IL SILENZIO DI LORNA Regia di: Jean-Pierre e Luc Dardenne Lorna vive con Claudy, un tipo tutto acciaccato che più che essere un marito sembra un cane bastonato, malaticcio e ricoverato in ospedale. Questo matrimonio ha tutto il sapore di un connubio bianco, infatti essendo il giovane un tossicodipendente una veloce morte per overdose le avrebbe lasciato cittadinanza belga e libertà, ma il marito ha troppa voglia di vivere per lasciarla vedova. Quello che aiuterebbe molto sarebbe un bel divorzio accelerato da quel ladro e drogato del marito, che peraltro guadagnerebbe parecchi soldi, grazie al nuovo matrimonio, un affare combinato e fatto solo per interesse. Già che è un film drammatico di suo, ma poi l’atmosfera che si intuisce è quella di una grossa e inevitabile tragedia che prima o poi avverrà. Tanto per cominciare il marito muore di overdose, forse per volontà sua o di qualcun’altro. Poi quando finalmente sembrerebbe che finalmente si stia per concludere il matrimonio combinato con un russo, attorniato da gente dalle maniere spicce, ha la bella idea di annunciare a tutti che sta portando in grembo il figlio del povero marito, e che non intende abortire! Altri guai la seguono e sembra proprio che fra tutti siano decisi ad accopparla. Non sarà tanto facile saperlo, perché il finale rimane in sospeso, aperto a molte interpretazioni. |
Il film è percorso da un ritratto naturalistico e risoluto di Lorna e rimane in equilibrio morale ed esistenziale tra i toni drammatici e quelli thriller, in un crescendo di vuoto economico e sentimentale per chiudersi in un finale liberatorio che parte da lontano e fa parte ormai del modo di fare cinema dei due fratelli, dal passato di documentaristi e di acuti osservatori della realtà belga nei particolari della realtà urbana più modesta, a partire dalle Palme d’Oro per Rosetta e L’enfant. Anche qui i fratelli Dardenne esibiscono un cinema molto rigoroso, più che altro un pugno nello stomaco dato dal vissuto di vite tribolate e dall’equilibrio psicofisico piuttosto incerto, dove la speranza per un futuro minimamente garantito è di là da venire. Protagonista assoluta del film è Arta Dobroshi, giovane attrice albanese del Kosovo finora conosciuta nel ristretto giro dei festival grazie a Magic Eye di Kujtim Çashku. Elemento portante del film è la disperazione che aleggia sopra le vite della coppia, ma, nonostante tutti i motivi di pessimismo, si va avanti nel percorso del sogno di un domani migliore e di redenzione. MaurizioFerrari Questo film si trova insieme con quelli dello stesso periodo anche tra i film già usciti fino al 6 gennaio 2009 e successivamente nell’archivio. |
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