MIO FRATELLO E’ FIGLIO UNICO Regia di: Daniele Luchetti Siamo nel Lazio durante gli anni ’60 dove si consuma la battaglia degli opposti estremismi. Accio è il soprannome del fratello minore, prete mancato e adesso traviato dal fratello più grande. Mario Nastri lo educa bene al fascismo, decantandogli le virtù del ventennio, andando ad indottrinarsi. Così lo sterminatore degli ebrei litiga col fratello comunista e così a litigare in ogni momento. Anche la sorella non sopporta un fratello fascista in casa e anche papà e mamma sopportano a malapena. Sono una famiglia neanche tanto ricca, anzi fanno fatica a tirare a fine mese in qualche paesello della provincia romana. Poi arriva il ’68, arriva la rivoluzione, il maggio francese, solo a Latina non succede niente. Qualche discorso delirante, qualche gesto plateale. Tante cose cambiano e pure l’atteggiamento verso la politica. Sarà proprio il fratello giovane, il fascistello di una volta, a fare la rivoluzione vera, quell’atto generoso e solidale per tutti quelli del vicinato. Piuttosto che il fratello più grande Manrico, col suo atteggiarsi a rivoluzionario armato. |
Scamarcio è di estrema sinistra e il fratello Germano è perdutamente destrorso. Col crescere i ragazzi si dedicano agli amori ma anche gli avvilimenti e le insoddisfazioni tipiche degli anni ’70, ma comunque con un forte legame famigliare al di là delle differenze ideologiche. E’ una commedia sociale che intreccia le storie personali con quelle di tutti. Il film è un racconto di formazione che prende spunto dal libro "Il Fasciocomunista" di Antonio Pennacchi e che abbraccia 12 anni di storia italiana dal 1962 al 1973. Tra tutti gli interpreti di buona recitazione spicca quella di Elio Germano. Maurizio Ferrari |
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