IL SUO NOME E’ TSOTSI
Premio del pubblico al Festival di Toronto 2005 e al Festival di Edimburgo 2005 e presentato al Festival di Rotterdam 2006

Regia di: Gavin Hood
Attori: Presley Chweneyagae, Terry Pheto, Kenneth Nkosi, Mothusi Magano, Israel Makoe, Percy Matsemela e Jerry Mofokeng
Titolo originale: Tsotsi
Origine: Gran Bretagna e Sud Africa 2005
Distributore: Mikado
Link: www.mikado.it www.tsotsi.com
Durata: 91’
Programmato dal 3 marzo 2006

Tsotsi ha diciannove anni e vive in una baraccopoli di Johannesburg, nella parte degradata, una bidonville. Con lui vivacchia in qualche maniera un altro milione di poveracci. E’ giovane ma ormai non ha più nessun rimorso a commettere crimini, preferibilmente roba piccola, come andare in giro a borseggiare. Sta scappando dal suo passato, che in qualche modo cerca di non ricordare. Anche il suo nome non vuole dire niente, in quanto Tsotsi, nel gergo del ghetto indica soltanto gangster. Insomma gestisce la sua piccola gang, non ha un avvenire, conosce solo odio e violenza, risolve tutto con la pistola, minacciando e all’occorrenza sparando. In una puntatina delittuosa nei quartieri alti, un sobborgo di villette per ricchi, vede un’auto pronta per essere rubata al volo. La padrona dell’auto fa resistenza, lui le spara e scappa. Ma sul sedile posteriore c’è un neonato. Quello dorme e fa notare la sua presenza quando ormai Tsotsi è lontano. Decide di tenerselo, ma non ha fatto un grande affare a sequestrarlo, visto che quello frigna in continuazione e puzza: forse andrebbe lavato e cambiato! Non è facile accudirlo e sfamarlo. Lì vicino alla sua baracca c’è una, una giovane madre, la vedova Miriam, che costringe con la pistola al silenzio e ad allattare l’infante rapito. Quella si spaventa, ma poi prende il bimbo con sé, convincendo Tsotsi a pensare in positivo. Intanto dei suoi tre soci due ne ha ridotti male e adesso in terzo comincia a preoccuparsi. Comunque convince la banda a tornare proprio nella villa di cui sopra per una più grande rapina, dalle conseguenze fatali per qualcuno. Comunque il risultato per Tsotsi sarà quello di riuscire finalmente a buttare definitivamente alle spalle il suo passato e a guardare finalmente il futuro a testa alta. Autentico e acconcio profilo sociale di una realtà in movimento, ispirato dal grande romanzo omonimo di Athol Fugard, applaudito autore e drammaturgo, girato a Soweto e a Johannesburgh, conquista per il suo essere un film di redenzione dalla accorata speranza. Le composizioni sono quelle vivaci della musica Kwaito tipica dei ghetti sudafricani, che accompagnano un film sul bisogno di maternità e paternità, non solo un film sulla povertà ma anche un giallo d’azione e thriller psicologico. Soweto è anche uno dei ghetti neri, detti township, delle città sudafricane dove è vissuto Nelson Mandela e da dove ha cominciato a combattere contro l’apartheid.

Maurizio Ferrari

Fino al 6 luglio 2006 questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti e successivamente nell’archivio.

 

home mail