LES CHANSONS D’AMOUR Regia di: Christophe Honoré "La partenza", "L’assenza", "Il ritorno" sono i tre capitoli che dividono il film con un insolito Ismaël ormai fidanzato da quasi dieci anni con Julie. Essendo la coppia in crisi, provano a vedere cosa succede con l’esperimento di stare in tre con Alice. La sensualità dei due ragazzi è in qualche modo alterata dal terzo incomodo, questa Alice che vive nell’appartamento di lui. Julie: chiacchierando con la madre, salta fuori che lei non ha disdegnato un incontro di sesso a tre ed entrambe trovano la cosa bizzarra ma sicuramente piacevole. Non le è piaciuta invece la mano sul sedere che Ismaël le ha appoggiato sul didietro, piantandogli una canzone di gelosia. E in una mazzata improvvisa arriva la canzone della morte che danza. Julie stava bene e poi si accascia per un arresto cardiaco irrimediabile. Scopriamo quindi che quelle di Ismaël erano lacrime di coccodrillo, non disdegnando questi prima un rapporto con la barista e poi uno con un amichetto. Probabilmente già era così, visto che è passato solo un mese dalla morte di lui, e poi non voleva avere figli. |
Il film non è leggero e superficiale come sembrava in un primo momento, dando vita a successivi e interessanti sviluppi drammatici. Tipico film francese nei giochi d’amore dei fidanzati, con gli inseguimenti telefonici e le scaramucce verbali, con l’aggiunta del genere musical, dove dal nulla nasce la musica e su quella si innesta il cantato. Il film segue le orme in maniera dichiarata del Jacques Demy di Les parapluies de Cherbourg (Palma d’Oro nel 1964). Il regista e sceneggiatore si sente a suo agio tra le canzoni, che usa come intermezzo nelle scene dove amore, bisessualità, dolore, famiglia e morte sono i temi principali. Maurizio Ferrari |
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