Guareschi. Per parte di Tatti Sanguineti vengono ritrovati presso Cinecittà gli originali di Mondovideo che ricostruiscono i primi 18 minuti di film secondo un lavoro di montaggio di Giuseppe Bertolucci (che già aveva lavorato sul regista in Pasolini Prossimo Nostro), che costituiscono una ipotesi di ricostruzione della prima parte mancante. Seguono poi i 53 minuti della parte edita e a seguire alcune appendici dove tra l’altro si scopre che gli arrabbiati del tempo sono i Beatniks. |
Il film viene quindi restituito nella sua integrità di osservazione combattiva nonché poetica. Si apprende tra l’altro quanto fosse lucida e precorritrice dei tempi la sua visione pessimista sullo sviluppo futuro della televisione. I cinegiornali subiscono nelle mani di Pasolini un ribaltamento e uno svuotamento del commento originario, dove si indica con beffa amara e angosciata quanto siano importanti alcuni fatti come l’immigrazione o la perdita di coscienza critica, con un commento in poesia di Giorgio Bassani e una voce in prosa di Renato Guttuso. I funerali di De Gasperi, i morti di Cefalonia in Grecia, la guerra di Corea, l’Ungheria e Suez nel 1956, il Congo nel 1961, sono tutte rabbiose realtà con i filmati dei cinegiornali ripresi con commento nuovo, a parlare di una realtà che non esiste più, come quando la Francia faceva la colonialista in Algeria. Si parla anche di altro, cantando di libertà o della bellezza di Marilyn Monroe. La terza parte del film è una raccolta che va sotto il nome de "L’aria del tempo" e recupera quei cinegiornali che si dedicavano al linciaggio di PPP o a una sua intervista dove spiega che in Italia la piccola borghesia genera soltanto una rabbia che le è proporzionale, cioè piccola. La Resistenza è stata anche una revisione delle idee imposte e ha generato una grande rabbia, organizzata in schemi che ormai sono evidentemente invecchiati e quindi chi vuole protestare non può che essere un rivoluzionario e mai un arrabbiato. Infine Pasolini individua in Socrate il miglior esempio di arrabbiato. Maurizio Ferrari Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti fino al 6 gennaio 2009 e successivamente nell’archivio. |
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