MEIN FÜHRER-LA VERAMENTE VERA VERITA’ SU ADOLF HITLER

Regia di: Dani Levy
Attori: Helge Schneider (Adolf Hitler), Ulrich Mühe (Professor Adolf Grünbaum, Sylvester Groth (Dr. Joseph Goebbels), Adriana Altaras (Elsa Grünbaum), Stefan Kurt (Albert Speer), (Ulrich Noethen (Heinrich Himmler), Lambert Hamel (Generale Rattenhuber) e Udo Kroschwald (Martin Bormann)
Sceneggiatura: Dani Levy
Fotografia: Carl-F Koschnick
Scenografia: Christian Eisele
Musica: Niki Reiser
Produttore: Peter Hartwig
Titolo originale: Mein Führer - Die Wirklich Wahrste Über Adolf Hitler
Origine: Germania 2007
Distributore: Videa-CDE-Warner Bros.
Link: www.videa-cde.it
Durata: 95’
Programmato dal 23 novembre 2007

Il professor Adolf Grünbaum è un attore ebreo di fama mondiale, e quando si sente chiamato dal kapò nel lager di Sachsenhausen pensa che verrà fucilato, e poi quando lo infilano sotto la doccia che verrà gasato. E invece no. Deve lavarsi e tirarsi a lucido per comparire davanti al Führer. Il fatto è che il Führer è depresso e non terrà mai il discorso trionfale di capodanno: siamo ormai arrivati al dicembre 1944 e la "guerra totale" si sta trasformando nella "disfatta totale", ma Goebbels si è intestardito e si è appassionato ad un suo sogno diabolico e risolutore per far tornare il popolo il combattente di una volta. Il boss dovrà pronunciare una arringa da far infiammare gli animi, volente o nolente. D’altra parte la marcia trionfale sotto le macerie di Berlino non può essere motivo di entusiasmo e il capo è senza voglie di grandezza. L’unica persona in grado di fargli tornare il rispetto in sé è il suo vecchio insegnante di recitazione. E allora si parte. Il corso di recitazione del professore ebreo prosegue bene, ma quello piuttosto che sembrare un condottiero sembra uno straccetto piegato male, dedito a pensare a quando suo padre lo maltrattava e che non riesce a mangiare senza sputare cibo. Si arriva finalmente al grande giorno, al grande discorso e alla grande folla. Peccato che il Führer abbia perso la voce e che il suo vecchio professore debba doppiarlo nascosto sotto il podio.

 

 

L’ebreo per sua natura allunga il piedino quel tanto che basta per cercare di fare tracollare il Führer e distruggergli l’ego o per lo meno i suoi nervi, consapevole che potrebbe finire fucilato alla svelta, magari perché avanza richieste completamente assurde e sempre più ardite. E con lui tutta la famiglia, una moglie e tre figli, che è riuscito a far richiamare dal lager alla Cancelleria del Reich. Consapevole che i nazisti hanno bisogno di lui, all’ebreo gli scatta la megalomania e vorrebbe far finire il Reich millenario, visto che ormai si trova davanti ad un personaggio da operetta, strampalato e ottenebrato, e quindi si può pensare seriamente di assestargli il colpo estremo e definitivo. Esilarante poi il discorso finale davanti alla piazza urlante, con Adolf che doppia Adolf in playback. Di comicità irresistibile in alcuni momenti e con qualche caduta di ritmo in altri, il film è percorso da una sottile linea ironica e sarcastica. Molto del film poggia sulle spalle del compianto e intenso grande attore tedesco Ulrich Mühe, quello di Le vite degli altri, ed è diretto dallo stesso regista (figlio di una scampata alla Shoah) della commedia satirica Zucker… come diventare ebreo in sette giorni, qui mettendo in scena un teatro dell’assurdo dopo aver dichiarato di essersi ispirato a Il grande dittatore di Charlie Chaplin e La vita è bella di Roberto Benigni, per arrivare a una sorta di ridicolizzazione del proprio passato.

Maurizio Ferrari

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti fino al 8 gennaio 2008 e successivamente nell’archivio.

 

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