L’UOMO DELL’ANNO Regia di: Barry Levinson Tom Dobbs fa il comico, convinto di fare onestamente un lavoro come un altro, senza troppe pretese ma in fondo divertendosi molto. Quello che in periodo di elezioni gli riesce meglio è fare qualche graffiante battuta a danno dei politici, cogliendo le contraddizioni del sistema e riportando il disagio della gente. Succede che durante il suo talk show televisivo gli scappa qualche battuta sul candidarsi alle elezioni e detto fatto si ritrova come indipendente in corsa alla presidenza degli Stati Uniti. Viene anche eletto. Peccato che il suo maggior numero di voti rispetto al concorrente democratico e a quello repubblicano sia frutto di un errore del computer, che elabora i dati secondo un programma informatico inetto. Una programmatrice della società che ha creato il software telematico riesce a parlargli insieme e a fargli sapere dell’errore. Espulsa senza tanti complimenti, sa troppe cose: rimanendo per giorni in pericolo di vita per qualche intimidazione e attentato sempre più efficace, sarà Dobbs a doverla cavare dai guai e a decidere secondo coscienza se far sapere a tutta la nazione di non aver vinto le elezioni o se proseguire col mandato presidenziale. |
Barry Levinson si era già occupato di satira e politica con "Good Morning Vietnam" e "Sesso e Potere". Qui la butta sulla commedia divertente, tutta incentrata su un Robin Williams abbastanza in parte, esilarante e irrequieto quanto basta, ma il thriller politico e la teoria cospirativa che lo accompagnano rende il risultato piuttosto discontinuo e confuso come il suo protagonista. L’attacco satirico al sistema democratico americano era venuto meglio a Warren Beatty in "Bulworth", dove sbatteva in faccia agli elettori non un messaggio preconfezionato ma una onestà di intenti totalmente sana e pura, ancorché brutale. Maurizio Ferrari Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche nell’archivio. |
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