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MONGOL Regia di: Sergei Bodrov Qui si racconta la vita e la leggenda di Gengis Khan, nato nel 1162 con un altro nome. Si comincia bene, perché a nove anni Temugin ha scelto la sposa sbagliata. E infatti la tribù per la quale era stato promesso quel ragazzino gli avvelena il padre. Cominciano così le razzie al villaggio e anche Temugin dovrebbe finire ucciso da Targutai (che da quel momento sarà il suo nemico futuro), che così si sarebbe evitata la vendetta su tutto il villaggio. Comunque è stata presa la decisione: quando Temugin arriverà alla stessa altezza della ruota di un carro, sarà morto. Se dietro a un grande capo c’è sempre una grande donna si scopre l’importanza con la moglie Börte, consigliera preziosa e amata oltre l’immaginabile essendo stata donna sequestrata a più riprese dai nemici e fatta diventare la madre di altri pargoli: è anche un padre affettuoso, nonostante i due figli non siano i suoi, essendo nati da padri diversi, entrambi suoi nemici, con lei presa prigioniera come bottino di guerra. Nonostante grande sia la steppa mongola, è sempre troppo piccola per i contendenti e alla fine Temugin entra in conflitto diretto anche col fratello, oltre che coi nemici di sempre. |
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Per quanto tutto il film sia ammantato dall’unto dell’epica mitologica e dell’eccezionale epopea storica, la prima parte soffre terribilmente di una rilassatezza introduttiva, evidentemente preparatoria di grandi scontri e battaglie. Per buona parte del film sembra quasi che si stia caricando una molla pronta a distendersi con inaudita violenza, ancorché stilizzata, soffermandosi soprattutto su paesaggi tra Kazakistan e Mongolia esotici, scortesi e di nomadi forti delle loro tradizioni e tabù. Per quanto con meno battaglie del previsto, sotto sotto c’è Ivan il terribile di Eisenstein per il senso della lotta e anche per quello del potere. Artefice della storia d’amore, di vittorie e lotta per restare in vita ne è il regista russo Sergei Bodrov, quello de Il prigioniero del Caucaso e soprattutto di Nomad sugli stessi ambienti e argomenti, ed è frutto di una attentissima documentazione storica ripresa da un antico testo del tredicesimo secolo e intitolata Storia segreta dei Mongoli. Quello che ne esce è un ritratto di splendido condottiero che metterà sotto la sua ala tutti i mongoli, che non ha paura di niente e di nessuno. Prima parte di una trilogia, il film è anche la storia di un’ascesa al potere truculenta, e le sanguinose battaglie finali sono l’apoteosi della salita al potere di Gengis Khan, consapevole di vivere in un mondo di labili alleanze, dove vivere o morire sono frutto più del caso che della temerarietà. Maurizio Ferrari Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti fino al 10 luglio 2008 e successivamente nell’archivio. |
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