LA SICILIANA RIBELLE

Regia di: Marco Amenta
Attori: Gérard Jugnot, Veronica D'Agostino, Marcello Mazzarella, Carmelo Galati, Lucia Sardo, Mario Pupella, Francesco Casisa, Lollo Franco, Miriana Faja, Lorenzo Rosone, Primo Reggiani, Paolo Briguglia, Giulia Andò, Roberto Bonura, Giusi Cataldo, Manuela Mulé, Filomena Salerno e Salvatore Schembari
Sceneggiatura: Marco Amenta e Sergio Donati
Scenografia: Marcello Di Carlo
Musica: Pasquale Catalano
Montaggio: Mirco Garrone
Fotografia: Luca Bigazzi
Produttori: Tilde Corsi, Gianni Romoli, Simonetta Amenta, Marco Amenta e Raphael Berdugo
Origine: Italia 2008
Distributore: Istituto Luce
Link: www.luce.it www.rcproduzioni.com www.lasicilianaribelle.it
Durata: 110’
Produzione: R&C Produzioni, Eurofilm e Roissy Film in collaborazione con Rai Cinema
Programmato dal 28 febbraio 2009

Il regista Marco Amenta si è già confrontato in passato con la Sicilia, sua terra natale e con la piaga che affligge non solo quella regione, la mafia. Nel 2006 ha girato il documentario Il fantasma di Corleone, ovvero la presenza/assenza del boss di cosa nostra Bernardo Provenzano. Ora si cimenta con una storia reale, quella di Rita Adria (nel film Mancuso), figlia e sorella di mafiosi, che vede ammazzarsi il padre proprio il giorno della sua prima comunione. Il primo sentimento, quello diffuso tra le famiglie mafiose, è la vendetta. Per sei lunghi anni si prepara all'eliminazione del presunto mandante dell'omicidio, annotando tutti i suoi spostamenti, i legami cogli altri boss, i movimenti dei guardaspalle, di tutti i picciotti che lavorano per lui. Poi scatta qualcosa e Rita spezza la faida decennale, diventa la paladina della legalità e consegna a Paolo Borsellino i suoi diari, un autentico dossier contro le cosche. Trasferita a Roma e protetta come testimone di mafia, si suicida a una settimana di distanza dalla strage di via Amelio, che ha visto la morte di Borsellino e della sua scorta. Aveva solo 18 anni. Pur con fatica, Amenta è riuscito a rimanere fuori dai soliti sceneggiati pieni di sparatorie che caratterizzano fiction italiana quando parla di mafia. La sua denuncia civile è credibile e veritiera e gli attori sono inseriti nel ruolo. A partire dalla brava Veronica D'Agostino nei panni di Rita e Gérard Jugnot (voluto dalla co-produzione francese) nei panni del magistrato.

Marcello Moriondo

 

 

 

NOTE DI REGIA

Per raccontare una storia universale, quella di una ragazzina che si ribella a qualcosa più grande di lei, ho scelto di allontanarmi dalla cronaca, dai riferimenti a personaggi reali e dalle somiglianze. I fatti e i personaggi a cui mi sono ispirato sono tanti e sono intrecciati fra loro. Provengono dalle mie esperienze personali, sono cresciuto in Sicilia, dai miei incontri con personaggi positivi e negativi e dalle storie narrate nei miei precedenti documentari sulla mafia e sulla Sicilia. Come Antigone nella tragedia di Sofocle, Rita pone la morale al di sopra delle regole sociali. Come Antigone, va dritta al suo scopo. Ma non le importa il prezzo da pagare. Per tutti quelli che combattono Cosa Nostra, Rita è un simbolo. E' una storia universale, la storia della resistenza all'oppressione, la storia dell'uomo che lotta contro il destino. Per me è importante ed urgente raccontare questa storia oggi, in un Italia che vuole cambiare ed allinearsi con gli altri paesi europei, ma che ancora non è riuscita a sconfiggere la criminalità organizzata. Attendibili rapporti giudiziari e approfondite analisi socio-economiche ma anche le recenti cronache quotidiane - omicidi, immondizia, ecc. - testimoniano che larghe fasce del territorio, intere province soprattutto meridionali e settori dell'economia italiana sono ancora gestiti o controllati dalla criminalità organizzata. La stella di Rita, come lei stessa scrive nel diario, brillerà per sempre, libera, nella memoria collettiva. Mentre tutti quelli che non osano ribellarsi, come sua madre, continueranno a vivere schiavi per sempre. Questo film è un omaggio alla memoria di Rita Atria.

Marco Amenta

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio.

 

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