IO SONO LEGGENDA

Regia di: Francis Lawrence
Attori: Will Smith, Alice Braga, Dash Mihok, Salli Richardson e Willow Smith
Sceneggiatura: Mark Protosevich e Akiva Goldsman
Fotografia: Andrew Lesnie
Scenografia: Naomi Shohan
Montaggio: Wayne Wahrman
Costumista: Michael Kaplan
Musica: James Newton Howard
Produttori: Akiva Goldsman, James Lassiter, David Heyman e Neal Moritz
Produttori esecutivi: Michael Tadross, Erwin Stoff, Dana Goldberg e Bruce Berman
Titolo originale: I am legend
Origine: USA 2007
Distributore: Warner Bros.
Link: www.warnerbros.it iamlegend.warnerbros.com wwws.warnerbros.it/iamlegend/?frompromo=movies_comingsoon_io_sono_leggenda
Durata: 100’
Produzione: Warner Bros Pictures (USA), Village Roadshow Pictures (Australia), Overbrook Entertainment (USA) e Weed Road (USA)
Programmato dal 11 gennaio 2008

Robert Neville è un brillante scienziato, una volta al servizio dell’esercito, e adesso rimasto l’ultimo uomo sulla terra, o almeno così è convinto visto che nessuno risponde ai suoi appelli radio lanciati dal centro di New York. E’ successo che un virus insopprimibile e incurabile abbia portato via nove decimi dell’umanità, e gli ultimi rimasti si siano trasformati in zombie affamati come vampiri e che si siano mangiati gli ultimi sopravvissuti. Insomma non c’è in giro più nessuno. Il dottore scantona in una Grande Mela piena di auto, di cervi e di sterpaglie, con l’aggravante notturna di disumani zombie ululanti e sempre alla caccia del dottor Robert Neville e del suo cane. E lui insiste negli esperimenti, sperando di trovare l’antidoto al virus partendo dal suo sangue immune. Nel frattempo si accontenta di salvarsi la pelle e ti trarne qualcuno in trappola per verificare gli effetti di qualche rimedio da laboratorio, ma i risultati sono sempre deludenti. O forse no.

 

 

Francis Lawrence è regista di videoclip e l’unico lungometraggio precedente era l’interessante Constantine, mentre tutto il film si basa su Will Smith, praticamente l’unico interprete dalla forza contrattuale molto elevata, riuscendo a imporre alla produzione la presenza della figlia Willow, così come in La ricerca della felicità aveva imposto quella del figlio Jaden. Ma del resto se è uno dei pochi attori ad avere una percentuale sugli incassi, qualcosa vorrà dire. La quarta trasposizione del capolavoro post apocalittico di Richard Matheson segue a "L’ultimo uomo sulla Terra" di Ubaldo Ragona del 1964, a "1974 occhi bianchi sul pianeta Terra" di Boris Sagal del 1971 e "I am Omega" di Griff Furst del 2007. La gestazione inizia nel 1994 e solo dopo alterne vicende si arriva alla realizzazione con un attore di grido e un budget pesante, considerando che solo per la scena del ponte di Brooklyn sono stati spesi 5 milioni di dollari. Nel film la figlia si chiama Marley, come Bob, spiega lo scienziato all’unica sopravvissuta del circondario, come omaggio a un cantante che predicava la tolleranza e l’amore, unico rimedio contro tutte le guerre. Tra solitudine, fiducia per l’avvenire, horror e dramma, il film coglie abbastanza la paura del diverso e del futuro non garantito, della metamorfosi sempre in agguato e con finale pieno di speranza.

Maurizio Ferrari

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti fino al 10 luglio 2008 e successivamente nell’archivio.

 

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