BOXES Regia di: Jane Birkin Jean non può sopportare l’idea che il padre sia morto e sul letto di morte se lo bacia tutto, dicendogli che rimarranno sempre insieme. Comincia a ricordarsi tutta la vita passata insieme, gli ricuce una ferita aperta in testa con ago e filo. Lui ricorda il tempo di guerra. Sono in una villa vicino al mare e con la madre va a fare un giretto in barca, remando fino allo sfinimento, quando la madre fa un volo in acqua, salvata dal padrone di una bella barca. Fuori ci sono i fantasmi del passato, il marito che la tradiva con una ragazzina vietnamita e a sua volta lei che se ne era andata con un altro, una specie di rovina famiglie essendo sposato anche quell’altro. Nel racconto si mischiano ricordi veri, fatti reali e tutto quello che avrebbe voluto dire ma non disse per la morienza del destinatario o perché non ebbe il coraggio di dirlo. |
E’ un film un po’ così, intimista e senza grandi emozioni o accadimenti. Come recita il titolo, ci sono un sacco di scatole, cartoni pieni di cose per un trasloco appena finito, pieni di ricordi e di cose da mettere a posto. Il debutto come regista di Jane Birkin è all'insegna della stessa libertà di cui è stata portabandiera per tutta la vita. Nella sua casa parla indifferentemente con i vivi e con i morti, senza scendere nell'intimità dei suoi fatti privatissimi, in una cronaca logica solo per chi ne conosce la biografia. E’ una specie di kammerspiele dentro una villa a tre piani, autobiografico, con le tre figlie della finzione che rappresentano le tre figlie reali e diverse da tre uomini diversi, anch’essi rappresentati nel film. Maurizio Ferrari |
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