IL DIVO
Premio della Giuria al Festival di Cannes 2008

Regia di: Paolo Sorrentino
Attori: Toni Servillo (Giulio Andreotti), Anna Bonaiuto (la moglie Giulia), Piera Degli Esposti (la segretaria Vincenza Enea), Giulio Bosetti (Eugenio Scalfari), Carlo Buccirosso (Paolo Cirino Pomicino), Flavio Bucci e Giorgio Colangeli
Fotografia: Luca Bigazzi
Scenografia: Lino Fiorito
Montaggio: Cristiano Travaglioli
Musica: Teho Teardo
Produttori: Nicola Giuliano, Francesca Cima, Andrea Occhipinti e Maurizio Coppolecchia
Origine: Italia e Francia 2008
Distributore: Lucky Red
Link: www.luckyred.it
Durata: 110’
Produzione: Indigo Film, Lucky Red, Parco Film, Babe Films, Studiocanal e Arte
Programmato dal 28 maggio 2008

Il divo è Giulio Andreotti, eminenza grigia della politica italiana e arrivato nel 2008 al 62° anno ininterrotto di parlamentare, per tre volte primo ministro, capace di reggere 26 differenti cause, compresa quella di corruzione e legami mafiosi, scivolategli addosso senza lasciare un solo piccolo graffio. Qui siamo ai tempi del rapimento di Aldo Moro e dei suoi 55 giorni di prigionia, quando la sua era una delle posizioni più intransigenti nei confronti delle brigate rosse. Di lui seguiamo gli anni dal 1992, dove si candida per la presidenza della Repubblica, al 2003 con processo per associazione mafiosa, e le giornate, quelle fatte a partire dall’alba, quando a Roma tutti dormono ancora e invece lui è già lì a lavorare, pregare, fare, disfare, scrivere libri e, perché no, condurre vita mondana. Tutto il film è giocato sul suo rapporto con quello degli altri appartenenti alla Democrazia Cristiana. Tutti i giochi e i sotterfugi delle correnti interne si mischiano con i giochi di potere e del come fare a mantenerlo e rafforzarlo da buon stratega e opportunista politico di una politica con la quale sembra vivere in simbiosi.

 

 

Parecchio del film è buttato sul gioco, il divertimento e la satira, un beffeggiare tutto e tutti, sviscerandone la personalità con fare sardonico, ironico e cinico. Si guarda anche al lato privato, di marito dedito sebbene smorto, del quale non si crederebbe capace dell’atto amoroso se non fosse che lo sappiamo anche padre. Toni Servillo rende il personaggio con sfumature grottesche e caricaturali. Il regista, impostosi come uno delle migliori nuove promesse con Le conseguenze dell’amore, sempre con Toni Servillo in concorso a Cannes nel 2004, non nasconde troppo la profonda avversione per il personaggio trattato con stile coltivato ed esclusivo, in un vano sforzo di umanizzazione dello sfuggente e dal muro di silenzio che lo rende impenetrabile, imperturbabile e indefinibile.

Maurizio Ferrari

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio.

 

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