MARIE ANTONIETTE Regia di: Sofia Coppola Maria Antonietta, figlia dell’Imperatore d’Austria Francesco I e di Maria Teresa, è abituata a una certa libertà alla corte austriaca, ma per rafforzare il legame con la Francia viene spedita alla corte di Luigi XVI (delfino del Re di Francia Luigi XV, a Versailles nel 1770), che invece appartiene a una corte di più ristrette vedute di protocollo. Marie Antoinette si sposa a quattordici anni quando lui ne ha sedici. Quattro anni dopo il re muore di vaiolo, e i due giovani vengono incoronati Re e Regina di Francia. Alla sua obiezione che tutto il cerimoniale è ridicolo, le viene risposto che tutto questo è Versailles. Il principe non sembra essere tanto virile, al contrario di suo padre, il Re, che invece è un vero uomo. Tutti premono con l’Austriaca perché assicuri una discendenza al reame francese, ma il grande problema è costituito dal principe, che si nega tutte le volte che lei ci prova anche solo a scaldarlo con qualche gesto d’affetto, e infatti per sette anni il matrimonio non verrà consumato. Si incoraggia con il gioco delle carte, infilandosi sempre scarpe nuove e ingurgitando dolciumi in quantità. Dopo ripetute opere di convincimento, il Re si decide: per Maria il livello di depressione è alto, laddove si sente sempre accusare di essere frigida o sterile, in una corte in fondo gaudente e dedita al ballo e alla gozzoviglio. Ma infine riesce nell’intento e fa nascere l’erede davanti a tutta la corte, possibilmente con gli uomini in posizione arretrata. Dei problemi esterni e della realtà al di fuori della corte non si sa nulla, e solo verso il finale si comincia ad intuire qualcosa, quando la regina consiglia, a chi non riesce a trovare pane da mangiare, di orientarsi sulle brioche. Per il resto, la storia è nota: la regina è l’ultima a salire al trono e di lì a poco la sua testa sarà scissa da una ghigliottina, a 37 anni, con la rivoluzione a ribaltare l’andamento di tutta l’Europa. |
L’ambientazione è sontuosa e i costumi stravaganti non sono da meno. Ci sono delle piccole cattiverie che impreziosiscono l’andamento del film, che non è mai noioso grazie anche alla musica, che spesso inserisce degli elementi di modernità con chitarre elettriche e ritmi rockeggianti, tra parties, acconciature stravaganti e bella gente. Tutto concentrato sullo sfarzo e i giochetti di corte, il film non esce dalle mura del palazzo, con soltanto l’ultima scena che presenta una delle tante stanze del reggia di Versailles completamente distrutta. Evidentemente non si poteva fare un film in costume come si usava precedentemente, e per aggiornare il genere almeno un poco l’elemento di novità è costituito dalla musica, che spesso agevola l’introduzione di una chitarra elettrica, inclinandosi senza remore verso il post-punk. Sofia Coppola arriva al terzo film occupandosi della fatica di prosperare per una giovane, attualizzando una storia remota e concentrandosi poco sulla ricostruzione dell’epoca (percorrendone soprattutto i passaggi prominenti) e molto sulla donna poco corteggiata dal marito e invece teneramente e segretamente complice di un nobile, una regina-bambina impaurita e al centro di pettegolezzi, che degusta indolentemente la crema, possiede una natura vivace e scarpe all’ultima moda. Maurizio Ferrari Fino al 12 luglio 2007 questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti e successivamente nell’archivio. |
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