MONGOL
Presentato al Toronto Film Festival 2007

Regia di: Sergei Bodrov
Attori: Tadanobu Asano (Temugin), Honglei Sun (Jamukha), Khulan Chuluun (Börte), Odnyam Odsuren (Temugin giovane), Aliya (Oelun), Ba Sen (Esugei), Amadu Mamadakov (Targutai), Ba Yin (Mercante con anello d’oro) He Qi (Dai Sechen), Sun Ben Hou (Monaco), Ji Ri Mu Tu (Boorchu)
Sceneggiatura: Arif Aliyev e Sergei Bodrov
Fotografia: Sergei Trofimov e Rogier Stoffers
Montaggio: Zach Staenberg e Valdis Oskarsdottir
Musiche: Tuomas Kantelinen
Altre musiche: Altan Urag
Casting: Guka Omarova
Architetto-scenografo: Dashi Namdakov
Costumista: Karin Lohr
Produttori: Sergei Selyanov, Sergei Bodrov e Anton Melnik
Co-produttori: Stefan Arndt, Manuela Stehr, Gulnara Sarsenova e Zhang Xia
Produttori esecutivi: Bob Berney, Bulat Galimgereyev e Alec Schulmann
Titolo originale: Mongol
Origine: Germania, Russia, Kazakistan e Mongolia 2007
Distributore: Bim
Link: www.bimfilm.com www.mongolmovie.com www.picturehouseawards.com
Durata: 120’
Produzione: Picturehouse (USA), Filmfoerderung Hamburg (Germania), Filmfoerderungsanstalt (Germania) e Medienboard Berlin-Brandenburg (Germania)
Programmato dal 9 maggio 2008

Qui si racconta la vita e la leggenda di Gengis Khan, nato nel 1162 con un altro nome. Si comincia bene, perché a nove anni Temugin ha scelto la sposa sbagliata. E infatti la tribù per la quale era stato promesso quel ragazzino gli avvelena il padre. Cominciano così le razzie al villaggio e anche Temugin dovrebbe finire ucciso da Targutai (che da quel momento sarà il suo nemico futuro), che così si sarebbe evitata la vendetta su tutto il villaggio. Comunque è stata presa la decisione: quando Temugin arriverà alla stessa altezza della ruota di un carro, sarà morto. Se dietro a un grande capo c’è sempre una grande donna si scopre l’importanza con la moglie Börte, consigliera preziosa e amata oltre l’immaginabile essendo stata donna sequestrata a più riprese dai nemici e fatta diventare la madre di altri pargoli: è anche un padre affettuoso, nonostante i due figli non siano i suoi, essendo nati da padri diversi, entrambi suoi nemici, con lei presa prigioniera come bottino di guerra. Nonostante grande sia la steppa mongola, è sempre troppo piccola per i contendenti e alla fine Temugin entra in conflitto diretto anche col fratello, oltre che coi nemici di sempre.

 

 

 

Per quanto tutto il film sia ammantato dall’unto dell’epica mitologica e dell’eccezionale epopea storica, la prima parte soffre terribilmente di una rilassatezza introduttiva, evidentemente preparatoria di grandi scontri e battaglie. Per buona parte del film sembra quasi che si stia caricando una molla pronta a distendersi con inaudita violenza, ancorché stilizzata, soffermandosi soprattutto su paesaggi tra Kazakistan e Mongolia esotici, scortesi e di nomadi forti delle loro tradizioni e tabù. Per quanto con meno battaglie del previsto, sotto sotto c’è Ivan il terribile di Eisenstein per il senso della lotta e anche per quello del potere. Artefice della storia d’amore, di vittorie e lotta per restare in vita ne è il regista russo Sergei Bodrov, quello de Il prigioniero del Caucaso e soprattutto di Nomad sugli stessi ambienti e argomenti, ed è frutto di una attentissima documentazione storica ripresa da un antico testo del tredicesimo secolo e intitolata Storia segreta dei Mongoli. Quello che ne esce è un ritratto di splendido condottiero che metterà sotto la sua ala tutti i mongoli, che non ha paura di niente e di nessuno. Prima parte di una trilogia, il film è anche la storia di un’ascesa al potere truculenta, e le sanguinose battaglie finali sono l’apoteosi della salita al potere di Gengis Khan, consapevole di vivere in un mondo di labili alleanze, dove vivere o morire sono frutto più del caso che della temerarietà.

Maurizio Ferrari

Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti fino al 10 luglio 2008 e successivamente nell’archivio.

 

home mail