L’ARIA DEL LAGO

Regia di: Alberto Rondalli
Attori: Mario Opinato (Amleto Selva), Ruggero Cara (dottor Durini), Cinzia Bregonzi (Ortelia), Francesca Mainetti (Cirene), Marina Remi (Betta) e Gianfelice Facchetti (Ugolino Bereni)
Soggetto: dal romanzo "Il segreto di Ortelia" di Andrea Vitali (Garzanti ed.)
Sceneggiatura: Alberto Rondalli e Elena Calogero
Montaggio: Alberto Rondalli e Giulia Ciniselli
Fotografia: Claudio Collepiccolo
Costumi: Nicoletta Taranta
Scenografia: Thierry Toscan
Musiche: Alessandro Sironi
Produttore: Marcello Siena
Organizzazione generale: Giampietro Bonamigo
Direttore di produzione: Lidia De Robertis
Origine: Italia 2007
Distributore: Sire Produzioni
Link: www.rondalli.altervista.org
Durata: 104’
Produzione: Sire Produzioni, Rai Cinema e Frame by Frame
Programmato dal 11 aprile 2008

La Betta è rimasta incinta, forse del dottore che l’aveva presa a servizio in casa, o forse del macellaio Amleto Selva giovane siciliano nullatenente sempre in calore e mai soddisfatto dalla moglie Cirene che per problemi fisici non sopporta certi maneggi. Nella piccola comunità di Bellano (ramo lecchese del lago di Como) del 1919 insomma ci si arrangia, anche perché l’alternativa è andar fino a Lecco, dove c’è il casino gestito dalla cugina del veterinario, un altro della combriccola dei vitelloni puttanieri del luogo, tutti dediti agli affari e ai piaceri extra coniugali. Quel macellaio ne è un perfetto esempio di opportunismo, prima economico più che politico, con Bereni, l’altro macellaio del paese, che viene visto prima come antagonista e poi, quando gli viene meno la salute, come avanzamento economico e quindi sociale. Amleto e Cirene nell’unica notte d’amore avevano quindi generato quell’Ortelia destinata a rimanere unica depositaria del segreto della Betta e da qui il titolo del romanzo di partenza. Ambientato sotto gli anni del fascismo, il film ne restituisce le atmosfere dell’epoca, quelle di una provincia dalle idee e dalle ambizioni ristrette e al proprio orticello di pochi metri quadrati e dai frutti incerti nelle soddisfazioni. Il film non ha uno stile televisivo (peraltro girato in HD Sony Cinealta) e neanche cinematografico, piuttosto è buttato sul farsesco e sull’ironico, ma sempre con un approccio da affettuoso ricordo. Il regista dirige dopo Dervis, il derviscio del 2002 e tutti gli attori hanno un viso sconosciuto, a cominciare dall’eccellente Mario Opinato dalla carriera imponente ma frequentatore soprattutto di pellicole estere, e questo conferisce al film un’atmosfera come se fosse L’albero degli zoccoli, senza peraltro possederne quell’aura magica, ovviamente non pretendendone qui la riproduzione del capolavoro ma considerandolo come opera piccola ma in alcuni momenti preziosa per certe situazioni e per la ricostruzione degli ambienti e per l’atmosfera di lacustre tenacia nel pretendere con piccole gomitate quello che altrimenti altri otterrebbero.

Maurizio Ferrari

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti fino al 10 luglio 2008 e successivamente nell’archivio.

 

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